Tula. Canottaggio, intervista alla delegata regionale Maria Stefania Campesi
«Purtroppo in Sardegna non abbiamo campi di gara regolamentari e da circa 4 anni non si organizzano più neanche le gare sul Lago Omodeo per mancanza di pontili».
La nostra intervistata di turno è Maria Stefania Campesi da Tula, massimo esponente regionale della Federazione Italiana Canottaggio e da sempre dirigente nella Canottieri Tula. Quello che segue è il testo della nostra chiacchierata.
Buongiorno Stefania, intanto chiariamo: presidente o presidentessa?
«Né presidente né presidentessa, sono Delegata regionale. Lo statuto della Federazione Italiana Canottaggio (FIC) prevede che nelle regioni con meno di 8 società affiliate ci sia un Delegato nominato direttamente dal Presidente federale, con le stesse funzioni di un Presidente di Comitato Regionale, ed io attualmente svolgo questo ruolo».
Qual è lo stato dell’arte del canottaggio in Sardegna?
«In Sardegna attualmente sono attive 6 società: Canottieri Ichnusa di Cagliari, Canottieri Shardana di Cagliari, Circolo Nautico Oristano, Circolo Canottieri G. Sannio di Bosa, Canottieri Tula Elettra e Circolo Canottieri Olbia. Due nuove associazioni dovrebbero affiliarsi, spero entro l’anno prossimo, e sono due associazioni con sede rispettivamente a San Teodoro e Orroli. Quest’anno, grazie ai progetti federali finanziati da Sport e Salute, il canottaggio “sociale” ha avuto un grande riscontro sia tra i giovani con il progetto scolastico di “StudiEremoinFamiglia”, che tra gli adulti e gli anziani con i progetti “Terapia Integrata” rivolto agli over 65 o persone con patologie varie,e tra i giovani con provvedimenti civili e/o penali in corso ai quali era specificamente rivolto il progetto “Remare in libertà”. Inoltre sta prendendo avvio un bellissimo progetto riservato ai bambini sotto i 10 anni che prevede l’utilizzo di barche nuove ideate appositamente per questa fascia di età totalmente sicure e stabili. Inoltre è sempre più diffuso e praticato il “Coastal Rowing” detto anche canottaggio da mare, perché si può praticare anche sul mare e con le onde, molto divertente ed attraente soprattutto per il Beach Sprint, una gara che si svolge per un breve tratto correndo in spiaggia e un breve tratto remando in slalom».
Oltre ad Oppo in Sardegna abbiamo altri atleti di livello?
«Stefano Oppo è sicuramente l’atleta sardo di maggiore spicco a livello internazionale, ma il canottaggio agonistico sardo sta ottenendo importanti risultati anche tra i giovani della fascia che va dai 10 ai 14 anni che si sono messi n evidenza anche in campo nazionale, come nelle ultime gare svoltesi a Varese al Festival dei Giovani nel quale il bottino di medaglie conquistato da tutte le società sarde presenti è stato assolutamente rilevante. Abbiamo registrato buoni risultati anche nelle gare nazionali delle categorie Ragazzi e Junior nelle quali si sono messi in buona evidenza Mattia Greco, Andrea Bernini e Francesco Fasolino di Olbia e Ivan Canu e Davide Cinelli di Bosa. Ottimi risultati sono stati raggiunti anche nel circuito delle gare nazionali di coastal rowing nel Beach Sprint con gli atleti della Canottieri Ichnusa di Cagliari, Centro regionale Coastal, tra i quali spiccano Federico Pintus e Luigi Ecca. Inoltre sempre più numerosi sono gli iscritti alla categoria Master che partecipano sia alle gare regionali che a quelle nazionali».
Nell’Isola abbiamo impianti adeguati o bisogna darsi una mossa a riguardo?
«Purtroppo in Sardegna non abbiamo campi di gara regolamentari e da circa 4 anni non si organizzano più neanche le gare sul Lago Omodeo per mancanza di pontili. Dunque negli ultimi anni abbiamo sperimentato campi in diverse località quali Olbia e Zeddiani, con percorsi ridotti da 2000 a 1000 metri o per mancanza di spazio o per le condizioni meteorologiche avverse».
Quello del canottaggio è riconosciuto a tutti i livelli come uno sport altamente formativo sia dal punto di vista dello sviluppo fisico che psichico: dal tuo speciale osservatorio che valutazione puoi fare sul numero di giovani che oggi remano nella nostra Isola?
«Il Canottaggio è solitamente individuato come uno sport faticoso, ma penso che qualsiasi disciplina, se svolta bene, con costanza, serietà ed impegno, lo sia. Al tempo stesso è evidente che qualsiasi sport, se svolto con passione ed entusiasmo, non potrà essere considerato faticoso, seppure impegnativo, e diventare qualcosa di appagante».
Cosa si potrebbe fare, a tuo avviso, per consolidare/migliorare l’attuale situazione?
«Bisognerebbe promuovere con maggiore vigore le varie specialità della Federazione Italiana Canottaggio, una Federazione che ormai offre diverse possibilità e in cui ogni persona può provare il suo spazio e la sua dimensione. Tutto da promuovere ed avviare è inoltre il settore del Pararowing, ossia l’attività remiera adatta ai disabili, un mondo ancora tutto da scoprire nella nostra isola. Si potrebbe inoltre incentivare, a prescindere dall’esistenza di un bacino d’acqua, il canottaggio indoor – indoor rowing svolto al remoergometro, comunemente chiamato vogatore, con schermo computerizzato, con campionato regionale e nazionale, anche scolastico, svolto interamente on line e in simultanea tra varie regioni».
Qual è la situazione in ambito strettamente locale?
«Intendi in Sardegna? Il canottaggio è uno sport molto affascinante che si svolge a stretto contatto con la natura, qui in Sardegna ancora poco conosciuto e poco praticato rispetto ad altre regioni. Non se ne parla tanto neanche nelle varie rubriche sportive delle varie testate giornalistiche regionali nonostante possiamo vantarci di avere un Campione Olimpico Sardo come Stefano Oppo, che oltre al aver conquistato il podio nelle ultime olimpiadi, è stato precedentemente sul podio mondiale per tantissimi anni. Inoltre vantiamo anche un Capo Allenatore Federale, Massimo Casula di Bosa, responsabile della Squadra Junior Femminile Nazionale, che ogni anno registra ottimi risultati sia ai Mondiali che agli Europei, a volte portando tutti gli equipaggi sul podio! A livello locale la situazione non è brillante perché in provincia di Sassari purtroppo abbiamo soltanto due società affiliate».
Il tuo pensiero sul movimento sportivo generale nell’isola e nella nostra zona?
«Nell’Isola negli ultimi anni il movimento sportivo ha dato grandi soddisfazioni in molti ambiti, una bellissima iniezione di energia positiva. Le nuove generazioni hanno bisogno di punti di riferimento seri, stabili e duraturi. Per questo, il nostro impegno come adulti ed educatori, non solo nel canottaggio, è quello di portare sempre più ragazzi e adolescenti a trovare la propria strada, sia nel mondo sportivo che non».
Ringraziamo la delegata regionale al canottaggio Maria Stefania Campesi per la sua disponibilità, augurandole di portare la specialità ai massimi livelli.
Raimondo Meledina
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