I non vaccinati condannati alla fame e bullizzati da una società che li considera il male assoluto
I non vaccinati sonodiventati agli occhi dell’opinione pubblica più pericolosi dei mafiosi, degli stupratori, dei pedofili, degli assassini, ma anche di ladri, spacciatori, evasori fiscali e strozzini.
Una maggioranza incapace di scegliere per manifesta divisione politica un nuovo presidente della Repubblica, ma coesa nel confinare e ridurre alla fame chi ha scelto di non vaccinarsi contro il Covid. Questi sono gli illuminati politici italiani che sostengono il cosiddetto “Governo dei migliori”, quelli che, in barba ai diritti inviolabili della persona, dal prossimo 15 febbraio hanno deciso di estromettere, col ricatto dell’inoculazione del “siero”, le persone con più di 50 anni di età dalla possibilità di lavorare, di poter mettere sul tavolo un piatto di pasta per sé e i propri figli.
Spinti con disprezzo ai margini delle comunità, considerati alla stregua della feccia più putrida della società, questi italiani sono diventati il bersaglio prediletto del generale Draghi e dei suoi colonelli. Tant’è che il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri si è lasciato sfuggire in Tv la frase «Vi renderemo la vita difficile, come stiamo facendo, perché il non vaccinato e chi non rispetta le regole è pericoloso».
Una sfida, una minaccia contro il capro espiatorio individuato ad hoc per scaricare le inefficienze di un esecutivo ormai smascherato in tutta la sua inettitudine e malvagità. Non c’è da meravigliarsi quindi se coloro che oggi hanno delle remore a farsi iniettare la prima, la seconda o la terza e forse anche la quarta dose, siano diventati agli occhi dell’opinione pubblica più pericolosi dei mafiosi, degli stupratori, dei pedofili, degli assassini, ma anche di ladri, spacciatori, evasori fiscali e strozzini.
Così, mentre a un detenuto vengono, come giusto che sia, garantiti dignitosamente tutti i suoi diritti, ai cosiddetti no-vax questi vengono negati nel modo più spregevole che si possa compiere, ossia con la preclusione del lavoro e del diritto alla sussistenza. Un trattamento che neanche un cane si sognerebbe di ricevere dal suo padrone, anche da quello più spietato.
Dunque, pare proprio che in Italia la piramide dei valori si sia rovesciata insieme alla percezione della realtà. Una situazione paradossale e inquietante che pone delle domande sulla deriva democratica in cui si è infilata questa nostra nazione, spinta da un esecutivo tecnocrate ed epistocratico che in tutti i modi sta disattendendo la Costituzione e i diritti personali nel nome di un “siero” che tutto è fuorché un vaccino risolutivo, come tutti abbiamo potuto constatare.
Con l’azzardo dell’obbligo vaccinale e l’estromissione per i renitenti dal mondo del lavoro è caduto un muro, quella linea maginot che separa la democrazia dal regime, la libertà individuale dalla dittatura. E così, dopo decenni di oblio, un certo retropensiero si sta facendo nuovamente largo per riprendersi la scena sotto la magistrale e scientifica regia di un drappello di uomini che sta manipolando una società privata scientificamente, con la tecnica della paura, degli anticorpi democratici utili a bloccare sul nascere qualsiasi virus totalitario.
La mira, non tanto velata, è quella di ridisegnare la società, sottometterla sotto il pensiero unico e renderla docile al nuovo e scalpitante potere finanziario mondiale. Di questo ce ne accorgeremo tra non molto, quando la pandemia sarà terminata. Nel momento in cui si cercherà di replicare gli attuali metodi restrittivi e coercitivi su altri obiettivi.
Qualcuno sostiene la tesi che l’Italia sia la cavia di un progetto sperimentale per capire che livello di controllo la società sia disposta ad accettare, anche rispetto a diversi gradi di libertà (vedi green pass). Se questa tesi sia fondata o meno, sarà il tempo a dirlo. L’unica cosa certa è che oggi in Italia la democrazia, con la scusa dell’ormai ordinario stato di emergenza, è stata annichilita e spazzata via sotto i colpi di provvedimenti eccezionali quali i decreti legge.
Per uscire da questa assurda situazione occorre pertanto una forte presa di posizione, una spinta democratica che orienti la classe politica a rivedere certe decisioni. Non è più tollerabile infatti continuare a vivere e lavorare in un Paese militarizzato, dove la normalità è possedere il lasciapassare e sottostare a restrizioni e imposizioni in nome del dio vaccino e dei suoi sacerdoti.
Antonio Gramsci diceva: «Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare».