• 18 Dicembre 2024
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Venezia77, in “Assandira” di Mereu il turismo esasperato in Sardegna

Biennale Venezia

VENEZIA. Salvatore Mereu torna alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare il suo nuovo film “Assandira”, fuori concorso alla kermesse e nelle sale dal prossimo 9 settembre. Tratta dal romanzo di Giulio Angioni, la pellicola parla di come un turismo esasperato possa portare alla distruzione delle tradizioni. Mereu porta lo spettatore in una Sardegna rurale e arcaica dove un giovane (Marco Zucca), con il sogno di diventare ricco, decide di aprire un agriturismo. Non si tratta di un imprenditore venuto da lontano, ma di un ragazzo che in quella terra è nato e che, dopo aver lavorato in Germania, a quella terra ha deciso di fare ritorno insieme alla moglie tedesca Grete (Anna Konig). Un giovane “figlio del latte di pecora”, come dichiarerà lui stesso davanti ai turisti in una scena in un cui “si traveste da pastore” per deliziarli, lui che pastore lo è stato ed è figlio di un uomo che ancora lo è. Quest’ultimo, Costantino (interpretato da Gavino Ledda), aggrappato a un passato che per lui è ancora presente, è l’emblema di quella tradizione, di un lavoro duro, ma onesto che “nessuno vuole fare e che non è un gioco da essere mostrato”. Ma suo figlio Mario insiste, spinto dalla moglie, e così la loro famiglia e il mondo che li circonda diventano un circo e Costantino un fenomeno da baraccone per ricchi e grassi stranieri, che non riescono a comprendere dove finisca la finzione e inizi la realtà, neanche quando si trovano davanti alle fiamme che distruggeranno l’agriturismo Assandira e causeranno la morte di Mario. Un dramma con cui la pellicola si apre, dietro al quale c’è un mistero da ricostruire, che verrà lentamente svelato attraverso l’interrogatorio di un giudice (Corrado Giannetti) a Costantino, sopravvissuto alle fiamme.

«Non vorrei che ‘Assandira’ venisse considerato come un film solamente sardo, perchè è pensato per qualsiasi luogo anche se il microcosmo è quello della terra in cui sono cresciuto», ha dichiarato Mereu in un’intervista all’agenzia Dire. «La cosa che più mi interessava raccontare è il rapporto padre-figlio, perchè è il confronto tra due mondi lontani, che non si parlano». «C’è poi una protagonista femminile che sembra quasi una dark lady, il suo comportamento determina le azioni degli altri, ma anche lei è un po’ vittima», ha spiegato il regista. Ai microfoni della Dire Mereu ha raccontato anche di come è stato lavorare con Ledda, indimenticabile autore di quel ‘Padre padrone’ autobiografico che racconta come da piccolo sia stato strappato alla scuola per fare il pastore. «È stata un’avventura per certi versi avvincente, non facile. All’inizio era restio a partecipare al film. Nel tempo si è costruito un mondo in cui lui vive benissimo dove coltiva i suoi interessi per cui aveva difficoltà a rinunciarci. Io credo che lo abbia convinto il mio grande desiderio di raccontare questa storia».
Quindi Mereu ha commentato l’aumento dei casi di Coronavirus in Sardegna. «C’è una bizzarra assonanza tra la storia del nostro film e quello che è avvenuto in questi giorni, perchè sia il libro (“Assandira” ndr) prima che il film dopo sono stati in qualche modo profetici, cioè un uso smodato di un luogo può portare a una degenerazione di quel luogo», ha dichiarato. «La Sardegna è un luogo che era a luglio considerato un eden dal punto di vista della diffusione del Coronavirus ha spiegato il regista ai microfoni della Dire perchè eravamo a un numero zero di contagi. Nel momento in cui si è accettato di fare arrivare i turisti, che comunque muovono l’economia di quel luogo, si sapeva che ci si apriva questo rischio. Ora biasimare chi lo ha fatto ha poco senso, perchè voglio dire non è che c’è stata una levata di scudi generale, e poi è difficile stabilire cosa sarebbe potuto avvenire altrimenti».

Maria Rita Graziani

Fonte: Agenzia DIRE – www.dire.it

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