• 22 Novembre 2024
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Granchio blu, da presenza ingombrante a leccornia gastronomica?

Granchio blu
Questo crostaceo è una specie aliena invasiva che sta causando danni al nostro ecosistema marino. Per ridurne la presenza, in molti stanno cercando di promuoverne la pesca e il consumo.

Ultimamente si sta tutti a parlare dell’invasione nelle nostre acque del granchio blu – Callinectes sapidus –, come che la sua presenza sia stata segnalata nei nostri mari solo di recente. Invece no! Questa specie, infatti, arrivata nel Mediterraneo direttamente dall’Oceano Atlantico, era già presente in Italia, con segnalazioni ufficiali già dal 1949 nella laguna di Venezia.

Certamente era una presenza sporadica, con poche problematiche territoriali, esattamente all’opposto di quello che sta succedendo ultimamente, dove è diventata una delle specie più dannose per il nostro l’ecosistema marino. Da noi in Sardegna la sua presenza è stata invece documentata solo dal 2017 ed esattamente negli stagni dell’area marina protetta Penisola del Sinis – Isola Mal di Ventre.

Si tratta di una specie aliena ed invasiva, arrivata probabilmente nel Mediterraneo con l’acqua di sentina o zavorra delle grandi navi mercantili e che si è subito adattata al nuovo habitat, anche con salinità inferiore al tre per mille come nelle nostre lagune. Questo crostaceo è molto aggressivo con le nostre specie autoctone quali bivalvi, vongole, cozze, ostriche, anellidi ed altri, con conseguenti gravissimi danni ai nostri ecosistemi marini e costieri, che tende a colonizzare.

In Sardegna, e non solo, la sua presenza sta creando notevolissimi danni economici alla piccola pesca costiera e lagunare, collegati sia al calo del pescato ma anche alla molluschicoltura e al danneggiamento delle reti e delle piccole attrezzature da pesca quali le nasse. Dal 2017, anno della segnalazione della sua presenza in Sardegna, il granchio blu sta dilagando, specialmente nella costa orientale, da San Teodoro a Posada ed Orosei, per non parlare dell’Algherese, dell’Oristanese per arrivare anche al Cagliaritano, dove sta creando grossissimi problemi a tutti gli operatori del settore ittico.

Indubbiamente la lotta contro questo crostaceo è alquanto complicata, ha pochissimi predatori naturali quali tartarughe, pesci, polpi e uccelli, ed ecco perché bisognerà iniziare a pensare nel lungo periodo e non solamente all’attualità. Cosi come hanno fatto in tantissime altre parti del mondo.

Certamente, nel breve periodo occorrerà arginare la diffusione sia con i predatori naturali che con interventi dell’uomo. Un lavoro che dovrà essere orchestrato congiuntamente e trasversalmente, anche con rapide e precise decisioni politiche. Vedasi la recente azione del Governo centrale, che è intervenuto ai primi di agosto stanziando 2,9 milioni di euro per contrastarne la diffusione, ma che deve ancora capire come e dove gestirli.

Ecco perché da noi in Sardegna, il 27 settembre è stata convocata dal presidente della Quarta Commissione, Giuseppe Talanas di Forza Italia, la seduta congiunta con la Quinta Commissione, con il presidente Piero Maieli, per analizzare il problema con l’audizione degli Assessori regionali dell’Agricoltura e dell’Ambiente e della Facoltà di Veterinaria di Sassari e delle varie Associazioni di categoria presenti quali Copagri, Lega Coop e Agci, oltre che della Cooperativa Pescatori “Il Risveglio di Orosei”, che oltre a fare una drammatica fotografia della situazione attuale, hanno evidenziato l’urgenza di intervenire con il ristoro dei danni ai pescatori, richiesta su cui il Presidente Talanas si è mostrato subito concorde, così come il suo omologo Maieli.

Senza dubbio il principale mezzo di lotta contro il granchio blu, ossia la pesca, può essere applicata proprio dai pescatori e da tutta la filiera ittica, passando dalla distribuzione per arrivare alla ristorazione, con un giusto coinvolgimento di tutti gli attori del settore, per arrivare a creare un mercato legato al consumo alimentare, proprio come negli USA, nel Maryland e nella Virginia, ove si è dimostrato che una delle migliori forme di eliminazione di questa specie invasiva è proprio quella legata al consumo alimentare.

E qui la cosa diventa alquanto strana, quasi a livello di paradosso, dove da noi questo granchio viene visto come una specie invasiva, pericolosissima e da eliminare, negli USA viene invece considerato una leccornia per la bontà della sua carne, al pari dell’aragosta, ed è inoltre una specie a rischio d’estinzione, con la pesca che viene addirittura regolamentata per salvaguardarne la specie!

Altro esempio ci viene dalla vicina Tunisia, che esporta mediamente circa 7.600 tonnellate di granchio blu, per un valore di oltre 24 milioni di dollari, creando un indotto economico ad alto valore aggiunto.

Se anche da noi, in Italia, ma anche nella stessa Sardegna, si iniziasse a parlare di vari metodi per cucinare questo granchio, che sappiamo essere una vera prelibatezza gastronomica, con una carne veramente gustosa, povera di grassi ed ideale per una dieta ipocalorica, ma anche ricca di proteine ad alto valore biologico e di vitamine idrosolubili del gruppo B come tiamina, riboflavina e niacina, si darebbe un bel colpo alla sua espansione nei nostri mari.

Bisognerà creare la domanda e, guardando quello che si sta facendo in giro, sembra di essere già sulla buona strada. Basti pensare che da un singolo esemplare, anche se di notevoli dimensioni, si ricava molta poca carne e che già nei nostri mercati si presenta con prezzi molto importanti, dai 10 ai 15 €/Kg per il granchio tal quale, mentre per la sola polpa si ha un prezzo quasi proibitivo, arrivando a toccare punte di ben 150 €/kg! Prezzo al mercato che conferma, ancora una volta, che la sua commercializzazione a livello alimentare può diventare anche un’importante entrata fissa e redditizia per l’intera filiera.

Ottima e da segnalare, in questo contesto, l’iniziativa portata avanti dalla presidente del Parco Tepilora, Marianna Mossa, che in unione con altri enti ed Associazioni locali ha organizzato lo scorso 23 settembre una gara di pesca del granchio blu alla ex peschiera di Posada, per poi cucinarli e portarli a tavola alla fine della giornata.

Per cui, scarichiamoci ricette varie da internet ed impariamo a cucinarlo, contribuendo anche noi, nel nostro piccolo, alla lotta contro questo crostaceo.

Salvatore Loriga

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