Alessandra Todde è la nuova presidente della Sardegna
La candidata del campo largo ha ottenuto il 45,3 per cento delle preferenze, Truzzu si ferma al 45%, Soru all’8,7%, Chessa all’1%. Giuseppe Conte: «L’aria è cambiata».
CAGLIARI | 27 febbraio 2024. Alessandra Todde, 55 anni, è la prima donna a essere eletta alla guida della Regione Sardegna. Sulla base delle 1822 sezioni scrutinate su 1844, la candidata del cosiddetto “campo largo” ha raccolto il 45,3% dei consensi (330.619 voti), 2.924 in più del candidato del centrodestra Paolo Truzzu che ha ottenuto 327.695 preferenze (45%). Terzo classificato Renato Soru (Coalizione Sarda) con 63.021 voti (8,7%), ultima la candidata di Sardigna R-Esiste Lucia Chessa con 7.147 consensi (1%). Questi ultimi due candidati non superano lo sbarramento del 10 per cento e quindi restano fuori dal Consiglio regionale.
Lo scrutinio delle rimanenti 22 sezioni elettorali (4 a Sassari, 2 a Sorso, 3 a Sestu, 2 a Bonarcado, 3 a Luras, 2 a Musei, 2 a Serdiana, 2 a Silius, 1 a San Gavino Monreale, 1 a Villasor), sarà completato, come previsto dalle norme vigenti – riferiscono dalla Regione –, dagli uffici dei Tribunali dei rispettivi territori.
Tra i primi a commentare la vittoria di Todde è stato il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «La Sardegna ha scelto la nostra Alessandra Todde. È la prima Presidente di Regione del M5S, la prima donna alla guida della Sardegna. È una giornata indimenticabile. I cittadini sardi hanno chiuso la porta a Meloni e soci e l’hanno aperta all’alternativa. L’aria è cambiata. Non si vince sempre con l’arroganza di chi, come Meloni, impone i candidati al territorio e si limita a salire sui palchi per i suoi monologhi pieni di false promesse, senza neppure confrontarsi con i cittadini, senza neppure fermarsi ad ascoltare i loro problemi.
Abbiamo vinto ascoltando il grido di dolore dei territori, offrendo soluzioni contro una sanità disastrata dal centrodestra. Abbiamo vinto con la forza e la competenza di Alessandra, con le proposte serie e credibili, con un “campo giusto” con le altre forze politiche. Non servono ammucchiate, campi larghissimi e minati», conclude Conte.
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