• 22 Novembre 2024
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33esima edizione di Nuoro Jazz, oggi la giornata conclusiva

Nuoro Jazz

Giornata conclusiva per il festival e i seminari di Nuoro Jazz che oggi (giovedì 26) suggellano la loro trentatreesima edizione. Alla Scuola Civica di Musica in via Tolmino, dove si completa il programma delle attività didattiche con le ultime ore di lezione, è in programma un immancabile appuntamento di chiusura dei corsi: l’assegnazione delle diverse borse di studio previste per i migliori allievi.

Una consiste nell’iscrizione gratuita alla prossima edizione dei Seminari di Nuoro; un’altra permette invece di partecipare al premio internazionale “Massimo Urbani” di Camerino; c’è poi una borsa di studio che vale per frequentare i seminari di Siena Jazz dell’anno prossimo, e quella intitolata alla memoria di Billy Sechi, il batterista cagliaritano prematuramente scomparso nel 2005, che offre l’iscrizione al corso di batteria sempre a Siena Jazz.
 
Alle 21, ultimo concerto del festival Nuoro Jazz, che per l’occasione si trasferisce dal giardino della Biblioteca Satta, sede abituale delle serate precedenti, al Teatro Eliseo. Al centro dei riflettori i giovani musicisti dell’area mediterranea ospitati anche quest’anno in residenza da Nuoro Jazz nell’ambito delle attività della rete Medinea (Mediterranean Network for Emerging Artists), il network fondato nel 2014 che coinvolge una trentina di importanti istituzioni culturali di diciassette paesi diversi.

Guidati dal sassofonista belga Fabrizio Cassol, presenteranno i frutti delle quindici giornate di intenso lavoro di improvvisazione e composizione collettiva vissute nel capoluogo barbaricino. Sul palco Simon Riou (Francia) al sassofono, Oscar Viret (Francia) alla tromba, Tammam Al Rammada (Siria) al ney, Athina Siskaki (Grecia) al violino e alla lira, Ottavia Rinaldi (Italia) all’arpa, Riahi Wajdi (Tunisia) al pianoforte, Alexandros Kentris (Grecia) al bouzouki, Ines Coville (Francia) al contrabbasso e alla voce, e Pierre Martin (Francia) alla batteria.

Ospite del concerto Paolo Angeli, col quale hanno composto insieme alcuni pezzi nei giorni scorsi; il chitarrista sardo (di Palau) è un talento fuori dagli schemi, capace di elaborare una sintesi originale tra musica tradizionale della sua isola e contemporaneità con la sua “chitarra sarda preparata”: uno strumento di sua invenzione, un ibrido a diciotto corde tra chitarra baritono, violoncello e batteria, dotato di martelletti, pedaliere, eliche a passo variabile.
 
Il presidente dell’Ente Musicale di Nuoro, che organizza da sempre la manifestazine, traccia un primo bilancio di questa trentatreesima edizione di Nuoro Jazz che si appresta ad andare in archivio. «Siamo contenti di essere riusciti a organizzare e portare a termine anche questa edizione di Nuoro Jazz», sottolinea prima di tutto Angelo Palmas.

Paolo Angeli

«Quest’anno – continua – più che i numeri contava essere presenti. Abbiamo comunque organizzato quindici concerti, due presentazioni, la residenza internazionale Medinea di quindici giorni, i seminari con dodici corsi e oltre quaranta allievi provenienti da tutta Europa, tutto seguendo le norme di distanziamento e di prevenzione del COVID, nella massima sicurezza. Anche la ricaduta economica sulla città è come sempre considerevole con centinaia di giornate di presenza nelle strutture ricettive cittadine».
 
Esprime soddisfazione anche il direttore artistico di Nuoro Jazz, Salvatore Maltana: «Sono molto contento: nonostante le restrizioni legate alla situazione Covid con cui abbiamo dovuto fare i conti, direi che è il bilancio è del tutto positivo. Certo, abbiamo dovuto limitare il numero di iscritti ai Seminari, ma quelli che sono venuti si ripropongono di tornare l’anno prossimo. Abbiamo fatto le cose a regola d’arte per garantire a tutti gli allievi la loro sicurezza e, insieme, la loro preparazione musicale. Bene anche il festival: il pubblico ha seguito i concerti di una rassegna bella e curata nei minimi particolari. Credo che sia il trampolino giusto per poter spiccare il tuffo l’anno prossimo quando le cose speriamo possano tornare alla normalità».

Ramagraf

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