Politiche energetiche e rinnovabili, la Cisl Sardegna indica la strada
Il segretario Ledda: «La transizione energetica nell’isola è percepita come estranea e imposta e sta generando un diffuso malcontento, poiché non sono chiari i benefici economici e occupazionali che potrebbe portare. Noi proponiamo di introdurre un regime contributivo che riconosca vento e sole come beni pubblici. Indispensabile organizzare quanto prima una conferenza regionale sull’energia».
CAGLIARI | 21 settembre 2024. La Cisl Sardegna in un lungo documento indica alla Giunta e Consiglio regionale la strada sulla “questione energetica” in tutti i suoi aspetti: ascolto, sintesi del dibattito e delle mobilitazioni dei Comitati, confronto serio e costruttivo col Governo nazionale. Partendo dall’assunto che la «transizione giusta» sia un elemento centrale per la crescita sostenibile dell’economia e della società dell’Isola, il segretario Pier Luigi Ledda ritiene «indispensabile organizzare quanto prima una conferenza regionale sull’energia, che sia anche occasione per preparare una rivisitazione del Piano Energetico Regionale e del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARS)».
«Nessuna forma di produzione energetica monoculturale – spiega ancora Ledda – è in grado di soddisfare le esigenze della Sardegna, dei suoi cittadini, delle famiglie, delle imprese e di garantire l’equilibrio e la stabilità della rete energetica. La risposta risiede in un mix energetico che comprenda metano, idrogeno, idroelettrico, eolico, fotovoltaico e biomasse. I sistemi di accumulo di energia e i parchi di batterie agli ioni di litio non costituiscono una risposta adeguata alla chiusura delle centrali a carbone, poiché non offrono un percorso chiaro per la bonifica, il risanamento e il rilancio industriale. È necessario integrare queste soluzioni in una revisione del Piano Energetico Ambientale Regionale che contempli anche tali aspetti».
Secondo il sindacato, per la Regione è fondamentale «promuovere iniziative che programmino e creino le condizioni per uno sviluppo produttivo ed economico allineato con le scelte e le dinamiche europee. Questo include la transizione energetica e digitale, i programmi legati a Industria 4.0, che si concentrano su tecnologie innovative e materiali avanzati per una produttività sostenibile, e Industria 5.0, che pone al centro la persona, il benessere e le comunità».
Il punto cruciale, prosegue, riguarda le decisioni adottate dal Governo Draghi. «L’obiettivo di 6,2 GW di potenza minima installata per la Sardegna, unitamente agli aspetti procedurali e all’esproprio delle competenze regionali, costituisce il nodo centrale della questione. Non si tratta di semplificazioni amministrative – sottolinea Ledda – ma di norme che compromettono i poteri autonomistici della Regione Sardegna, incidendo negativamente sulla programmazione e attuazione dello sviluppo nell’Isola. Inoltre, queste normative potrebbero introdurre nuove servitù, senza tenere adeguatamente conto del reale fabbisogno energetico della Sardegna».
«La transizione energetica in Sardegna – afferma il leader della Cisl sarda – è percepita come estranea e imposta e sta generando un diffuso malcontento, poiché non sono chiari i benefici economici e occupazionali che potrebbe portare. La Sardegna ha un enorme potenziale in termini di energie rinnovabili, grazie alle sue risorse naturali di vento e sole. Tuttavia, lo sviluppo delle rinnovabili non ha ancora avuto l’impatto che ci si potrebbe aspettare, a causa di speculazioni e di una distribuzione iniqua dei benefici economici derivanti dagli impianti».
«Noi proponiamo di introdurre un regime contributivo che riconosca vento e sole come beni pubblici. I proventi derivanti dall’utilizzo di queste risorse – spiega Ledda – devono essere redistribuiti in modo equo alle comunità locali, che non possono rimanere spettatori passivi. Le comunità devono partecipare attivamente ai progetti e beneficiare direttamente dei profitti generati dagli impianti, contribuendo così allo sviluppo economico e sociale del territorio. In questo modo, le energie rinnovabili non solo favoriranno la transizione energetica, ma diventeranno un vero e proprio motore di crescita per l’Isola».
Per la Cisl è fondamentale potenziare la produzione di energia da fonti rinnovabili, evitando di ostacolarla, salvo nei casi in cui si tratti di allocazioni puramente speculative. «La questione energetica deve essere affrontata – chiude il segretario – superando le argomentazioni e gli interessi delle lobby, siano esse a favore delle fonti fossili o del green».
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