Dolores Turchi ripropone all’Ibis di Nuoro il suo libro sulla figura de s’Accabadora
Uno studio di accurata ricerca e di selezionate conferme sulla pratica “dell’eutanasia sarda”.
NUORO. L‘Associazione culturale di promozione sociale IBIS di Nuoro, presieduta dalla “vulcanica” professoressa Lisetta Bidoni, si sta dimostrando fucina di straordinari incontri culturali, letterari e sociali. Gli intensi e qualificati confronti riscuotono costantemente un grande successo di partecipazione ed interesse per i mirati e singolari temi proposti.
È accaduto anche con la presentazione dell’esaustivo saggio “Ho visto agire s’accabadora”, collana Memoria e Tradizione edito da Iris, ed opera considerevole di Dolores Turchi sulla pratica “dell’eutanasia sarda”, operata dalla figura mitica e reale de sa femina accabadora, rappresentata in copertina da un olio del pittore nuorese Antonio Ruju. Un mito alimentato da memorie e tradizioni ma reale nella documentata narrazione di una novantenne di Gadoni (testimone oculare a Seulo, sul finire degli agli anni Trenta del secolo scorso, per aver assistito alla pratica, con l’impiego de su jualeddu, e alla morte di una donna estremamente sofferente dalla lunga agonia, in condizione terminale) e dai tanti elementi prodotti dalla nota studiosa di tradizioni popolari.
Uno studio di accurata ricerca e di selezionate conferme, quello condotto dalla Turchi, che percorre memorie e avvalora il modus operandi de s’accabadora per la pratica del trapasso provocato; attestazioni documentali risultano anche da scritti di personalità ecclesiastiche (naturalmente ne osteggiavano l’atto!), dai Sinodi Diocesani del XVI – XVII secolo e dagli innumerevoli resoconti di viaggiatori e studiosi stranieri giunti in Sardegna nell’Ottocento. L’opera della studiosa di Oliena va oltre e trova conferma dell’attività e della reale figura, protetta dal silenzio all’interno delle antiche comunità sarde; offre testimonianze dirette e analizza, con acume, la storia e il lascito delle religioni precristiane, improntate sulla trasgressione e interruzione del “valore” vita. Un suggestivo viaggio di affascinanti scoperte, con sistematica raccolta di informazioni tra le pieghe culturali ed etiche della società nell’antichità classica e in diversi periodi storici.
Della femina accabadora perdura il mito e la storia “sfuggente ed enigmatica” si colloca tragicamente fondamentale nell’attimo esistenziale tra la vita e la morte, nel sottile confine tra sacralità e tabù; nell’attualizzato “gesto umanitario” che turba e fa riflettere sulle scelte di una eutanasia legalizzata per porre fine a sofferenze, ormai estreme.
L’incontro sul delicato e controverso argomento, introdotto da Lisetta Bidoni, è stato avviato con preziose informazioni sul libro di Dolores Turchi “Ho visto agire s’accabadora” (opera ormai esaurita e introvabile da tempo, divenuta pubblicazione di cult per i tanti appassionati della studiosa di Oliena) e con la proiezione dell’intervista-documento, realizzata nel 2008 dalla ricercatrice a Gadoni, che si basa sulla lucida e particolareggiata narrazione della testimone “oculare” Paolina Concas. La Bidoni ha evidenziato il rapporto di collaborazione che intercorre tra IBIS e la Turchi; alla nascita dell’associazione aveva contribuito significativamente con il dono dei suoi libri e che ora onora con la presenza, nonostante da una decina di anni diradi la partecipazione ad incontri e conferenze.
La relazione di Franca Piras, responsabile eventi culturali IBIS, da profonda appassionata cultrice delle tradizioni della Sardegna e conoscitrice della complessiva opera di Dolores Turchi, ha ripercorso “l’interpretazione del pensiero” tra le conoscenze sulla realtà-mito de s’accabadora. Lo ha fatto abilmente – in una sintesi tra la pubblicazione della Turchi e l’opera “Accabadora mito e realtà – Storia e reperti di un ritrovamento” dei medici del cagliaritano Aldo Cinus, Roberto Demontis, Augusto Marini, Mariano Staffa, con introduzione di Gianfranco Tore, e che porta una nuova riflessione e aggiunge “qualche mattoncino verso l’esistenza di una reale tradizione di facilitazione del trapasso quando questo era particolarmente doloroso e difficile” – rivalutando l’indubbio valore scientifico dei tanti contenuti di studi e la stessa figura della donna che operava con un senso ed azione “di misericordiosa pietà al fine di abbreviare la sofferenza peri-mortale”.
Franca Piras ha sottolineato le varie “sfaccettature” di “un argomento impegnativo e per vari motivi divisivo per una figura controversa”, conoscitrice di erbe e medicina popolare e femina pratiga, donna esperta con conoscenza dei punti vitali del corpo umano, per compiere il destino del moribondo come gesto caritatevole e pietoso. Definita “ultima madre” o “sacerdotessa della morte”, in effetti era una persona che praticava l’eutanasia ante litteram. L’idea e mito de s’accabadora, per tanti intellettuali, era considerato “screditante per i sardi e per la Sardegna”; significativa la polemica ottocentesca tra l’abate Vittorio Angius e il giornalista-magistrato Giuseppe Pasella e anche la più recente innescata dalla pubblicazione di Italo Bussa (L’Accabadora immaginaria – Una rottamazione del mito, Edizioni Della Torre, 2015) che ha tentato di coinvolgere anche il prof. Massimo Pittau, uno studioso-linguista e storico che basava le sue convinzioni e riferimenti assolutamente sulle fonti, e la stessa Dolores Turchi che con estrema abilità e saggezza ha saputo “dribblare” ogni coinvolgimento polemico.
Un ricco campionario di autori sardi e no, alimenta la ricca pubblicistica e bibliografia relativa a “colei che finisce”. Riferite testimonianze di riti per affrettare il trapasso, oltre che in Sardegna, anche in Francia e Sicilia, nel Friuli e Bellunese, in Corsica e Croazia, con strumenti definiti “misericordiosi” e “necessari” per emendare colpe sacrileghe che avrebbero potuto rendere interminabili le sofferenze ultime.
L’atteso intervento di Dolores Turchi, con la sua abituale arte affabulatoria e precisi riferimenti documentali, ha ulteriormente elevato la già alta qualità dell’incontro; come sempre ha dato il meglio con la piacevole perfezione e scorrevole prosa da divulgatrice, dettata da una padronanza assoluta, e conoscenze sperimentate sul campo delle tradizioni sarde ed affinate nello studio ampio e di raffinato impegno culturale.
Attraverso le domande e curiosità del folto pubblico, maggiormente al femminile, non ha “glissato” alcun quesito e sviluppato importanti temi antropologici nei sui diversi aspetti e collegamenti alla Sardegna. È emersa vigorosa e precisa la conoscenza delle opere di Grazia Deledda, in cui ha trovato dei riferimenti “indiretti e in termini diversi” alla figura de s’accabadora: nell’opera di carattere drammatico L’Edera, infatti il personaggio principale Annesa “interviene con un cuscino, soffocando il vecchio padrone”. La studiosa si è soffermata ha chiarire le terminologie ed azioni de s’accabadura magica e violenta, quest’ultima pratica solo in casi eccezionali ma riscontrabile anche tra i popoli della Siberia, dell’Africa e dell’Asia. Dolores Turchi rappresenta la custode di un patrimonio antropologico che abbraccia la Sardegna ed oltre, permettendo di esplorare i tanti capitoli che hanno caratterizzato le passate e recenti espressioni storiche e culturali dell’evoluzione comunitaria del popolo sardo. Un prezioso dono la sua disponibilità, competenza e umanità.
La locandina dell’incontro è stata realizzata dall’artista Rosetta Murru che, attraverso un suo disegno, ha dato volto alla figura de s’accabadora; la pittrice ha collaborato in passato alle pubblicazioni della Newton Compton Editori di Dolores Turchi disegnando, con originale e personalissima interpretazione, le figure degli esseri fantastici e mitologici della tradizione sarda e riprodotti principalmente nel volume “Leggende e racconti popolari della Sardegna”, dove l’Isola è narrata attraverso le leggende e le suggestive contaminazioni e passaggi storici-culturali di un mondo arcaico. La Newton Compton, fondata nel 1969 da Vittorio Avanzini, coltiva da sempre il “credo di rendere il sapere accessibile a tutti”; lo dimostrano le popolari e innumerevoli collane economiche, con rispettose regole di mercato impegnate al contenimento del costo dei libri.
Cristoforo Puddu
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