“La decima figlia”, sabato a Bosa la presentazione del libro di Betty Paderi
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Il volume sarà presentato dallo scrittore ozierese Diego Satta.
BOSA | 13 dicembre 2024. Sabato 14 dicembre dalle ore 16,30 nella Sala convegni della Biblioteca comunale di Bosa, lo scrittore di Ozieri Diego Satta presenterà il libro autobiografico “La decima figlia – Cronache da un collegio” di Betty Paderi, nata in Sardegna emigrata in tenera età in Piemonte, da dieci anni stabilitasi a Bosa.
Si tratta del racconto di una vita di sacrifici, di traumi ed emozioni a cominciare dall’abbandono in un orfanatrofio dove dimentica di avere dei genitori ed una famiglia. Dove la tenerezza e l’affetto di suor Vincenza saranno la sua consolazione e il suo punto di riferimento nella crescita che la renderà consapevole, cosciente e reattiva. Con il trascorrere del tempo, la vita in collegio la gratifica e la soddisfa, grazie alla vicinanza di suor Vincenza che per lei è un surrogato della mamma che, praticamente, non conosce e non sa di avere. Cresce e matura passando dalla scuola materna alle elementari, apprendendo a scrivere, leggere, disegnare e sviluppare la sua creatività.
Poi un bel giorno arriva un ragazzo a prelevarla per portarla in famiglia e lei è disorientata, non sapeva di avere un fratello, di dover rientrare nella sua famiglia e il trauma del distacco sarà duro da sopportare. In famiglia poi non troverà un ambiente sereno, troppe discussioni, troppo chiasso, nessuna regola, troppi rapporti interpersonali violenti, sguaiati, senza gentilezza… Continua la narrazione riportando anche episodi scabrosi accaduti ad una sorella e l’ingresso precoce nel mondo del lavoro, con una indimenticabile esperienza di un anno in un ristorante di Parigi che le consente di apprendere la lingua e di maturare una coscienza sociale importante.
Questo racconto, scritto con lo stile della conversazione, non ha pretese letterarie, ma riveste a pieno titolo un esempio di scrittura memorialistica che – da sempre – ha ispirato tanti scrittori, uno fra tutti Marcel Proust. Serve a trasmettere la memoria e la storia di una famiglia, la triste esperienza dell’emigrazione, l’esperienza di vita vissuta che potrebbe guidare le nuove generazioni ad evitare certi errori… Serve a farsi conoscere più a fondo, a farsi meglio capire e ad entrare in sintonia.
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