I cani anti Covid a Ozieri grazie al Progetto Serena Onlus di Verona
I cani anti Covid, nuova arma per combattere il virus.
OZIERI. Che il cane sia il miglior amico dell’uomo è un fatto assodato dalla storia, ma che possa diventare anche un prezioso alleato per “scovare” le persone affette dal Covid, è certamente una novità. Una sperimentazione in tal senso è già in itinere e con risultati sorprendenti. Prova ne sia l’alto grado di attendibilità riscontrato, si parla del 98 per cento. Con il loro straordinario olfatto, se addestrati in modo corretto, possono dunque rilevare il virus con un margine di errore davvero irrisorio.
Su questa certezza si innesta proprio la “scuola per cani anti Covid” del Progetto Serena Onlus. Un’associazione senza fini di lucro ideatrice anche del “Protocollo cani allerta nel diabete”. Il sodalizio, composto da volontari, è stato fondato nel 2013 dall’addestratore cinofilo Roberto Zampier, il quale abbiamo avuto l’opportunità di conoscere insieme ai suoi magnifici amici a quattro zampe proprio qui a Ozieri, durante lo screening anti Covid della Campagna Sardi e Sicuri tenutasi sabato 17 e domenica 18 aprile nel quartiere fieristico di San Nicola.
«Non addestriamo solo esemplari di razza – sottolinea subito Zampier –, i cani vanno tutti bene a meno che non abbiano delle particolari caratteristiche che non permettono di essere proposti per fare un lavoro tra le persone».
Come vengono istruiti a segnalare l’eventuale presenza del virus in un essere umano?
«In fase di addestramento facciamo in modo che riconoscano l’odore generato da un polimero, precedentemente trattenuto sotto l’ascella di una persona positiva al Covid per almeno 10 minuti. In tal modo il polimero “assorbe” le molecole olfattive attraverso il sudore. Dopodiché i cani, tramite il gioco, vengono stimolati a memorizzare l’odore. Quando lo percepiscono, avvisano immediatamente l’addestratore. Se infatti l’animale si mette seduto, significa che ha “scovato” un positivo, al contrario la persona è negativa.
Il sudore contenuto nel polimero può trattenere il virus ed essere contagioso?
«Assolutamente no, perché il polimero raccoglie solo la molecola dell’odore. Non c’è rischio alcuno. Tutta l’operazione viene condotta in piena sicurezza, sia per il cane che per l’addestratore».
Qual è il grado di attendibilità sul campo?
Prima di tutto i cani testano, annusandole, le persone, le quali poi effettuano un tampone. Il risultato di laboratorio poi viene subito raffrontato con quello precedentemente rilevato dall’animale. Ad oggi siamo ad una correttezza sui positivi del 98,2%. Sulle persone dichiarate negative questa percentuale sale invece al 100%. Il nostro obiettivo però è quello di scovare i falsi negativi. Ossia quelle persone che nonostante siano positive al virus risultano negative al tampone. Persone dunque potenzialmente contagiose. Per questa ragione l’utilizzo del “cane anti Covid” è fondamentale, perché dà una risposta immediata proprio su questi falsi negativi. Siamo arrivati a più di 1000 «test fiuto»: Venezia, Cagliari, Ozieri, altri paesi e diciamo che finora gli unici errori registrati sono stati i falsi positivi, 1,8%, ma ci sta visto che sbagliano anche i tamponi.
Come mai una sperimentazione di questo tipo proprio qui in Sardegna?
«Siamo presenti nell’Isola grazie all’Ats Sardegna, alla responsabile del Laboratorio analisi dell’Ospedale Segni di Ozieri, all’Istituto Zooprofilattico di Sassari e all’Università Polivalente di Ancona. In questo progetto, importantissimo è stato poi l’apporto della dottoressa Francesca Sotgiu, medico chirurgo dell’ospedale di Ozieri, anche lei una cinofila e preziosa volontaria dell’Associazione».
«Devo sottolineare – continua Zampier – che qua in Sardegna abbiamo avuto un’accoglienza magnifica, siamo tutti entusiasti. Ci stanno chiamando da diversi centri, anche se è doveroso ricordare che i test sono ancora sotto valutazione di affidabilità. Ci vorrà ancora del tempo, ma speriamo un giorno di poter utilizzare i cani per fare lo screening preliminare anti Covid. Il nostro intento è poi quello di poter tornare utili nelle scuole, dove ci sono i bambini, e tra gli anziani. In ambienti, insomma, dove la presenza di una cane sarebbe molto più apprezzata di un fastidioso tampone».
«Voglio concludere questa nostra chiacchierata ringraziando per l’invito il Sindaco di Ozieri e soprattutto tutti i ragazzi che collaborano a questo progetto, perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile».
Ringraziamo Roberto Zampier per averci concesso l’intervista e a tutti i suoi collaboratori. Una carezza ai suoi magnifici amici a quattro zampe.
Manuela Niedda