Il Comitato Punta Giglio Libera scrive all’Ente Parco, al Comune di Alghero e al Consiglio Regionale
Il Comitato Punta Giglio Libera, in relazione ai recenti avvenimenti e articoli di stampa riguardanti l’apertura del progetto “Rifugio di Mare” all’interno del Parco Regionale di Porto Conte ad Alghero, ha ritenuto urgente porre alcune domande, tramite comunicazione pec, al direttore dell’ente Parco Mariano Mariani, al sindaco di Alghero Mario Conoci e al Consiglio Regionale sardo. Di seguito il testo integrale del documento.
1. Innanzitutto, visto che nuovi cartelli informativi posizionati all’interno del compendio di Punta Giglio sono privi del marchio e della scritta “Parco Regionale di Porto Conte” e sono esclusivamente in lingua italiana, si chiede se l’omettere qualsiasi riferimento al Parco di Porto Conte e il limitare la messaggistica alla sola lingua italiana (e senza lettura Braille per i non vedenti), derivino da una precisa scelta, nel qual caso il Comitato gradirebbe conoscere quale è il razionale di questa decisione. Al Comitato tale decisione pare impropria ed in contrasto con il ruolo istituzionale dell’ente tra cui la promozione, infatti nel suo sito il Parco scrive: “promuove la pubblicità del marchio in tutto il materiale informativo del parco, in riviste, periodici, mezzi di comunicazione come TV e canali satellitari anche esteri”; inoltre esso concede l’utilizzo del marchio a imprese qualificate dietro pagamento. Nell’immagine a fine comunicato, si vede chiaramente, a lato del nuovo pannello, quello vecchio comprensivo di marchio e traduzioni.
2. Il Comitato chiede, inoltre, se l’incarico retribuito all’architetto algherese Stefano Govoni di fornire “pannelli esplicativi a supporto del percorso museografico a cielo aperto del Museo Ambientale di Punta Giglio” (Determinazione n.505 del 3/9/2021), non sia in contrasto con l’art. 3, secondo comma del Protocollo d’Intesa tra parco e Cooperativa 5° Elemento che recita: “[Parco e Cooperativa] si impegnano a condividere un progetto di realizzazione di un Museo a cielo aperto che valorizzi la storia e le valenze culturali e ambientali del sito demaniale-militare; l’intervento sarà interamente finanziato da Il Quinto Elemento Società cooperativa, che si impegna fin d’ora a concordare con l’Ente Parco di Porto Conte le finalità culturali, gli allestimenti e le modalità di fruizione e gestione”.
3. Il fatto che Inquadrando con smartphone il codice QR sui cartelli si venga catapultati sul sito del “Rifugio di Mare” (e cioè della struttura alberghiera), invece che su quello del Parco, corrisponde anch’esso ad una precisa scelta di codeste amministrazioni? Qual è la logica che sottende alla decisione? Al Comitato Punta Giglio Libera questa decisione pare in contrasto con gli scopi del Parco, essendo esso, tra l’altro, l’ente gestore che si accolla le spese della cartellonistica.
4. Sulla Nuova Sardegna del 17 ottobre 2021, si legge: “molte persone hanno potuto usufruire dei nuovi percorsi museali, utilizzare i servizi pubblici e bere qualcosa al punto di ristoro”. Detta attività di ristoro in zona SIC/ZPS/ZSC è stata autorizzata dalle istituzioni competenti e con che atti formali trasparenti? C’è da dire che, a detta dei visitatori presenti all’inaugurazione della struttura, nell’aria intorno alla casermetta aleggiava fragranza di minestrone, cosa che ci sembra fonte di inquinamento olfattivo per uomini e animali e in contrasto con le fragranze della flora locale. Possiamo immaginare cosa succederà quando la cucina sarà a pieno regime.
5. Sempre in relazione al suddetto articolo ove si legge che i residenti hanno potuto visitare gratis il nuovo museo mentre i non residenti hanno pagato 5 €, poiché l’ordinanza n.2 del 2018 stabiliva il costo del biglietto a 3€, con che atto formale e trasparente il costo è stato aumentato? Chi è incaricato di emetterli e chi sarà beneficiario degli introiti?
6. Da ultimo, il Comitato chiede se il posizionamento di una telecamera presso il cancello d’ingresso al comprensorio di Punta Giglio (SS 127bis) è stato autorizzato. E se si, chi ha accesso alle immagini? Infatti, essendo la struttura alberghiera, potenziale bersaglio di malintenzionati a 3 km di distanza, questa telecamera ci sembra un abuso non rappresentando alcun deterrente visto che, per raggiungere le installazioni, vi sono altri percorsi tra la vegetazione e che non tutti coloro che entrano potrebbero avere l’intenzione di salire sino alla punta.
«I fatti sopra descritti – spiega il Comitato – rappresentano un grave incidente istituzionale e alla cittadinanza preme sapere se Parco e Comune hanno deciso di abdicare al proprio ruolo di “padroni di casa” e trasferire le competenze alla cooperativa, nel qual caso si potrebbe ipotizzare una illegittima deviazione ordinamentale. Infatti – conclude –, si è portati a pensare che ad esse non interessi gestire coerentemente e in conformità alle norme vigenti il bene dato loro in gestione e che questo sia un preludio (assieme ad altre notizie apparse recentemente) alla svendita del parco a privati».