• 23 Novembre 2024
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Monti: la festa di San Giovanni Battista tra fede, riti e tradizione

Chiesa San Giovanni Battista Monti

MONTI. Potrebbe essere considerata a pieno titolo la prima festività religiosa a pochi giorni dall’inizio dell’estate. Fra religiosità e tradizione in numerosi centri della Sardegna il 24 giugno si celebra la natività di San Giovanni Battista, profeta e martire. E Monti non fa eccezione.

Nel mondo agro-pastorale rappresentava una data molto importante perché per tutti stabiliva l’inizio e la fine dell’annata agraria. In quello stesso giorno era consuetudine dedicarsi alla marchiatura a fuoco delle bestie che consisteva nell’imprimere le iniziali del proprietario nella parte alta della coscia dell’animale utilizzando un ferro rovente. Questo per scongiurare furti e commercio abusivo di bestiame. Ma per il villaggio di Monti il 24 giugno costituiva una data importante anche perché un gran numero di mercanti si riuniva per acquistare la cera prodotta nel territorio. Già nel 1833 il commercio principale era nel miele e nella cera, bene costoso evidentemente perché di buona qualità.

E come accadeva anche in altri centri della Sardegna a Monti nel giorno di San Giovanni si aveva la possibilità di diventare comare o compare de pannuzzeddu (di fazzoletto): uno due giovani prendeva con le dita la parte centrale del fazzoletto che veniva poi tenuta dentro il pugno chiuso lasciando liberi i lembi come se fosse un mazzolino di fiori. Facendoli scorrere più volte all’interno dell’altra mano, i lembi venivano avvicinati tra di loro; la finalità di quest’ultimo movimento era quella di nascondere/confondere gli interessati affinché la scelta degli angoli del fazzoletto fosse del tutto casuale. A questo punto prima uno e poi l’altro sceglievano un lembo, lo tiravano e se all’apertura il fazzoletto risultava piegato in diagonale, i giovani coinvolti diventavano comari o compari.

Il numero massimo dei tentativi a disposizione era tre e se la presa perfetta fosse capitata già dalla prima volta, questo fatto acquisiva un maggiore significato come se fosse stato il destino a suggellare il rapporto di amicizia, stima, sincerità e confidenze che sarebbero durate per tutta la vita. Il vincolo simbolico che si instaurava durava per davvero tutta la vita e i contraenti utilizzavano il “voi” come si usava tra i compari e le comari di battesimo e di cresima.

Infine come per tutte le festività che si rispettino non si può sorvolare sull’aspetto culinario. Ancora oggi il 24 giugno è viva la tradizione di preparare la zuppa montina che si distingue dalle varianti del territorio circostante per la sua bontà sopraffina. I profumi che si diffondono nelle cucine del paese richiamano sapori antichi e quei gesti rituali che si rinnovano intatti intrecciano ricordi e desideri. Stessi ingredienti e medesima procedura. I dischi di pane ladu vengono lasciati seccare per diventare croccanti, poi dopo essere stati frantumati vengono disposti a strati sul fondo della padella. Sopra ogni singolo strato viene versato s’ozu casu bollente e successivamente adagiati leggeri e piccoli fogli di saporito formaggio ovino mentre dell’altro ne viene sparso in piccoli granelli; successivamente verdeggianti cime di prezzemolo minutamente trinciate colorano la pietanza che viene infine ammorbidita nella sua interezza dal caldo brodo ovino che lentamente si insinua tra le crepe. Poesia. Provare per credere…

Pier Anna Mutzu

Nella foto: la chiesa di San Giovanni Battista a Monti

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