Marchio Igp al porcetto sardo, il riconoscimento potrebbe arrivare entro il 2025
Il prossimo passo in programma è la presentazione ufficiale della domanda al Ministero delle politiche agricole e forestali. Il presidente del Comitato promotore, Giorgio Demurtas, chiama a raccolta tutti i portatori d’interesse.
CAGLIARI | 10 gennaio 2025. Prosegue l’iter per l’ottenimento del riconoscimento del marchio Igp per il porcetto sardo, giunto ormai alle fasi finali. Il progetto è stato illustrato ieri mattina a Cagliari durante un’assemblea pubblica a cui hanno partecipato non solo allevatori e sindacati ma anche macellatori, grande distribuzione, amministratori regionali – presente l’assessore alla Agricoltura Gianfranco Satta – e numerosi sindaci e i rappresentanti degli emigrati sardi. Ed inoltre, tecnici e rappresentanti delle agenzie di sviluppo, agricole e sanitarie che si occupano di sanità animale e ricerca.
ll presidente del Comitato promotore, Giorgio Demurtas, che in questi giorni continua a raccogliere adesioni da parte di suinicoltori, macellatori e porzionatori di tutta la Sardegna, ha annunciato il prossimo passo: la presentazione ufficiale della domanda al Ministero delle politiche agricole e forestali. Per questo – ha sottolineato – «fondamentale» è «chiamare a raccolta tutti i portatori d’interesse» per dare più forza all’iniziativa.
Disciplinare e meccanismo di controllo, tutela soprattutto, sono i capisaldi da cui il comitato tecnico e il comitato scientifico sono partiti nella predisposizione di tutto il materiale da presentare nelle sedi competenti. Forti della esperienza del Consorzio dell’altra eccellenza sarda, l’agnello di Sardegna Igp, che ha fornito supporto tecnico e logistico, «il riconoscimento sarà sicuramente un enorme successo per la nostra isola – ha spiegato ancora Giorgio Demurtas –. In particolare per la forza che rappresentano le carni fresce a marchio in Italia, e soprattutto in Sardegna».
«In Italia ci sono sei marchi Igp e Dop riconosciuti per le carni fresche. Con un valore totale di 114 milioni di euro alla produzione – ha detto il direttore del Contas Alessandro Mazzette e componente del direttivo di Origin Italia, l’associazione che raggruppa i consorzi a marchio d’Italia –. Con il Consorzio di tutela dell’Agnello che ha avuto un impatto regionale nel 2023 di 49 milioni di euro, possiamo sicuramente testimoniare l’importanza di fare rete, parlare con un’unica voce per la tutela di questa eccellenza».
Gianni Battacone, docente dell’Università di Sassari, ha illustrato la situazione attuale degli allevamenti nell’isola. «Attualmente abbiamo in Sardegna oltre 11 mila allevamenti di suini con quasi 162 mila capi, e 60 mila scrofe, con circa 195 mila lattonzoli a ottobre 2024. Si parte quindi da questa base con l’obiettivo di tutelarla e aprire a nuovi mercati. L’obiettivo è crescere con i numeri e far crescere sempre di più il comparto».
Franciscu Sedda, docente dell’Università di Sassari, ha invece esposto storia e riferimenti culturali di un elemento presente nelle tavole dei sardi dai tempi antichi. Una relazione fondamentale ai fini del riconoscimento perché ne perimetra meglio l’ambito storico e geografico.
«Oggi si perfeziona un percorso – ha commentato l’assessore regionale Gianfranco Satta – che ci porterà alla presentazione della domanda per la quale assicuro il massimo impegno. Le fasi di riconoscimento sono diverse e a vari livelli, ma siamo qua per dare il nostro aiuto anche dopo il riconoscimento».
Pronta a dare il proprio contributo per favorirne lo sviluppo, l’associazione Industriali Carni e Salumi che ha sede a Milanofiori. «Assica – ha detto il direttore Davide Valderone – è molto attenta alla filiera suinicola sarda ed esprime grande soddisfazione per la recente eradicazione della PSA dall’isola. L’iniziativa odierna rappresenta il primo tassello per la rinascita della suinicoltura sarda».
Mentre per Assocarni, è intervenuto Francesco Forma della azienda sarda Forma Carni. Presente anche il presidente della Fasi, Bastianino Mossa, per il ruolo importantissimo degli emigrati sardi di ambasciatori nel mondo della cultura gastronomica sarda. Il dibattito che è seguito alle relazioni ha incoraggiato i promotori a proseguire con ancora più forza e celerità in questo percorso che potrebbe regalare già nel 2025 il riconoscimento.
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