Alà dei Sardi dà l’ultimo saluto a Matteo Ledda
ALÀ DEI SARDI. Una comunità ancora incredula ieri alle 16.30 nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino ha dato l’ultimo saluto a Matteo Ledda, scomparso lo scorso sabato 15 maggio a soli 23 anni dopo un incidente stradale vicino a Osidda. Alla cerimonia funebre, presieduta dal parroco don Giommaria Canu e concelebrata da don Vittorio Falqui che lo ha visto crescere, presenti i familiari, i parenti e gli amici. «Il tuo sorriso ci accompagnerà ogni giorno, ogni ora, ogni istante nel percorso della nostra vita», hanno scritto i coetanei in una lettera-ricordo.
«Siamo entrati in questa Chiesa, ma con un carico nel cuore pesante tonnellate»
– ha esordito don Giammaria nell’omelia –. «Una valanga di domande, un terremoto di emozioni e una tempesta di rabbia immersi e cementati da un oceano di lacrime, lacrime amare, tra le più amare che possiamo versare. E con noi, mentre camminiamo tristi dentro il tuo tempio, c’è anche Matteo. Noi lo vediamo chiuso in una bara, ma Tu lo vedi faccia a faccia. Ti starà certamente parlando di noi, raccontando a Te della enorme tristezza che lascia su questa terra. E poi ti starà riempiendo la testa delle sue passioni, delle sue amicizie, dei suoi progetti».
Caro Gesù, oggi, ci dispiace, ma purtroppo non veniamo da te in pace.
«Siamo qui per vendicare la morte di un amico – ha continuato don Giammaria –. Qui dentro Matteo ha vissuto momenti di gioia quando era piccolo. Sicuramente ha scorrazzato tra questi banchi, celebrato sacramenti e anche accompagnato amici come Diego all’ultimo saluto. E ora dal cuore sale un grande desiderio di urlare i nostri implacabili “perché”».
Caro Gesù, vogliamo vendetta.
«Sarebbe una bestemmia dire e raccontare che i 23 anni di Matteo andranno a finire mescolati alla polvere del nostro cimitero – ha proseguito il parroco –. Dov’è il senso della sua vita, dei suoi sorrisi, delle sue corse, delle sue passioni, dei suoi sogni? Come tanti giovani che ora gli piangono attorno, anche Matteo è cresciuto a pane e amore. Ed è questo che vogliamo vendicare: non hai sottratto a questa terra un ragazzo tra i 7 miliardi di persone, ma a noi hai sottratto una troppo breve storia di amore.
Lo hai sottratto certamente ai suoi familiari, ma anche a tanti amici e soprattutto lo hai sottratto ai suoi progetti: chissà come sarebbe stato Matteo tra una decina d’anni. Una moglie, dei figli, un lavoro e di nuovo altri amici. Hai sottratto Matteo a un’infinità di persone che avrebbe potuto ancora amare e che avrebbero potuto amarlo.
Insomma: con la morte di Matteo ci sentiamo privati di tante possibilità di amare, cosa che, a sentire anche il Vangelo di oggi, è proprio la missione che Tu affidi ad ognuno di noi: riconoscere che Dio ci ha amati da sempre e ci ama sempre e che il suo amore è debole quanto una mercedes che in corsa sfida un cavalcavia, ma onnipotente come il cuore di una madre che sfida il tempo, il tempo che minaccia ogni mamma di farle dimenticare anche un solo gesto di amore con cui ha coccolato il figlio. Ma davanti a una mamma che ama, il tempo ha le ore contate, è già perdente in partenza: le mamme non dimenticano!
E allora, caro Gesù, questa sarà proprio la nostra vendetta. Per Matteo, mamma Pina, tutta la famiglia e per tutti gli amici, noi non vogliamo assolutamente chiudere i conti con la vita di Matteo. Ci ribelliamo e crediamo fortemente che sia da scrivere un altro capitolo della storia di Matteo. E questo nuovo capitolo vogliamo intitolarlo: Ricordati di vivere per davvero; oppure, L’arte di non sprecare il tempo in altro che non sia vivere davvero. Ce lo ripeteremo da oggi come se fosse Matteo a scrivere con noi questo nuovo capitolo della sua vita. Abbiamo una vita che neanche davanti al peggiore di questi incidenti sa smettere di essere meravigliosa.
Non capiamo ancora bene dove cercare Matteo, ma, caro Gesù, una cosa è certa: abbiamo visto la sua carne pestata e addormentata ma il suo spirito ha messo in moto in noi tante di quelle domande che lo sentiamo vivissimo come una tempesta che rimescola i nostri cuori senza dare pace. Anche a San Paolo è successo lo stesso quando parlava di risurrezione, cioè quando diceva con forza che non credeva assolutamente alla barzelletta che tutto il capitale di amore di cui è puntellata la vita di un uomo finiva tutto in una bara. E qualcuno allora ha iniziato a dire: “non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito gli ha parlato”.
Anche noi sentiamo Matteo che ci parla nel cuore, ma siccome quasi tutti siamo stati cresimati, sentiamo che attraverso Matteo ci parla proprio lo Spirito Santo. Ecco, a questo serve la cresima: a capire che ogni brandello di vita, anche quella più faticosa, più ferita, più tradita e più calpestata nasconde la possibilità di risorgere. Cos’altro è la Risurrezione se non una vendetta sulla morte.
E questa vendetta non è riservata a Dio, ma Dio la mette nelle mie mani: io ho il potere di far risorgere tutto! Ciascuno di noi, caro Gesù, ha il superpotere di vendicare Matteo. Siamo tutti supereroi che nella nostra vita facciamo risorgere Matteo. E a dircela chiara, non dobbiamo fare granché: basta prendere sul serio ogni dettaglio di vita, viverla davvero tutta con amore, l’arma più affilata per vendicarsi dei torti subiti e degli errori commessi, un’arma di cui Dio ha dotato gli arsenali del nostro cuore».
«Caro Gesù, non siamo né fanatici sognatori né banali ottimisti. Sant’Agostino, il nostro patrono, diceva ad un’amica che piangeva per la morte del fratello: “lo hai perso nel corpo dove lo abbracciavi di tanto in tanto, ma lo hai acquistato nello spirito, dove lo sentirai presente, parlante e operante sempre». Insomma, vogliamo onorare questa nuova vita di Matteo. Come? “Superando le correnti gravitazionali” che ci tengono attaccati alla terra spesso crudele, per scoprire quanto cielo è nascosto nelle briciole d’amore che rendono meravigliosa ogni vita», ha concluso don Giammaria.
Il saluto dei coetanei
Ciao feda’,
abbiamo tantissime domande aggrovigliate nel cuore e non basterà di certo una vita per trovare le risposte.
Siamo cresciuti assieme e sin da piccolo avevi la passione per i motori e in questo tuo mondo ci hai sempre coinvolto trasmettendoci adrenalina, paura, ma tanta voglia di vivere questa meravigliosa vita.
Verseremo tante lacrime e sicuramente passeremo giorni non felici ma ci hai lasciato in eredità una grande certezza: la tua preziosa presenza.
Il tuo sorriso ci accompagnerà ogni giorno, ogni ora, ogni istante nel percorso della nostra vita. Siamo certi che lassù Diego ti abbia già accolto a braccia aperte. Ora entrambi conoscete le risposte a tutte le domande che ci mettiamo quaggiù. E al buon Dio state raccontando la vostra storia e insieme anche le storie di ciascuno di noi.
Sei stato e sarai un grandissimo compagno, amico e fratello e sappi che staremo sempre vicini alla tua famiglia.
Il nostro non è un addio, ma un arrivederci.
Prenditi cura di noi, dei nostri progetti, delle nostre fatiche e custodisci la nostra felicità.
Ciao Mussa.
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