Confagricoltura, presentate a Sassari le proposte ai candidati alle Regionali
Folto pubblico alla presentazione delle proposte dell’Associazione agricola in vista del voto del 25 febbraio.
SASSARI. Venerdì 27 gennaio Confagricoltura ha presentato, nell’aula magna del Dipartimento di Agraria di Sassari, le proprie proposte alla politica sarda, in vista delle elezioni regionali del 25 febbraio. Per la terza tappa del tour organizzato dall’Associazione di categoria agricola è stata scelta una sede prestigiosa, culla della formazione degli agronomi, che ha formato e sta formando la classe dirigente del mondo agricolo sardo, e non solo.
I lavori sono stati aperti con il saluto istituzionale del sindaco di Sassari, Nanni Campus, e dal vice direttore del dipartimento di Agraria, prof. Gianni Battacone, mentre il presidente di Confagricoltura Sassari e Olbia-Tempio, l’agronomo Stefano Taras, ha presentato una relazione di contesto ed analisi politica del comparto, cui è seguita l’illustrazione del report e delle proprie proposte, per una crescita del mondo agricolo sardo, del direttore interprovinciale di Sassari e Olbia-Tempio, Giannetto Arru Bartoli.
L’intervento di Taras è stato molto articolato, ma anche chiaro ed esaustivo. «Confagricoltura – ha osservato il Presidente – ha da sempre portato avanti il principio secondo il quale la sostenibilità, obiettivo ultimo di tutte le politiche globali, debba avere una declinazione ambientale ma anche sociale ed economica. La principale responsabilità che Confagricoltura attribuisce a questa Pac è proprio quella di non aver saputo trovare una degna sintesi tra la necessaria e incontestabile esigenza di tutelare l’ambiente e la tutela della produzione primaria».
Da questa analisi nasce la proposta, da applicare nel più breve tempo possibile, di promuovere una Pac sarda che «non deve essere alternativa a quella europea, ma che sappia invece cogliere le specificità della nostra isola».
Il presidente di Confagricoltura ha anche sottolineato l’importanza della cerealicoltura, considerata oramai una cenerentola del settore e del patrimonio boschivo che ricopre oltre il 50% della superficie regionale, ma poco valorizzato e quasi per nulla coltivato, mentre sulla scia delle nuove politiche green potrebbe, se ben normato e valorizzato, creare economie importanti soprattutto nelle realtà rurali.
Stefano Taras ha poi ricordato quanto sia evidente ed imperativo, a 18 anni dalla loro istituzione, intervenire sulla riforma delle Agenzie agricole Agris, Argea e Laore, le cui competenze spesso si sovrappongono e l’eccessiva burocratizzazione crei notevoli disagio sia agli utenti, ma anche problematiche nei rapporti con le istituzioni politiche. Ha poi rimarcato il ruolo del credito, che deve essere reso più accessibile alle imprese agricole, sottocapitalizzate, della transizione energetica e dell’agricoltura di precisione che, in pieno cambiamento climatico, ci impongono nuovi ed efficienti approcci.
«Occorre a questo punto pensare a una dimensione collettiva, una visione di Sardegna complessiva, che sappia rimettere l’agricoltura al centro, come è stato nel corso della nostra storia e come vorremmo che fosse anche in futuro», ha concluso Taras.
Più tecnico e specifico è stato invece l’intervento del direttore Arru Bartoli, che con la sua relazione è entrato nell’analisi specifica delle filiere dei principali settori produttivi della Sardegna (ovicaprino, vitivinicolo, olivicolo, orticolo, bovino da carne e suinicolo) per poi affrontare i temi della formazione, del ricambio generazionale e conseguente mancanza di manodopera.
Affrontando poi la situazione attuale del settore agroalimentare sardo che, con un valore economico di circa 1,63 miliardi di euro e le sue 48.800 imprese, è rappresentato da un suo Prodotto Interno Lordo (PIL) di ben il 5,7% a dimostrazione che il comparto produce lavoro e ricchezza.
«La Sardegna ha il più alto tasso di abbandono scolastico dell’UE. Ecco che bisogna investire molto in formazione che possa così favorire un miglior trasferimento di innovazione tecnologica, accelerare i processi di aggregazione tra imprese e favorire lo spirito di filiera. È fondamentale, perciò, introdurre nel sistema agricolo alte professionalità che apportino approcci innovativi, moderni e di tipo manageriale».
Dopo quest’analisi ha poi evidenziato che «come Confagricoltura Sardegna proponiamo l’istituzione di un “Erasmus agricolo” post-diploma, post-laurea, o integrato al percorso di studio, per ampliare le conoscenze sia nei paesi europei e sia extra UE, per un periodo di 6 mesi, finanziati al 100% dalla Regione».
Ha poi messo il dito nella piaga di alcune misure del PSR 2014/2020, ed in particolare sulle criticità della Misura 6.1, il primo insediamento giovani in agricoltura, dove è stato pubblicato un bando già vecchio di 25 anni, mentre invece si dovrebbero apportare aggiornamenti importanti per i beneficiari. Ha proposto anche la riattivazione del progetto “Terra ai giovani”, congelato e fatto dimenticare, che concedeva in affitto le terre regionali incolte per 15 anni, a tasso agevolato e rinnovabile una seconda volta, ai giovani agricoltori.
Subito dopo è stata data la parola al folto pubblico, cui sono intervenuti candidati e no alle prossime regionali, che hanno illustrato le proprie idee per il rilancio del settore primario, intervenendo anche sulla filiera del cavallo anglo arabo sardo, già patrimonio dell’intera isola e scippato per la poca lungimiranza dei legislatori dell’epoca.
Interventi che hanno arricchito l’incontro della giornata, che si è concluso con la sintesi del presidente regionale di Confagricoltura, Paolo Mele.
Salvatore Loriga
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