• 21 Novembre 2024
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Eutanasia, Popolo della Famiglia: «Fermate la scia di disabili uccisi»

Eutanasia
Il presidente Adinolfi: «Dopo Fabio, ora Mario: partita la mattanza degli inguaribili».

«Pochi giorni dopo la soppressione del disabile Fabio, nelle Marche è arrivata la macchina della morte che ha ucciso oggi Mario, nome con cui era mediaticamente noto Federico Carboni, tetraplegico 42enne. Siamo arrivati alla follia distruttiva e mortifera: fermate subito questa scia di disabili uccisi, no all’applicazione omicida della cultura dello scarto contro cui tuona sempre Papa Francesco, inascoltato. È partita la mattanza degli inguaribili».

Così Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia (PdF), commenta il primo caso di suicidio assistito avvenuto in Italia.

«In Italia – spiega Adinolfi – disabili vengono uccisi senza una legge approvata dal Parlamento, senza che alcuna modalità né tipo di farmaco siano stati determinati da una qualche normativa, lasciando che un’associazione consegni un macchinario che produce la morte di una persona con il sistema pubblico che si volta dall’altra parte e lascia fare. In sostanza, abbiamo deciso che se una persona lo richiede è legale fornirle una pistola per spararsi in testa. Il macchinario di morte portato dalla Coscioni a casa di Mario è stato persino acquistato da Mario stesso. Attendiamoci i cataloghi della dolce morte con vari modelli per produrre decessi».

«Il Popolo della Famiglia – continua il Presidente – esprime tutto il proprio dolore per la morte di Federico Carboni e si augura che non si sia avviata così una lunga scia di suicidi di disabili. Individui che la società e lo Stato italiano trattano come fossero solo un peso, un problema da risolvere e non persone con cui essere profondamente solidali, mettendo ogni impegno e qualche risorsa in più per aiutarli a vivere circondati dall’amore e non da aguzzini che godono quando vedono un affaticato, un malato, un inguaribile chiudere gli occhi per sempre».

Un commento per la morte di “Mario” è stato espresso anche da Barbara Figus, coordinatrice regionale per la Sardegna del Popolo della Famiglia.

«Esprimo anche personalmente tutto il mio cordoglio, il mio dolore e la vicinanza alla famiglia di Federico. Devo essere estremamente sincera e dire che, quando mi arrivano notizie di questo tipo, le vivo come un fallimento della nostra società, del senso comune di bene e di mutuo aiuto, ed un fallimento politico e culturale, anche nostro come Popolo della Famiglia.

Significa che non siamo ancora riusciti a far capire quanto è sacra ed importante la vita e la vita di una persona che, purtroppo, la vive come un peso, questo anche grazie alla società che si è delineata. Quello che si sta spalancando davanti ai nostri occhi, è un tunnel infernale che, ahimè, può solo allargarsi.

Basta guardare – prosegue Barbara Figus – a paesi europei come il Belgio che nel giro di pochi anni hanno visto decuplicate le soppressioni dei sofferenti. S’inizia con la soppressione dei tetraplegici, dei malati di Sla, per poi arrivare ai bambini, a chi soffre di depressione o autismo. In Sardegna abbiamo già vissuto, recentemente, un caso simile.

Molti ricordano ancora oggi la vicenda di Patrizia Cocco, la 49enne di Nuoro, dal 2012 affetta da Sla, che decise di interrompere le terapie e lasciarsi morire dopo l’approvazione della legge sul testamento biologico. Ora mi chiedo: E’ questo che vogliamo? Uno Stato che davanti alle sofferenze dei più deboli non alza un dito per aiutarli ma, anzi, investe nella loro soppressione perché conveniente per le sue tasche? Noi del Popolo della Famiglia – conclude Figus – continueremo a gridare contro queste ingiustizie e a sensibilizzare la popolazione su ciò che sta avvenendo, oramai, con triste regolarità».

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