Direttiva UE “case green”: ennesima stangata?
Preoccupa la prossima riunione del “trilogo”, ossia il negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione UE, da cui potrebbe scaturire l’inserimento di sanzioni per chi non adegua la propria abitazione alla classe energetica stabilita.
La Direttiva UE sull’efficienza energetica, nota più semplicemente come Direttiva “case green”, impone a tutti gli Stati membri di intervenire per il miglioramento energetico degli edifici residenziali. Miglioramento che prevede, già per tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 2028, di essere a zero emissioni. Invece, per quelli residenziali già esistenti, impone una ristrutturazione, con cadenze temporali, legata al raggiungimento della classe energetica da rispettare. In particolare tutte le residenze dovranno essere nella classe E entro il 2030 e nella classe D entro il 2033, per arrivare al 2050, per essere tutte a zero emissioni. Gli edifici non residenziali e pubblici, dovranno invece raggiungere gli obiettivi tre anni prima, ossia entro il 2027 per la classe E ed entro il 2030 per la classe D.
Secondo dati ENEA, il 74% degli edifici in Italia, ossia 11 milioni di immobili, sono in classe inferiore alla D e ben il 15% in classe G, pari a circa 2,3 milioni di immobili. È evidente l’enormità dei costi di ristrutturazione previsti… a livello nazionale. Non per niente l’Itala, in fase di votazione comunitaria, si è mostrata subito contraria alla direttiva, sia per le grandi differenze abitative esistenti tra Nord e Sud, a livello storico e culturale, ma anche per quelle climatiche, specialmente se queste differenze vengono paragonate alle altre nazioni comunitarie, specialmente del Nord Europa, dove non sono così smaccate.
Infatti la Direttiva comunitaria, non fa alcuna distinzione sulla localizzazione dell’intervento in ambito europeo, creando non pochi dubbi applicativi e se non si interverrà, con precisazioni ed istruzioni operative, specificando le tipologie d’intervento, sia per Stato che per Regione, precisando anche latitudine e altitudine, ci potrebbero essere molte sorprese e resistenze per la sua corretta applicazione.
In Sardegna la situazione rispetto al resto dell’Italia non è diversa. Con un patrimonio immobiliare di 978.437 unità abitative, di cui oltre 367 mila con oltre 50 anni, di cui circa 46.700 residenze costruite ante 1920 e la presenza di oltre 140 mila unità in classe energetica G, ossia la più bassa, è evidente che la situazione dell’isola non è per niente rosea. Dai numeri sopra forniti è evidente che il numero di immobili da ristrutturare è enorme, sia a livello nazionale ma anche regionale, con valori economici annui, calcolati da enti specializzati, superiori a quelli raggiunti nell’ultimo biennio dallo stesso superbonus.
Certamente “lo spirito” della Direttiva comunitaria, con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale delle abitazioni e migliorare il comfort abitativo dei cittadini è lodevole, ma ci vuole moderazione e servono tanti tantissimi soldi. Fortunatamente si ha a che fare con una Direttiva, non con un Regolamento che invece è immediatamente applicabile allo Stato membro, che dovrà essere formalmente recepita, magari con richiesta di deroghe e modifiche applicative.
Senza dubbio ci vuole ancora tempo, ma se non si parte con il piede giusto, magari intervenendo quanto prima con incentivi specifici e migliorativi rispetto al famosissimo superbonus 110%, rischiamo di farci molto male ed oltre al danno ci sarebbe la beffa.
Ricordiamoci che, ad oggi, in questa Direttiva, non sono previste sanzioni pecuniarie per chi non adegua gli immobili residenziali alla classe energetica entro le date previste, ma è “solamente” vietata la vendita o l’affitto degli stessi, oltre al rinnovo obbligatorio dell’Attestato di Prestazione Energetica (Ape) per tutti i contratti di locazione già in essere.
In questo contesto è molto preoccupante la riunione del “trilogo”, ossia il negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione UE, prevista per il 12 ottobre ed in modalità “open ended”, cioè senza limiti di tempo fino al raggiungimento di un accordo tra le parti. Accordo che prevedrebbe l’inserimento delle sanzioni, con una evidente azione devastante sull’intera nazione, non solo sulla Sardegna.
Salvatore Loriga
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