• 23 Novembre 2024
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Benetutti, Vittorio Sgarbi ammaliato dal retablo del Maestro di Ozieri

Sgarbi a Benetutti

BENETUTTI. Devozione e ammirazione. Sono questi i sentimenti che hanno dominato Vittorio Sgarbi durante la sua visita alle quattro tavole superstiti dello smembrato retablo di Sant’Elena, dipinte dal Maestro di Ozieri verso la metà del 1500, e custodite nella chiesa parrocchiale di Benetutti. Il grande critico italiano, nato a Ferrara nel 1952 e definito come “Il nome per eccellenza della critica d’arte in Italia” si è recato nel piccolo centro del Goceano il 16 agosto e ieri (29 agosto) su “iO Donna”, il magazine allegato ogni sabato al Corriere della Sera, ha raccolto in un bell’articolo le impressioni di questa sorprendente visita. Scrive infatti: “Avendo perlustrato in lungo e largo la Sardegna negli ultimi trent’anni, non riesco a spiegarmi per quale ragione non fossi mai andato a Benetutti. Oltre al nome beneaugurale e alle sue sorgenti termali di tradizione romana, Benetutti è il luogo che conserva il più importante retablo del Maestro di Ozieri”.

La crocifissione del Maestro di Ozieri

Profondo conoscitore della composita arte sarda del 1500 da oltre 30 anni, Sgarbi racconta di essere stato da subito molto colpito dalle opere del grande Maestro rinascimentale; pittore che ha lasciato le sue testimonianze più importanti nella città dalla quale prende il nome, ma anche in centri più piccoli come Ploaghe e Benetutti. Nel 2001 fu proprio lui ad avere un ruolo determinante nel rientro del quadro del Discendimento da Milano ad Ozieri, il centro dal quale il dipinto, che faceva parte in origine del grande polittico realizzato dal Maestro cinquecentesco, mancava da oltre un secolo. Proprio per questa sua passione per il grande artista egli stesso si stupisce di non aver inserito Benetutti come sosta prioritaria nella mappa delle sue peregrinazioni, perché al suo arrivo nell’area presbiteriale della chiesa di Sant’Elena, racconta di uno stupore ancora più grande, tanto da denominare quel luogo “La Cappella Sistina sarda”. Le quattro tavole superstiti, facenti parte dell’originario retablo che ne comprendeva ben nove, da lui definite “lampeggianti di anima e di luce” lo hanno colpito talmente tanto da volerle osservare seduto in silenzio, senza interruzioni, per alcuni minuti, per poterne gustare appieno la grande bellezza e l’ammirazione che gli hanno suscitato. Nel suo articolo passa poi in rassegna i quattro quadri, partendo dalla maestosa Sant’Elena in trono, dominante e regale, per passare alle altre due scene che raffigurano la Santa nel Ritrovamento della Vera Croce di Gesù e nella Prova della Vera Croce su un moribondo che miracolosamente si rialza al tocco della stessa, fino ad arrivare al potente e solenne episodio della Crocifissione.

Santelena

In tutte le tavole Sgarbi evidenzia la grande conoscenza del pittore sia del Rinascimento italiano che di quello europeo. Si intravedono in lui (per citarne alcuni) gli echi di Michelangelo e di Pontorno ma anche di Dürer e Grünewald. Il critico si ritrova anche in sintonia con gli studi compiuti di recente dalla dottoressa Spissu  sul Maestro, nella sua opera dal titolo “Le inquietudini nordiche di un pittore nella Sardegna del Cinquecento” nella quale viene analizzato con particolare perizia prorio il retablo di Sant’Elena. Vittorio Sgarbi chiude infine la sua dettagliata analisi definendo il Maestro di Ozieri “Una vera enciclopedia dell’arte europea della prima metà del Cinquecento, un mistero di una varietà di culture in uno dei luoghi più remoti del mondo”.

Maria Francesca Ricci

Nella foto di copertina: Vittorio Sgarbi davanti ad una delle opere del Maestro di Ozieri; nella seconda la tavola della Crocifissione; nella terza quella di Sant’Elena in trono

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