Il Vescovo di Ozieri: «Non si calpesti la dignità della nostra Chiesa diocesana»
OZIERI. Sulla valanga di notizie che ogni giorno tirano in ballo la Chiesa diocesana, è intevenuto con una nota stampa il Vescovo di Ozieri, mons. Corrado Melis, per chiedere più rispetto da parte dei media. Di seguito il testo integrale.
Stiamo vivendo certamente una delle pagine più sofferte e delicate della storia della nostra chiesa diocesana. Ci sentiamo schiacciati dal rullo compressore di un’aggressiva campagna mediatica che ha trovato in una tra le più piccole realtà diocesane d’Italia un bersaglio facile e una preda prelibata. Forse è così facile finire sulle prime pagine delle testate nazionali per tre evidenti motivi: la semplicità della vita diocesana, il riferimento costante alla Parola di Dio e le nuove attenzioni che Papa Francesco sta proponendo ad ogni chiesa.
La comunità diocesana di Ozieri è innestata in un tessuto socioculturale molto umile, costituito da famiglie operose e creative, pronte sempre a rincorrere per quanto possibile, le opportunità lavorative che emergono dal mondo agro-pastorale, dalle piccole e medie imprese manifatturiere e dai richiami stagionali che provengono dalla Costa Smeralda. È in questa semplice trama che è impiantata la nostra Chiesa che cerca ogni giorno di leggere la vita con fede, aprendo varchi di speranza illuminati dalla Parola di Dio, dai sacramenti e dalla carità. Chi annuncia il Vangelo nel nostro territorio lo fa toccando con mano la precarietà di certe vite, conoscendo personalmente i vissuti delle famiglie, e di certo nessuno ha mai usato la Chiesa per arricchirsi o scalare chissà quale carriera. E poi nessuno (a parte le faziose titolature accalappialettori dei giornali) può negare che l’esperienza di questa Chiesa diocesana, seppur nella semplicità dei piccoli numeri (e delle piccole somme!), porta avanti numerosi progetti di carità ispirati al cammino di Chiesa in cui ci sta guidando papa Francesco. Proprio per questo sentiamo l’esigenza di ribadire con forza, che ogni risorsa proveniente dalla CEI (ottoxmille), o dalla Segreteria di Stato, (carità del Papa), hanno avuto come unica finalità quella originaria, ovvero la fatica e la responsabilità di accogliere, abbracciare e restituire dignità a tante persone con le quali la vita non è stata generosa.
Una tra le persone maggiormente impegnate in questo settore da circa un ventennio, è il caro Tonino, fratello del cardinal Becciu, uomo che la provvidenza ha messo a servizio della nostra Chiesa. Dovevamo forse evitare di seguire i canali che in ogni parte d’Italia seguono, per difendere e promuovere la causa dei poveri, solo perché a guidare questa rete di carità era fratello del cardinale? Perché insistere a convincere i lettori e i telespettatori (trasformati in fabbricatori di share) che i soldi dei poveri sono passati dal portafogli del Papa a quello dei fratelli del cardinal Becciu?
Come è possibile che l’etica e la deontologia professionale dei giornalisti e delle redazioni, permetta assiomi mediatici così denigratori, restando oltretutto così miope e sorda al proprio cuore e alla propria coscienza, e avallando questo abuso di potere sulla verità e sulla carità? Invitiamo sia i giornalisti (immagino uomini e donne con famiglie, preoccupazioni, fallimenti e speranze) che le autorità che indagano su questi fatti, ad avvicinarsi con delicatezza a questa ferita, che rischia ancora di aprirsi fino ad inghiottire la Chiesa intera con Papa Francesco.
Come Pastore di questa porzione umile di Chiesa che è in Ozieri, propongo di deporre le armi della faziosità dei titoloni giornalistici, o delle divulgazioni scoop, passate sottobanco da evidenti manovre di una struttura di peccato che spesso è annidata anche negli ambienti ecclesiastici. Chi conosce i nostri parroci, i nostri operatori pastorali e le nostre proposte caritative, sa di quanta fragilità ma anche di quanta bellezza è capace questo popolo di Ozieri. In nome della verità che sa camminare solo assieme alla carità, chiedo di sentire ad ogni parola inopportuna, scritta o pronunciata, il gemito di una comunità calpestata. Infine, sulla questione giudiziaria, prima di erigere superficiali ghigliottine difficili da smantellare anche dopo una sentenza di assoluzione, è necessario affidare tutto alle istituzioni competenti, ancora una volta rimettendo ogni passaggio allo sguardo amorevole di Dio e alla sapienza della Chiesa.