• 8 Settembre 2024
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Agricoltura, il perché degli aiuti comunitari e del sostegno al reddito

Agricoltura grano
Il difficile lavoro degli agricoltori: tra rischi, incertezze e ritardi nei pagamenti.

Il mondo agricolo usufruisce di aiuti economici comunitari e nazionali, che spesso arrivano in ritardo per motivi non imputabili alla stessa UE, ma prevalentemente per una pessima gestione del sistema informatico di chi dovrebbe assisterli. Da questi ritardi, spesso ingiustificati e non comprensibili ai più, è iniziata la protesta del mondo agricolo che a volte porta a derisioni e cattiverie da parte dei non addetti, che non riescono a capire perché il settore debba percepire degli aiuti.

È bene ricordarsi che il reddito medio delle aziende agricole comunitarie, e non solo italiane o sarde, rimane notevolmente al di sotto della media del resto dell’economia comunitaria, calcolato in circa il 40% in meno rispetto ai redditi non agricoli. Inoltre l’attività agricola, anche se non evidente ai più, è rischiosa e spesso costosa.

Il settore primario, ossia l’agricoltura e l’allevamento, dipendono maggiormente dal clima e dalle condizioni meteorologiche rispetto a molti altri settori. Inoltre c’è un inevitabile intervallo di tempo tra la domanda dei consumatori e la capacità degli agricoltori di soddisfarla, ad esempio la possibilità aumentare la produzione di frumento o di latte, che richiede tempo. Per di più gli agricoltori dell’UE sono sotto pressione a causa dell’aumento del commercio mondiale di generi alimentari e della liberalizzazione degli scambi, spesso con Stati che non hanno le nostre stesse norme e producono con costi notevolmente inferiori.

Inoltre, la globalizzazione prima e le fluttuazioni dell’offerta e della domanda che hanno reso poi i prezzi del mercato agricolo più volatili in questi ultimi anni, stanno facendo preoccupare sempre più gli agricoltori. Ecco che, con queste macroscopiche ed evidenti incertezze nel settore agricolo, si giustifica l’importantissimo ruolo svolto dall’intervento pubblico nel garantire una rete di sicurezza per il reddito degli agricoltori.

Nello specifico l’UE interviene finanziariamente seguendo due criteri principali: gli ettari coltivati e non i quantitativi prodotti. Basti pensare alle “montagne di generi alimentari” che l’UE ha dovuto smaltire dalla fine degli anni 1970 e fino al 1980 e che per evitare il ripetersi di quei fenomeni è necessario disaccoppiare i pagamenti, ossia renderli indipendenti dalle quantità prodotte, garantendo loro un giusto reddito; il rispetto dell’ambiente, della salute delle piante e del benessere degli animali, favorendo l’agricoltura sostenibile, vale a dire intervenendo sulla cosiddetta “condizionalità”, dove agli imprenditori agricoli che non rispettano comunitarie viene applicata una riduzione o la totale sospensione dei pagamenti.

È subito evidente che l’UE interviene pesantemente, come anche previsto all’articolo 39 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) con lo scopo di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola intervenendo sul reddito individuale degli agricoltori, a garantire la sicurezza alimentare, far produrre alimenti sicuri, sani ed a prezzi accessibili a tutti e ricompensare gli stessi perché tutelano il territorio e forniscono dei beni alla collettività in termini di ambiente e di patrimonio rurale.

In pratica, ogni anno gli agricoltori presentano una o più domande di aiuto in cui dichiarano tutte particelle ed i capi zootecnici presenti in azienda. Queste domande vengono successivamente elaborate e verificate dalle agenzie regionali che, applicando la disciplina comunitaria e nazionale, definiscono l’importo spettante a ciascun agricoltore.

È evidente che nell’ambito comunitario ogni singolo Paese disponga di una certa flessibilità nell’attribuzione dei pagamenti, anche perché deve tenere conto delle sue condizioni specifiche, che variano sensibilmente da uno Stato membro all’altro. Bisogna anche ricordarsi che a livello comunitario questo è un intervento che interessa circa 10 milioni di aziende agricole, con 17 milioni di persone che lavorano regolarmente nel settore primario e che in media, nell’ultimo decennio, questo sostegno al reddito ha rappresentato quasi la metà dell’introito degli agricoltori.

Ci sono state forti divergenze tra i vari Stati membri, ma attualmente si è nella fase di “convergenza esterna”, con la quale l’UE intende adeguare i pagamenti del sostegno al reddito per ettaro in ciascun paese, verso l’alto od il basso, per avvicinarli al livello medio dell’UE e renderli più equi.

Lo sforzo comunitario non è piccolo, basti pensare che per il periodo 2023-2027, il bilancio UE previsto per il sostegno al reddito ammonta a quasi 188 miliardi euro, di cui 7,4 miliardi destinati all’Italia.

E mentre qui si discute gli USA sostengono il settore con maxi stanziamenti con valori economici molto al di sopra di quelli nostrani e che rischiano avere effetti sugli equilibri commerciali internazionali. Per cui, quando si parla di aiuti o premi, che arrivano in ritardo è bene farsi un esame di coscienza e trovare le soluzioni affinché venga dato ciò che spetta, senza se e senza ma!

Salvatore Loriga

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