D’Agostino: «Ai Sindaci la gestione dei test anticovid»
«Ai Sindaci la gestione dei test anticovid». Questo uno dei punti più salienti del commento espresso, attraverso la sua pagina social, dal sindaco di Bonorva Massimo D’Agostino. Il quale riapre una questione mai pienamente discussa, ossia la possibilità dei Primi cittadini di dare un contributo più incisivo nella lotta al Covid-19 in seno alle proprie comunità.
«Perché non investire i Sindaci dell’Autorità per far fare e gestire i test molecolari? Perché un Sindaco deve subire tutta la disperazione e la frustrazione dei suoi cittadini, bloccati da settimane a casa, senza poter fare niente?»
Queste le domande del sindaco di Bonorva Massimo d’Agostino che, attraverso la sua pagina social, esprime il suo pensiero-denuncia sulle difficoltà dei sindaci a operare in modo adeguato per far fronte all’emergenza sanitaria in corso e dare risposte adeguate ai proprio cittadini.
«Il Ministero, delegando le Regioni e quindi i comuni, o la Regione – suggerisce D’Agostino –, per sua iniziativa, qualora possibile, potrebbe permettere ai Primi Cittadini l’effettuazione dei test, tramite società specializzate, e la gestione dei dati magari in collaborazione con la Medicina territoriale e l’Unioni dei Comuni. È una cosa complessa e delicata, lo so. Ma tant’è, già da adesso si dorme poco e male la notte e il tempo e le risorse per organizzare il tutto si trovano». «Qualunque Sindaco – continua – si farebbe a pezzi (ancora di più) per risolvere questo problema e dare risposte ai suoi cittadini, e in ogni caso si potrebbe limitare su base volontaria».
Tra le tante storture del sistema, una proprio non va giù al Sindaco di Bonorva: «Non capisco perché non ci viene data la possibilità di dare una mano per davvero, ma veniamo utilizzati solo per comunicare la reclusione, schiantarci contro la rabbia e l’indignazione delle persone deluse o solo per attendere ai bisogni primari come distributori di bonus!».
«Lo so – conclude D’Agostino – che sono compiti in capo alla funzione pubblica dei Dipartimenti di Igiene, ma siamo in una situazione straordinaria, siamo in guerra e nelle guerre si devono usare tutte le armi e disposizione e la possibilità di fare e gestire localmente la profilassi della malattia, a mio modesto parere, sarebbe un passo importante».