“Su die de su trinta a Sant’Andria” dei Bonayres
In rete anche il quinto brano dell’album Xilema del gruppo ozierese.
OZIERI. “Su die de su trinta a Sant’Andria”. Il quinto brano dell’album Xilema dei Bonayres è una sfida vinta. Misurarsi con un brano della tradizione, nato e armonizzato per il canto in coro e riarrangiarlo per poterlo eseguire con una formazione musicale che tutto ha meno che un indirizzo da coro tradizionale sardo non è cosa semplice. Si rischia di rimanere impantanati nello schema conosciuto e riprodotto innumerevoli volte dai cori che lo hanno eseguito e per questo condizionati ma ciò che sorprende invece è che ancora una volta i Bonayres mettono in campo ottime doti di arrangiatori e pur rispettando la melodia originale tirano fuori dal cilindro un brano ben articolato che ha personalità e struttura propria. Suoni acustici si mescolano con sapienza con quelli elettrici, le due voci danno forza ed emergono i fraseggi del basso di Piermario Tedde.
Nel passato, il vivere quotidiano era scandito oltre che dal lavoro, da ricorrenze popolari festive che rendevano la vita meno dura. «Nell’album Xilema – spiegano i Bonayres – abbiamo utilizzato il testo della famosissima poesia di Salvatore Chessa “Su die de su trinta a Sant’Andria” che racconta il rito dell’assaggio del vino novello. Il testo, già utilizzato da Mario Coloru nella bellissima armonizzazione del Coro Città di Ozieri, viene riadattato da noi in una nuova veste, utilizzando armonie e melodie originali con una nuova scansione ritmica».
“Su die de su trinta a Sant’Andria”
Il lavoro delle campagne è fatto di cicli che si rinnovano anno dopo anno e quando arriva il raccolto è sempre una festa: quella più sentita tra tutte è certamente la vendemmia e la produzione del vino. Dopo aver seguito la vigna per tutti i mesi invernali e aver visto gli acini d’uva ingrossare e maturare, a settembre, si vendemmia. E poi ancora lavoro e ancora attesa, all’interno della cantina che giorno dopo giorno si riempie di odori intensi. Bisogna attendere ancora due mesi per godere del frutto del lavoro di una intera stagione, guardando ogni giorno il piccolo miracolo che accade dentro le botti, fino al momento dell’assaggio del vino novello. E tutta l’attesa esplode, come una molla sotto pressione, si sente l’esigenza di un giorno di allegria e spensieratezza. La notte in cui si assaggiano i vini novelli è la catarsi dalla fatica fatta per preparasi alla prossima annata e allora ci si può lasciare andare. Su trinta ‘e su mese e Sant’Andria è una notte di follia.
Su die de su trinta a Sant’Andria
Su trinta de su mese a Sant’Andria
faghen sa festa de sos mustizzolos,
sos biddareros cun sos campagnolos
su die sun in bona cumpagnia.
Biende muscadellu e malvasia
assaza – assaza los ponet in bolos
inghiriados a sos carrazolos
cantende filonzana e poesia.
Sos buffadores in sos magasinos
a una-una bi ponen s’iscetta
in sas cubas ch’assazan sos binos,
gai a serentina rue e betta
arrumba-arrumba in sos tirighinos
torran accoppiados a sa brazzetta.
Salvatore Chessa “tiu Barore” è nato ad Ozieri l’11 novembre 1906 e al suo impegno sociale dal dopoguerra fino alla sua morte /11 ottobre 1983) si affianca una intensa attività letteraria. Le sue poesie sono una fonte ricchissima per la ricerca storica locale che ricostruisce le vicende a partire dalla vita quotidiana degli umili e dei poveri in una forma estetica efficacissima e nella rappresentazione di immagini vivissime. Per maggiori approfondimenti consigliamo il libro “Oltre il ricordo. Poesie e briciole di storia di Barore Chessa” curato da Angelo Lombardo e da Leonardo Ladu.
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