Cessione La Nuova Sardegna, messaggio di Confartigianato
Maria Amelia Lai (Presidente Confartigianato Sardegna): «Tutelare una solida attività imprenditoriale, editoriale, sociale, culturale ed economica, patrimonio di tutti i sardi e sempre vicina alle imprese».
Confartigianato Imprese Sardegna ha appreso con attenzione la notizia della cessione (dal Gruppo GEDI al Gruppo SAE SpA) del quotidiano La Nuova Sardegna a un nuovo gruppo editoriale. La Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai, insieme al Segretario Regionale, Daniele Serra, con tutti i Dirigenti territoriali e i Segretari Provinciali, auspica che la nuova proprietà possa assicurare sia un adeguato piano editoriale, e quindi un importante futuro alla testata, sia il mantenimento dei livelli occupazionali di giornalisti e poligrafici, per continuare a rappresentare, come sempre ha fatto negli ultimi 130 anni con elevato senso critico e di analisi, quel patrimonio di informazione capace di leggere le mille sfaccettature delle varie realtà sociali, imprenditoriali, politiche ed economiche dell’Isola.
Altresì, Confartigianato Sardegna ai giornalisti esprime vicinanza e preoccupazione in questo passaggio delicato, perché deregulation e precarietà non possono determinare il destino di bravi e qualificati operatori dell’informazione. A loro si riconosce quella professionalità che è stata alla base di una corretta e seria informazione dimostrata negli anni. Anni in cui La Nuova Sardegna, come tutte le altre testate isolane, ha rappresentato un fondamentale baluardo di democrazia e informazione, riuscendo a raccontare qualunque tipo di realtà economica e imprenditoriale, offrendo spazi, voce e opinioni, senza distinzione di dimensione o di tipologia produttiva.
L’Associazione Imprenditoriale, auspica che, in qualunque maniera, si voglia tutelare una solida attività imprenditoriale, editoriale, sociale, culturale ed economica, patrimonio di tutti i sardi, per scongiurare eventuali pericolosi impoverimenti del patrimonio informativo, che andrebbero a colpire, in maniera pesante e irreversibile, soprattutto i centri più piccoli e le zone più periferiche.