Blue tongue, ritorna l’incubo nel centro sud Sardegna
Lo denuncia Coldiretti Nuoro Ogliastra, evidenziando le gravi conseguenze economiche che graveranno ancora una volta sulle aziende zootecniche che avevano ottenuto lo sblocco a maggio 2020 dopo 21 mesi.
Dopo solo 8 mesi è nuovamente scattato il blocco per la movimentazione degli animali nel centro sud Sardegna per la blue tongue (escluso solo il Nord Sardegna: Sassarese e Gallura). Lo denuncia Coldiretti Nuoro Ogliastra, evidenziando le gravi conseguenze economiche che graveranno ancora una volta sulle aziende zootecniche che avevano ottenuto lo sblocco a maggio 2020 dopo 21 mesi: per movimentare gli animali dai territorio soggetti a restrizione a causa della blue tongue li dovranno prima sottoporre all’esame Pcr, con un costo, a carico dell’allevatore, di 25,08 euro.
«Apprendiamo con preoccupazione che a seguito della conferma da parte del Centro di referenza Nazionale (CNR) di Teramo della positività per il sierotipo BTV3 della blue tongue in alcune aziende ovine del Sud Sardegna nella fattispecie alcuni focolai negli agri di Serramanna, Santadi, Teulada e Sant’Anna Arresi – evidenzia il direttore di Coldiretti Nu-Og Alessandro Serra –, l’assessorato alla Sanità, dopo la circoscrizione della “zona infetta” in un raggio di 20 km dal focolaio, ha esteso la “zona di sorveglianza” ad un raggio di 150 km comprendendo quindi tutto il sud Sardegna, la provincia di Oristano e quella di Nuoro compresa l’Ogliastra».
Nella Provincia Nu-Og sono allevati il 45% del patrimonio bovino da carne isolano e 1/3 del patrimonio ovino con il coinvolgimento di migliaia di aziende e addetti al settore.
«È necessario evitare altri due anni di ulteriori sofferenze (il blocco si protrae per due anni) ad un comparto – è la richiesta di Coldiretti Nu-Og attraverso il presidente Leonardo Salis – che tra mille, difficoltà cerca di migliorarsi e crescere. Questo provvedimenti è un grosso freno che si traduce in un rallentamento delle movimentazioni e in un pesante aggravio dei costi (Pcr) oltre che di gestione dell’azienda che va a sommarsi ai 21 mesi di blocco precedente e alla grave crisi dovuta alla pandemia che ha determinato una forte contrazione dei consumi e delle vendite».
Secondo Coldiretti Nu-Og «ancora una volta non si è considerato l’altissimo livello di controllo e monitoraggio presente nella nostra provincia, derivante sia da un’accurata sorveglianza sierologica con un congruo numero di sentinelle, che vengono sottoposte a verifiche con frequenza mensile dove non è stata riscontrata nessuna positività, che entomologica grazie all’ausilio di trappole catturanti posizionate per gli insetti vettori. E tanto meno sono state prese in considerazione come validi deterrenti sia le barriere naturali (montagne) che le altimetrie».
«Sarebbe opportuno, anche per limitare il numero di animali ed aziende coinvolte – afferma Alessandro Serra – un contingentamento della zona di sorveglianza con monitoraggio del sierotipo circolante tramite la creazione di una zona cuscinetto, circoscritta esclusivamente al territorio interessato».
«Nel caso non fosse possibile limitare la zona di sorveglianza – è la richiesta del presidente Leonardo Salis – la Regione si dovrà fare carico dei costi derivanti dalle analisi PCR. I finanziamenti erogati nel corso del 2020 per il ristoro della PCR – ricorda – non sono stati sufficienti per coprire la movimentazione di tutti i capi bovini interessati, oltre 20.000 movimentazioni extra regionali ed hanno altresì escluso il comparto ovino, oltre i capi venduti a vita anche quelli ricadenti in decine di allevamenti aventi pascoli prospicienti o limitrofi la provincia di Sassari, fuori la zona di sorveglianza».