Politiche. Intervista all’ex senatore Silvio Lai, candidato alla Camera dei Deputati con il Partito Democratico
«Il governo Draghi ha fatto un buon lavoro ma c’è da fare di più per ridurre diseguaglianze, garantire giustizia sociale, rafforzare diritti, dare l’opportunità ai nostri giovani di non scappare all’estero e costruirsi il loro futuro».
A più di quattro anni dalla conclusione del suo primo mandato parlamentare, i Democratici hanno scelto di rimettere in gioco alle prossime elezioni Politiche del 25 settembre il 56enne ex segretario regionale Pd e senatore Silvio Lai, che correrà per un posto alla Camera dei Deputati nel collegio plurinominale della Sardegna. Lo abbiamo incontrato per un’intervista.
In questi anni ha continuato a lavorare nel sociale, con le ACLI e nell’associazionismo, con quale spirito ha accettato la proposta di candidatura?
«Per me è un grande onore che mi carica di responsabilità. La passione per la politica, le battaglie per i diritti civili, la lotta alle diseguaglianze, giovani e lavoro, l’amore per la nostra isola, sono tutti temi sui quali non mi sono mai risparmiato in tutta la mia vita di uomo, padre e politico. C’è molto ancora da fare, ho molto ancora da dare».
Sentiva dunque l’esigenza di continuare il proficuo lavoro iniziato nella passata legislatura?
«Certamente. Anche. C’è da proseguire un lavoro che era stato ben avviato. Il lavoro in commissione bilancio a tutela dei cittadini e della nostra piccola grande comunità sarda, l’impegno per la continuità aerea e navale e i trasporti in Sardegna, la tutela dei cittadini consumatori con la normativa contro le bollette ingannevoli a 28 giorni, la prima norma per l’equo compenso dei giovani professionisti, avvocati, commercialisti, ingegneri e architetti, la battaglia per la verità con la commissione Moby Prince, la continuità territoriale che abbiamo rivendicato anche attraverso la modifica costituzionale che ha introdotto il principio di insularità».
Nel frattempo l’umanità, non solo l’Italia e la Sardegna, è stata messa a dura prova dalla pandemia Covid. Come se non bastasse, ora la guerra bussa alle porte dell’Europa. Tutti temi da affrontare nel futuro prossimo.
«Ci sarà, come in tutte le cose, un prima e un dopo. Prioritario oggi è difenderci ancora dal Covid e sostenere in primis quelle imprese e quelle migliaia di famiglie che sono in forti difficoltà economiche, anche per gli effetti della sciagurata guerra di cui parlavi, e che chiedono certezze per riprendere l’attività e per avere una vita più serena».
Come giudica il lavoro svolto dal Governo Draghi?
«Il governo Draghi ha fatto un buon lavoro ma c’è da fare di più per ridurre diseguaglianze, garantire giustizia sociale, rafforzare diritti, dare l’opportunità ai nostri giovani di non scappare all’estero e costruirsi il loro futuro. C’è bisogno di un nuovo modello di sviluppo improntato alla qualità e alla sostenibilità».
Come ha trascorso gli ultimi 5 anni lontano dalle Assemblee elettive?
«Stando con la gente, ascoltando le loro necessità. Molto spesso in politica ci si perde in chiacchiere e ci si dimentica dell’importanza del silenzio e dell’ascolto. Molte delle migliori proposte le ho elaborate stando con le persone comuni: giovani, studenti, operai, pensionati, imprenditori, insomma, da tutti coloro i quali, senza clamori, vivono e affrontano i problemi del quotidiano, facendo i conti con le difficoltà e trovando soluzioni per andare avanti. Da questi, dai nostri cittadini, abbiamo molto da imparare».
Questa legislatura si è interrotta in modo brusco, in un momento veramente complicato e difficile per l’Italia e l’Europa. Come ha vissuto da esterno la crisi di governo?
«Ho sperato che non si interrompesse il lavoro ispirato dal Presidente Mattarella per tenere al sicuro l’Italia dagli effetti della pandemia e della guerra e nel porto sicuro dell’Europa e siamo invece finiti ad un appuntamento elettorale anticipato che poteva e doveva essere evitato per il bene dei più esposti alla crisi. Ma ora la scelta è netta, tra chi vuole l’Italia tra le democrazie e chi la può rendere simile alle autocrazie senza libertà e opinione pubblica. Guardare al passato e non al futuro, avere paura o avere speranza, essere egoisti o essere solidali: queste sono le scelte. Per questo bisogna combattere».
Cosa vorrebbe dire agli elettori? Perché scegliere Silvio Lai e il partito Democratico?
«Per la serietà, l’esperienza e la competenza, soprattutto per quest’ultima contro lo slogan “l’uno vale uno” che, come abbiamo visto, non ha funzionato affatto. Anzi, ha portato rappresentanti nelle sedi Istituzionali, certamente non pronti ad affrontare la complessità dei problemi che una Nazione autorevole come l’Italia deve risolvere per uscire dalla crisi.
Combatto e combattiamo per portare la voce autorevole della Sardegna nel nuovo Parlamento. Non da comprimari ma da protagonisti come dobbiamo alla gloriosa storia di sardi alle nostre spalle.
Vi chiedo una mano. Vi chiedo di essere parte di questa avventura per camminare insieme perché, come dice Papa Francesco “Camminare è aprire frontiere, uscire, aprire porte, cercare nuove strade. Camminare. Non stare seduti. Non installarsi, nel cattivo senso della parola. Veramente bisogna organizzare, ci sono lavori che esigono di starsene quieti, ma con l’anima, con il cuore e la testa bisogna camminare, cercare”».
Pasquale Demurtas
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