L’aeroporto di Olbia è lo scalo sardo con il minor numero di voli in regime di continuità territoriale
Manca (Uiltrasporti): «Un totale di 45 voli aggiuntivi ma solo 2 frequenze previste per lo scalo di Olbia. Il Nord Est dell’Isola penalizzato anche durante il periodo di Natale».
«Tra i tre scali sardi l’aeroporto di Olbia è quello ad avere il minore numero di voli in continuità territoriale, avendo due soli voli giornalieri in arrivo e partenza per Milano Linate, con un gap di 12 ore fra un volo e l’altro. Voli per di più operati da Ita in orari poco convenienti che rendono impossibile per chi parte dallo scalo gallurese andare e tornare in giornata, obbligando chi si sposta per effettuare visite mediche o chi ha un ulteriore volo in connessione a partire da altro aeroporto o dover anticipare la partenza, aumentando notevolmente i disagi e i costi di viaggio».
L’ennesima denuncia arriva da Elisabetta Manca, della segreteria regionale della Uiltrasporti Sardegna, che dallo scorso fine ottobre evidenzia la drammatica situazione dei voli in partenza e in arrivo dallo scalo Costa Smeralda.
«A questa spiacevole situazione si aggiunge la carenza di voli supplementari durante il periodo di Natale, con una grave disparità fra il Nord ed il Sud dell’isola – prosegue la sindacalista –. I voli aggiuntivi, infatti, sono stati programmati da Ita solo per le giornate del 22 e 23 dicembre, mentre Volotea non opererà alcun volo addizionale. Gli uffici dell’assessorato ai trasporti giustificano questa decisione attraverso il cosiddetto coefficiente di riempimento, a loro dire inferiore al 91% e il cui superamento determina, come prevede il bando, l’aumento o meno dei voli».
Inteso che la continuità territoriale nasce con il fine di garantire la mobilità dei sardi e deve dunque essere slegata da qualsiasi logica commerciale tipica invece del libero mercato, la Uiltrasporti chiede come questi coefficienti di riempimento vengano calcolati dal momento in cui i dati a noi in possesso dimostrano esattamente il contrario.
«Su 172 voli operati da Ita da novembre a metà dicembre sullo scalo Costa Smeralda, il 52% ha avuto un load factor superiore al 90% mentre il 15% dei voli ha volato a pieno carico, quindi con un coefficiente del 100%, e questo nonostante gli orari, come già detto e ribadito, siano assolutamente poco vantaggiosi per chi deve raggiungere il capoluogo lombardo o viceversa deve tornare in Sardegna. Vorremmo ricordare inoltre che, oltre il grave disagio a scapito del diritto alla mobilità, la carenza di voli ha ripercussioni anche sui lavoratori dello scalo gallurese, assunti per lo più con contratti part-time verticali e che, purtroppo, in assenza di voli, vedono sfumare qualsiasi possibilità di lavorare nel periodo invernale», conclude Manca.
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