Tamponi per i dipendenti dell’Aou di Sassari che rientrano dalle vacanze
SASSARI. Una media giornaliera di 250 tamponi, realizzati su 4 ambulatori che restano attivi nell’arco delle 12 ore. Il centro tamponi dell’Aou di Sassari, al secondo sottopiano del Palazzo Rosa di via Monte Grappa da quando è attivo – prima era situato nel retro della palazzina di Malattie infettive – ha eseguito 86.650 tamponi molecolari, analizzati dalla struttura di Microbiologia e virologia diretta dal professor Salvatore Rubino, e 4.482 tamponi antigenici.
Il centro effettua i tamponi sui dipendenti dell’Azienda ospedaliero universitaria in sorveglianza periodica preventiva, sui dipendenti Aou che, in considerazione delle strutture nelle quali lavorano, sono considerati contatti a rischio, quindi sui pazienti che devono essere ricoverati, anche in day hospital.
In questi giorni la struttura è stata potenziata con personale aggiuntivo ed è partito il programma tamponi per i dipendenti Aou in rientro dalle vacanze.
«La situazione epidemiologica attuale – afferma Antonello Serra responsabile della struttura di Sorveglianza sanitaria – con la grande diffusione della variante Delta, non consente di abbassare la guardia. Ecco perché, come lo scorso anno, abbiamo deciso di potenziare in maniera sistematica i controlli sui nostri operatori sanitari. Dobbiamo evitare che il virus possa entrare nelle nostre strutture».
A rappresentare la mole di lavoro più grossa portata avanti dal centro è, senza dubbio, il programma di tamponi periodici per i dipendenti dell’Aou di Sassari. L’attività è partita a marzo 2020 e non si è mai interrotta, e nel tempo è stata graduata in base alla situazione epidemiologica di diffusione virale e a specifiche condizioni di rischio individuale.
E così, i controlli periodici effettuati dalla Sorveglianza sanitaria, sino ad ora, su oltre 4mila soggetti (personale sanitario e delle ditte che lavorano all’interno di Aou) hanno permesso di individuare alcuni operatori vaccinati risultati positivi. «Si tratta di un numero estremamente limitato – riprende Serra – e sino a giugno erano 4 persone. Nell’ultimo periodo sta aumentando in maniera significativa con contagio dei dipendenti al di fuori dell’ospedale. Attualmente abbiamo raggiunto quota 8.
«La variante Delta, dominante in Sardegna come nel resto d’Italia, è infatti più infettiva di quella alfa dal 40 al 60 per cento e – prosegue – a sua volta è 50 per cento più infettiva della variante originaria».
Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista inglese New England Journal la possibilità che un soggetto vaccinato si possa infettare può andare dal 10 al 35 per cento, anche se la percentuale di protezione dei vaccinati con ciclo completo rispetto a forme patologiche rilevanti arriva al 95 per cento.
In Sardegna, secondo i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore, al 2 agosto risultano vaccinate 857mila persone. Ad aver ricevuto le due dosi di vaccino è il 53,6 per cento dei sardi, in attesa della seconda dose è il 10,3 per cento. Mentre non risulta essere vaccinato il 36 per cento dei sardi.
«In un contesto come questo – aggiunge Antonello Serra –, i soggetti non vaccinati corrono un rischio ancora più elevato. Ecco perché è stringete la necessità di vaccinarsi. In questa fase, inoltre, risulta necessario mantenere l’utilizzo dei protettori respiratori anche nei soggetti vaccinati», conclude.
Il centro tamponi viene coinvolto anche in alcune situazioni di emergenza per effettuare test a pazienti ricoverati. Il personale del centro tamponi è intervenuto anche su richiesta dei reparti ospedalieri, in particolari situazioni di emergenza come l’individuazione di cluster infettivi, interventi chirurgici di urgenza, trasporti in urgenza di pazienti in altri ospedali regionali o in altre zone del territorio nazionale.
Il centro diretto dalla struttura di Sorveglianza sanitaria lo scorso gennaio, infine, ha anche effettuato il test su oltre un migliaio di dipendenti dell’Università di Sassari che, grazie alla convenzione siglata tra Aou e Ateneo turritano, hanno partecipato alla campagna di screening. Per l’occasione è stato utilizzato un tampone antigenico a immunofluorescenza di terza generazione che viene impiegato anche adesso, oltre al molecolare.