Dal Vinitaly conferme per le cantine e i produttori della Sardegna
All’appuntamento di Verona in evidenza anche la birra artigianale e il progetto di filiera made in Sardinia.
La folta partecipazione al Vinitaly di Verona (14-17 aprile) delle aziende del settore vitivinicolo e brassicolo di Coldiretti Sardegna, conferma il grande fermento dei due comparti isolani che riescono a produrre grande qualità. Si tratta di settori sempre più a tinte giovani grazie alla spinta propulsiva delle aziende guidate dagli under 40 come hanno dimostrato a Casa Coldiretti alcune delle realtà più vitali dell’isola tra cui l’azienda “Fratelli Pusceddu” di Bosa con i suoi vitigni autoctoni e la malvasia o la Cantina sociale del Mandrolisai grazie ai suoi vini biologici. Fermento dimostrato dai numeri che vedono la crescita delle coltivazioni a 27.579 ettari (nel 2022) di cui il 43% destinata a uve Dop e Igp (rilevamento Coldiretti Sardegna su ultimo report Laore) e 546 mila ettolitri di produzione di vino (di cui 284 mila bianchi e 262 mila rossi con 403 mila di vini Dop (74%) e 86 mila di Igp (16%)) su 733 mila quintali di uve prodotte, tornati a livelli simili alle annate storicamente più produttive dai primi anni Duemila a oggi. Un export che premia ancora l’Europa (57%), seguita dall’America (31%), poi Asia (10%) e il restante 2% in Oceania.
Per il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu «il vino sardo si è dimostrato ancora una volta un autentico messaggero della Sardegna nel mondo, trasmettendo la sua reputazione in maniera positiva, fresca e dinamica pur rimanendo fedele alle radici della nostra identità, celebrando le tradizioni e la storia millenaria dell’isola. Questo settore – prosegue – non solo produce eccellenze enologiche ma si distingue per la sua capacità di chiudere il ciclo produttivo e conquistare i mercati esteri con successo. L’impulso innovativo è evidente nel boom delle cantine, molte delle quali sono gestite con passione da giovani imprenditori e donne, dimostrando che stiamo abbracciando una nuova cultura agricola che merita di essere supportata e seguita come modello di successo».
Nell’edizione 2024 uno spazio importante lo hanno rivestito anche le birre artigianali, grazie alla presenza del Consorzio Birra Italiana e alle aziende aderenti, anche targate Sardegna. Dal birrificio Marduk di Irgoli a quello Bam di Mogoro, passando per il 4Mori di Guspini, ancora una volta il comparto ha dimostrato fermento come emerso dall’incontro tenuto al padiglione 1 per la presentazione su scala nazionale del progetto di filiera portato avanti da Coldiretti Sardegna con il sostegno del Consorzio Birra Italiana, la cooperativa Isola Sarda che riunisce 23 cerealicoltori isolani, ma anche i birrifici artigianali, i produttori di malto e quelli di luppolo dell’isola.
«Crediamo molto in questo progetto che in breve tempo ha permesso di coltivare circa 70 ettari di orzo che saranno trasformati da un maltificio partner per una birra 100% sarda», sottolinea Luca Saba, direttore Coldiretti Sardegna, intervenuto alla presentazione del progetto. Coldiretti sta sostenendo da tempo questo percorso grazie anche a un finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro della Regione Sardegna che è stato messo a disposizione e che speriamo possa arrivare sia ai produttori di orzo che ai birrifici per poter chiudere la filiera e avere una birra totalmente quattro mori».
Un progetto che si basa su solidi numeri come dimostra la produzione isolana, arrivata a generare circa 4 milioni di litri grazie ai circa 60 produttori (sui 1.182 birrifici artigianali in Italia) fra birrifici artigianali e “beer firm” (aziende che non disponendo di un impianto di produzione realizzano le proprie birre presso altre aziende). Numeri di eccellenza anche per le 21 realtà che fanno parte del Consorzio di Promozione e Tutela della Birra Artigianale Italiana da Filiera Agricola (18 birrifici più 3 aziende agricole che coltivano orzo e luppolo) che nel 2022 hanno contribuito a produrre 10 mila ettolitri di birra anche grazie al malto usato per circa 3 mila quintali (Da un quintale di orzo si ottengono circa 75 chili di malto con una resa dello 0,75%).
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