• 24 Novembre 2024
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Enti locali e assetto del territorio, una voce dal Goceano

Burgos Castellook

Il richiamo di attenzione di Logudorolive sulla proposta regionale di riforma degli enti locali non può restare senza risposta. Né da parte delle classi dirigenti né da parte delle amministrazioni locali del Logudoro e del Goceano. La crescita di un territorio non può nutrirsi di silenzi. Né accontentarsi di lamenti o di chiacchiere. Ha bisogno di impegno se vuole avanzare sul terreno dello sviluppo. Ha necessità di mobilitarsi in un’azione di cambiamento che risvegli le coscienze intorpidite in un silenzio che ormai rimbomba tra le comunità locali. E, tuttavia, restano immobili aspettando una voce, prima ancora che “un via” di riscossa. L’Ente locale, il Comune, le Unioni di Comuni, montani o meno, non possono accogliere con indifferenza quanto sta avvenendo nel Consiglio regionale della Sardegna. L’assetto territoriale degli enti locali non tocca soltanto gli interessi che ruotano attorno al Golfo degli Angeli o in quello che un tempo veniva chiamato il Polo industriale di Sassari, Alghero Porto Torres. Investe e coinvolge le periferie, le zone interne, che oggi non sono solo quelle a predominanza agro-pastorale, ma toccano tutti i territori lontani in media dal mare sui trenta di chilometri, che sono privi di strutture produttive del settore industriale moderno e di adeguate strutture nel terziario e nei servizi e con insufficienti infrastrutture. Il Goceano ed il Logudoro non possono chiudersi nell’arroganza, men che meno nell’autosufficienza. La Piana di Chilivani o le montagne del Goceano non danno pane sufficiente a smaltire secoli di povertà, disagio e di spopolamento. Le classi dirigenti, rappresentate in prima linea dalle amministrazioni locali, devono essere promotrici di cambiamento, interpreti di situazioni nuove ed emergenti, animatrici sollecite e attive nel suscitare discussioni e dibattiti su assetti territoriali, che non possono cadere dall’alto, ma devono essere frutto e conseguenza di riflessione consapevole. Le città si organizzano e diventano metropolitane per avere sempre maggiori risorse. Non solo finanziarie. I piccoli Comuni diventano sempre più piccoli e si riducono e si dividono su questioni di scarso peso nella vita comunale. Restano chiusi nell’ordinario, immobili sullo “status quo”, concentrati preminentemente a conservare il vacuo consenso di stretti nuclei amicali. Si vive nel presente in un clima di precarietà, dominato dal consumo e dalla insofferenza. E persino dall’invidia. Manca una visione del futuro e una programmazione per lo sviluppo del territorio, inteso come zona omogenea, luogo di incontro e di collaborazione tra comunità vicine e confinanti. Ma non ci sarà né crescita né sviluppo se non si coglie l’importanza di una collaborazione intercomunale e interprovinciale per dare una spinta propulsiva allo sviluppo unitario delle risorse locali. Le tentazioni del passato (il passaggio di Ozieri alla provincia di Olbia e del Goceano alla provincia di Nuoro) non danno garanzie di crescita e sviluppo. Il cambio di provincia non assicura un vero coinvolgimento in un’azione di modernizzazione pienamente diffusa. E non ci riferiamo soltanto a risorse finanziarie o investimenti. Occorre ridiscutere l’organizzazione della Pubblica Amministrazione, di tutti servizi, in particolare quelli alla persona, le strutture formative e la localizzazione dei centri decisionali. Occorre dare alle zone interne strutture e funzioni pari a quelle delle zone più favorite. È certo che l’impoverimento delle periferie non può continuare. Ed è anche scontato che l’incipit deve partire dagli enti che sono base e fondamento dello Stato. Cioè i Comuni e le Unioni di Comuni.

Andrea Fenu, già sindaco di Bultei

Nella foto: il castello di Burgos

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