• 24 Novembre 2024
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Da Bantine a Parma… una storia di impegno e di crescita personale

MARIO ANGELO ZUCCA

BANTINE | 21 aprile 2024. Ci sono vicende individuali che partono dal basso dei nostri territori per andare poi a germogliare in luoghi e contesti umani e sociali decisamente diversi di questa grande Italia. Occorre dire che “il basso” dei nostri territori è, per esempio, il singolare borgo di Bantine. Poche realtà sono in Sardegna così splendidamente incastonate nella amenità di un luogo che ha tutto il sapore mite e solare del Logudoro, più precisamente del Monte Acuto.

Bantine sta nel cavo di una mano ammantata di verde che la contiene tutta intera, e sembra offrirla in una sorta di omaggio al cielo che la sovrasta. Bisognerebbe andarci, ispirati dal fremito che nel territorio che abitiamo sono molteplici gli accenti della bellezza, talvolta bisbigliati, meno paludati ed eclatanti, ma proprio per questo da ascoltare e da percepire con orecchio e con occhio attento, perché quella è la voce e la tonalità con la quale l’anima di quel contesto umano e ambientale intende parlarci. Questo piccolo frammento di comunità è un aggregato umano quasi mitico della Sardegna. Il pennacchio del campanile della chiesa di San Pietro sembra volere indicare quel tratto di fede e di agreste genuinità dei cuori che la abitano. Lì, un piccolo e resistente nucleo di umanità pacifica e sincera, e tuttavia orgogliosa e di grande dignità, sembra voler presidiare il luogo dei padri e custodire il “buon retiro” dei numerosi bantinesi che vivono fuori dal loro piccolo borgo. I tanti andati via, i quali, per la vitale occorrenza di cercare da qualche parte un destino, un personale corso nella corrente del vivere, hanno trovato un più che apprezzabile posto nel mondo. Essi – non molti di meno di quelli che ora vi abitano – sono spille di vivacità umana, fattiva e concreta, che si sono conficcate qui e lì, inserendosi con competenze, valenze culturali e professionali, e con molteplici capacità imprenditoriale nei luoghi vicini o lontani cui sono giunti.

MARIO ANGELO ZUCCA 2

La storia di Mario Angelo Zucca parte da qui. Da Bantine. Era il 1997 quando, unitamente al suo nucleo familiare genitoriale (padre, madre, una sorella) si muoveva per l’opportunità per tutti di una più stabile e certa soluzione occupazionale. Andò via così dal suo piccolo borgo per approdare in provincia di Parma. Quindi, il suo inserimento in un noto prosciuttificio. Ben presto, lavorando tenacemente, è investito da un apprezzamento crescente. Dopo alcuni passaggi e un fitto percorso formativo fatto di studi e di corsi di aggiornamento giunge ad una notevole competenza specialistica nelle tecniche del disosso. Con tenacia, riscuote negli anni un chiaro riconoscimento nel settore, pervenendo infine a precisi ruoli di responsabilità che tutt’oggi ricopre con piena soddisfazione.

Ma c’è un momento nella vicenda pure attestata, stabile e appagante di un individuo in cui giunge potentemente il richiamo ad arricchire la propria condizione e il proprio orizzonte conoscitivo. Così per Mario Angelo Zucca, che finisce per ritrovarsi avvolto dalla appassionante forza attrattiva della “sommellerie”, tanto è che su questa strada si butta a capofitto. Ancora applicazione. Ancora studi. Corsi, ancora una volta, per una irriducibile voglia di traguardi nuovi e stimolanti. L’obiettivo dell’attestato di Sommelier di Primo Livello viene infine conseguito con pieno successo, certificato e rilasciato dai Sommelier Coach Founder Enrico Mazza e Gennaro Buono. Questa importante qualifica settoriale è riconosciuta dalla International Sommelier Coach Association. Ora il cammino di Mario proseguirà con altri traguardi da raggiungere sempre nell’ambito della “sommellerie” nazionale ed internazionale.

Questa sincera storia individuale, carica del valore del vivere e dell’operare di un Italia di provincia, di una Sardegna “marginale”, è bello raccontare, perché è figlia dei valori umani e materiali del nostro territorio. Una storia dignitosa di crescita personale e di successo in linea con la storia di altri bantinesi, che ricalca il paradigma di un agire fattivo e concreto, tutto teso a lasciare una traccia riconoscibile della propria competenza e della propria capacità e attendibilità umana, lavorativa e professionale. Ecco! Lo abbiamo fatto.

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