Autoriparazione, officine meccaniche e carrozzerie: la crisi mette in difficoltà le imprese della Sardegna
Sulla categoria, dopo il Covid, si abbattono costo dei ricambi, difficoltà reperimento pezzi e aumento energia. Giuseppe Pireddu (Confartigianato Autoriparazione Sardegna): «Per il settore è prognosi “riservata”. Unica soluzione è la defiscalizzazione degli interventi».
Per carrozzieri e meccanici l’aumento dei costi energetici non potrebbe avvenire in un momento peggiore. Dopo due anni di difficoltà dovute alla pandemia, i costi legati all’energia stanno crescendo a dismisura senza che vi sia la certezza che tali aumenti siano destinati a rallentare. Questi ultimi sviluppi potrebbero essere per diverse carrozzerie l’ultima goccia che fa traboccare il vaso e costringere persino alcune attività a chiudere i battenti.
In questa situazione, infatti, il settore registra una lunga frenata, che dura ormai dall’inizio della pandemia, che coinvolge la filiera dell’autoriparazione in Sardegna, e che interessa 2.747 imprese, di cui 2.276 artigiane (82,9% sul totale delle attività), che si occupano della riparazione delle carrozzerie e delle parti meccaniche dei veicoli. Il comparto offre lavoro a 9.217 di cui ben 8.916 che trovano impiego nelle micro, piccole e medie imprese.
Il paragone tra i dati del primo trimestre 2022 e l’analogo periodo del 2021, in Sardegna fa registrare un calo del -1,4% tra tutte le imprese del settore e del -1,6% su quelle artigiane. Se invece si confronta la dinamica annuale tra il 2019 e 2021, il calo è del -3,6% sul totale aziende (peggior dato in tutta Italia) e del -5% tra quelle artigiane (terzultimo dato in Italia).
È questa, in breve, la fotografia sulla filiera dell’automobile che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha esaminato i dati 2019-2022 delle Camere di Commercio su “Numeri chiave sulla filiera auto nel 2022” nell’Isola.
A livello provinciale, la maggior parte delle imprese di autoriparazione opera nell’area Sassari-Gallura con 845, segue l’ex provincia di Cagliari con 686, seguita dal Sud Sardegna con 522, da Nuoro con 442 e Oristano con 252.
Del milione e 89mila autoveicoli che sfrecciano sulle strade sarde, ben 369mila sono classificate fino a Euro3 (il 33%), mentre quelle in classe Euro 5 e 6 sono 400mila. Ben 750mila autoveicoli hanno più di 10 anni, di cui 428mila hanno più di 16 anni.
Importante, seppur lenta, la crescita delle auto ibride ed elettriche: sul totale delle autovetture immatricolate nell’Isola, quelle a propulsione esclusivamente elettrica sono passate da 730 a 1.653 in 2 anni, mentre quelle a formula mista ibrida/elettrica sono passate da 6.945 a 14.590, per un totale di 16.243 (erano 7.675).
«Il mercato dell’autoriparazione nell’Isola è ancora in profonda crisi – commenta Giuseppe Pireddu, delegato di Confartigianato Sardegna per l’autoriparazione – e resta caratterizzato da una crisi sia della domanda, per gli effetti della pandemia e della guerra, sia delle difficoltà di fornitura alle case automobilistiche di componenti essenziali come microchip e cavi».
«Insomma la prognosi per il settore resta “riservata” – rimarca – la guarigione ancora non si intravede e una nuova minaccia incombe: una stangata sui listini dei prezzi dovuta al caro energia per i costi di produzione. Basti pensare che la bolletta è aumentata, in media, del 46,3% tra il primo e secondo trimestre di quest’anno ed è triplicata rispetto allo scorso anno: come possiamo non usare i forni per la verniciatura o i banchi per i test?».
«In queste condizioni, è ovvio che le imprese calino e quel che è peggio, è chi resiste non vede aumentare il proprio giro d’affari – aggiunge Pireddu – le imprese pur di non chiudere stanno limando all’osso i listini erodendo la parte di guadagno. Con i prezzi assurdi dei pezzi di ricambio ad esempio, sempre più si rischia di lavorare in perdita». Nonostante tutto ciò, i prezzi delle officine, nella stragrande maggioranza dei casi (87%) si sono mantenuti su livelli normali, senza aumenti.
Ma la categoria deve fare i conti anche con le spese per il continuo aggiornamento delle attrezzature e del personale, necessarie per garantire sia standard qualitativi adeguati alle richieste dei clienti, sia per far fronte agli adempimenti burocratici sempre più complessi e onerosi, erodono sempre più il margine di guadagno delle attività.
«Durante il lockdown noi autoriparatori siamo rimasti aperti per dare un servizio agli operatori dei settori essenziali – ricorda Pireddu – di conseguenza non abbiamo avuto ristori, sebbene i cali drastici di fatturato siano arrivati già in quel periodo. Oggi affrontiamo una situazione ancora più complicata: le macchine sono rimaste nei garage, anche a causa del lockdown e smart working, per molti mesi e così il numero degli interventi è molto diminuito. Eppure, bisogna prestare comunque attenzione a mantenere in sicurezza i mezzi, perché conservino inalterate le prestazioni e non rappresentino un pericolo sulle nostre strade».
Ma una soluzione per evitare la desertificazione del settore potrebbe esserci: «Come ormai diciamo da anni – conclude il delegato di Confartigianato Sardegna per l’autoriparazione – un modo per far ripartire la categoria e, nello stesso tempo, agevolare gli utenti, consiste nella defiscalizzazione della riparazione. Questa è una richiesta che più volte abbiamo avanzato a tutti i Governi e crediamo che questa volta sia giunto il momento decisivo per attuarla».
Al di la di queste problematiche, il settore cresce e si rinnova. Il crescente utilizzo delle tecnologie digitali, infatti, profila una domanda di lavoro sempre più caratterizzata da una maggiore diffusione di competenze digitali.
I dati che arrivano da Unioncamere mostrano come negli ultimi anni le imprese ricercassero, a livello nazionale, oltre 25 mila meccanici artigianali, riparatori di automobili. Al 66,8% di questi erano richieste competenze digitali, come l’uso di tecnologie internet, e la capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione visiva e multimediale; al 46,3% erano richieste capacità di utilizzare linguaggi matematici e informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative; invece, al 42,9% era richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative nell’ambito di ‘impresa 4.0’, applicando tecnologie robotiche, big data analytics e internet delle cose ai processi aziendali. Nel tempo si osserva un incremento della quota di imprese alla ricerca di meccanici e riparatori di automobili dotati di un alto livello di competenze digitali e di competenze necessarie per l’utilizzo di tecnologie 4.0.
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