Agricoltura: è possibile modificare la Pac?
Nonostante le proteste del mondo agricolo è molto improbabile che la Politica agricola comune venga revisionata.
Le proteste del mondo agricolo, anche di questi ultimi giorni, stanno tutte attirando la nostra attenzione ed iniziando a far capire che probabilmente c’è qualcosa non va. Tutti i malcontenti a livello europeo, dalla Spagna alla Francia e dalla Germania all’Italia, sono un chiaro ed evidente campanello d’allarme sul fatto che ci sia più di un problema per il settore primario.
Proteste trasversali che vanno tutte a chiedere principalmente una revisione parziale della Pac, la Politica agricola comune, che non piace in troppi punti al mondo agricolo, in particolare a quella parte di lavoratori del settore che materialmente ci lavora.
Sfortunatamente, anche se nelle precedenti programmazioni agricole, a livello comunitario, si facevano degli “Health check”, ossia dei controlli sull’andamento in itinere per valutare se e come si stessero raggiungendo gli obiettivi ed eventualmente intervenire con eventuali azioni correttive, oggi come oggi in questa fase poco si è fatto, e la revisione può essere, a questo punto, difficilmente applicabile.
Certamente, specialmente a livello nazionale, si potranno fare dei piccoli aggiustamenti ma, visto che siamo già al secondo anno di applicazione, anche se oggi arrivasse una vera proposta di revisione, peraltro al momento assente, si riuscirebbe a discuterla solo nel 2025, per cui a soli due anni dalla scadenza naturale dell’attuale impianto.
Si è perso troppo tempo ed è chiaro che questa tempistica, nuda e cruda, non aiuta! Nel frattempo sentiamo l’urlare delle campagne, che ha un suo senso e una sua ragion d’essere. Abbiamo un mondo agricolo che soffre per l’incertezza dei mercati, dei costi troppo spesso elevati e sui quali non si può fare nessun affidamento, visto l’impennata o più di rado il crollo degli stessi, anche nell’arco della stessa annata agraria. Basti pensare al prezzo di concimi, nessuno escluso, che ad oggi hanno dei prezzi triplicati rispetto a quelli di due anni fa, oppure a quello dei fitofarmaci o dei mangimi, che non fanno altro che salire, od anche allo stesso gasolio agricolo, i cui prezzi lievitano in continuazione.
Eppure l’Unione Europea si sta impegnando, almeno dal punto di vista economico. Ha stanziato, per gli agricoltori e a livello di UE-27, ben 387 miliardi di euro che, tra Covid e burocrazia galoppante, hanno avuto un percorso molto travagliato, con l’approvazione che è arrivata dopo ben sei anni di dibattiti. Ossia si è arrivati ad un beneplacito definitivo con quasi tutte le situazioni completamente diverse rispetto a quando se ne è iniziato a discutere, sia a livello economico che ambientale e sociale.
È sempre difficile fare impresa, ma l’incertezza dei mercati, l’insicurezza climatica e specialmente la troppa normativa, con la burocrazia che la fa da padrona ed i suoi ritardi spesso ingiustificati, sta facendo si che imprenditore agricolo soffra sempre di più. A questo si aggiunga l’inflazione reale, dove con una PAC che ci porterà, entro il 2027, circa 7,4 miliardi di euro, il potere d’acquisto reale calerà di un 11-15% su quello nominale. Tutto a discapito dell’imprenditore agricolo, l’ultimo e più debole anello della catena.
Salvatore Loriga
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