Ozieri, la chiesetta di Santo Stefano riapre al culto
Giovedì mattina il vescovo Corrado Melis benedirà l’edificio recentemente restaurato.
OZIERI | 23 dicembre 2024. La chiesetta rurale di Santo Stefano dopo 49 anni riapre al culto della comunità ozierese. Giovedì 26 dicembre, giorno di festa del Santo Martire, il vescovo Corrado alle 10:30, nel corso della celebrazione eucaristica da lui stesso presieduta, benedirà infatti l’edificio, dove recentemente si sono conclusi i lavori di restauro e recupero per un importo di 135mila euro. Gli interventi sono stati finanziati dal prezioso contributo della Conferenza Episcopale Italiana, attraverso l’8xMille, e dalla diocesi di Ozieri, che ha seguito tutto l’iter tramite l’Ufficio Diocesano Beni culturali diretto da don Gianfranco Pala. «È importante – sottolinea a tal proposito il direttore – che i fedeli si sentano corresponsabili dei recuperi di questi edifici, resi possibili proprio grazie alla loro generosità e attenzione nei confronti dell’8xMille, che la Chiesa Cattolica utilizza in gran parte anche per queste finalità».
La chiesetta di Santo Stefano, facilmente accessibile dalla Statale 128 bis (Ozieri-Pattada), da cui dista pochi metri, è stata per decenni un punto di riferimento spirituale per la comunità locale, prima di cadere in disuso nel 1975. Situata in località Vigne, a circa 2 km dall’immediata periferia di Ozieri, ricade nel territorio della parrocchia del Santo Bambino di Praga, attualmente amministrata da don Antonello Satta.
La struttura, in stile neogotico, è stata ultimata nel 1931. Inizialmente misurava 56 metri quadri (oltre alla stanza di servizio e un punto igienico), poi è stata ampliata per ospitare più fedeli. L’edificio sorge su un’area di proprietà della Diocesi di Ozieri, che fu donata dal proprietario del terreno confinante, la famiglia Pietri, per essere destinato all’assistenza religiosa della zona. L’intitolazione della chiesa a Santo Stefano riflette il desiderio della famiglia di dedicarla a un loro figlio, prematuramente scomparso.
«La costruzione, nell’aspetto originale – spiegano gli architetti Angelo e Giorgio Marongiu, che hanno progettato e diretto i lavori –, è costituita da un’aula rettangolare coperta da tetto a due falde a capanna, con campaniletto a vela posto alla sommità del timpano del prospetto principale; addossato al muro di sinistra è presente un vano sacrestia. L’edificio fu realizzato da maestranze locali con murature di pietra, intonacate all’interno e all’esterno; coperture con orditura lignea e finitura esterna con manto a coppo e canale di tegole sarde». A causa dell’abbandono e della mancata manutenzione, il tetto della chiesa è crollato, mentre quello della stanza di servizio è rimasto in piedi, «sostenuto in parte dalla struttura orizzontale del solaio».
L’intervento di restauro si è pertanto concentrato principalmente sulla realizzazione di una nuova copertura della chiesa con struttura lignea a vista e sul recupero della copertura dell’ambiente di servizio. I lavori hanno incluso inoltre il ripristino dell’intonaco interno e la sistemazione di quello esterno, il recupero degli infissi e delle grate, l’installazione di nuovi portoni per la chiesa e la sagrestia, nonché il rifacimento dell’impianto elettrico e di illuminazione interna ed esterna.
La riapertura della chiesa rappresenta dunque un segno di continuità con il passato, un invito a riscoprire le proprie radici e a valorizzare al contempo il patrimonio culturale e religioso del territorio. L’impegno della Diocesi di Ozieri, con l’aiuto della Conferenza Episcopale Italiana, testimonia ancora una volta quanto sia importante preservare questi luoghi, custodi di storia, spiritualità e identità. Ora, dopo tanto tempo, la comunità ozierese può così finalmente riabbracciare la sua chiesetta, simbolo ritrovato di fede e di appartenenza.
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