• 4 Marzo 2025
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Fondazione Gimbe: Medici di famiglia a rischio estinzione. Ne mancano oltre 5.500

Medico di base
Sempre meno giovani scelgono la professione: nel 2024 non assegnate il 15% delle borse di studio, con punte di oltre il 40% in 6 regioni. In Sardegna il dato più marcato (-39%) sulla riduzione dei MMG tra il 2019 e il 2023.

Martedì 4 marzo 2025. Secondo i dati elaborati dalla Fondazione Gimbe, in Italia mancano oltre 5.500 Medici di Medicina Generale (MMG). A fronte di migliaia di pensionamenti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. La popolazione è sempre più anziana e malata: nel 2023 gli over 65 erano oltre 14,2 milioni, di cui più della metà affetti da due o più malattie croniche. Intanto, la politica propone la dipendenza dei medici di famiglia come soluzione.

Secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), tra il 2024 e il 2027 ben 7.345 MMG hanno raggiunto/raggiungeranno il limite di età per la pensione fissato a 70 anni, deroghe a parte. Il numero di pensionamenti varia significativamente tra le Regioni: dagli 11 della Valle D’Aosta ai 1.000 della Campania.

«L’allarme sulla carenza dei MMG – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – riguarda ormai tutte le Regioni e affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un MMG vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili».

La situazione in Sardegna

In Sardegna il massimale di 1.500 assistiti viene superato dal 60,6% del totale dei MMG della regione. La media nazionale è pari al 51,7%; il numero medio di assistiti per MMG al 1° gennaio 2024 nell’intera isola è pari a 1.391 (media nazionale 1.374); secondo la stima GIMBE, che ha tenuto in considerazione il rapporto ottimale pari a 1 MMG ogni 1.200 assistiti, al 1° gennaio 2024 in Sardegna mancano 150 MMG; tra il 2019 e il 2023 i MMG in regione si sono ridotti del 39%. La media nazionale della riduzione è pari all’12,7%; nel 2024 i partecipanti al concorso nazionale per il corso di formazione specifica in Medicina generale sono stati inferiori ai posti disponibili: -17 candidati (-28%) rispetto alle borse finanziate (media Italia -15%).

Tabella Gimbe
MMG
La riforma

Alla crisi della medicina generale, oggi la politica intende rispondere con una riforma radicale. Governo e Regioni concordano sulla necessità di passare dal rapporto di convenzione a quello di dipendenza per i MMG, con l’obiettivo primario di garantirne la presenza nelle Case di Comunità e negli altri servizi della ASL. «Eppure – spiega Cartabellotta – non è stata condotta alcuna valutazione di impatto che dimostri l’efficacia di questa soluzione: un’analisi approfondita dovrebbe considerare gli effetti economici, contributivi, organizzativi e professionali di una riforma di tale portata».

Se da un lato è pienamente condivisibile l’istituzione di una scuola di specializzazione in Medicina Generale, per allinearla alle altre discipline mediche, dall’altro è indispensabile un ripensamento globale del ruolo del MMG nel SSN. Un cambiamento che, al di là della riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR, non può essere ridotto alla dicotomia tra dipendenza e convenzione. «Ancor più perché – aggiunge il Presidente – i diretti interessati hanno appreso della riforma solo tramite indiscrezioni di stampa, senza alcun coinvolgimento istituzionale. Un avvio nel peggiore dei modi, che la rende già un fallimento annunciato».

Errori di programmazione e politiche sindacali hanno inizialmente determinato la progressiva carenza di MMG, impedendo di bilanciare pensionamenti attesi e numero di borse di studio. Nel tempo, la professione è diventata sempre meno attrattiva per i giovani, che non solo abbandonano in itinere il corso di formazione, ma sempre più spesso non partecipano nemmeno al bando. In questo contesto, le soluzioni adottate si sono rivelate insufficienti, perché non hanno risolto il problema alla radice: innalzamento dell’età pensionabile a 72 anni, deroghe sull’aumento del massimale, e possibilità per gli iscritti al Corso di Formazione in Medicina Generale di acquisire sino a 1.000 assistiti.

«Il timore – conclude Cartabellotta – è che dalla mancata programmazione il problema si sia spostato sulla scarsa attrattività della professione. Per attuare l’agognata riforma dell’assistenza territoriale prevista dal PNRR (Case di comunità, Ospedali di Comunità, assistenza domiciliare, telemedicina), si punta su un cambiamento tanto radicale quanto poco realistico per colmare la carenza di medici di famiglia. Una riforma così complessa, oltre a richiedere una valutazione d’impatto, necessita di un coinvolgimento diretto delle parti in causa. Nel frattempo, se la professione di MMG continuerà a perdere appeal, il rischio concreto è lasciare milioni di persone senza medico di famiglia, peggiorare la qualità dell’assistenza territoriale e compromettere la salute delle persone, soprattutto dei più anziani e fragili. Oltre, ovviamente, a legittimare il flop della riforma prevista dal PNRR, per la quale abbiamo indebitato le generazioni future».

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