Futuro di Ozieri: «Interroghiamoci su quali allori si è addormentata la nostra città»
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OZIERI | 26 febbraio 2025. Riceviamo e publichiamo la lettera di un nostro lettore sul futuro di Ozieri, di come possa reagire a un declino, a una crisi economica e sociale sempre più evidente e preoccupante.
«Caro direttore, sto seguendo con molta attenzione il dibattito che si sta sviluppando nelle pagine della sua testata relativo a cosa è Ozieri e su quale futuro possa avere. Mi sento di ringraziarla, ma non solo per questo. Grazie alle cronache di Logudorolive, un espatriato come me può mantenere un minimo di contatto con la sua città e per me questo rappresenta moltissimo. Ma in più, il fatto che la sua testata stia diventando progressivamente un luogo di discussione, una sorta di secondo Consiglio comunale, per riprendere impunemente il termine di Terza Camera dato al salotto di Bruno Vespa, è un ulteriore motivo di ringraziamento. Se è vero che i social hanno permesso a tutti di uscire dall’anonimato, forse assistiamo per vostro tramite a nuove angolazioni che vengono date alle fotografie della comunità, che ho sempre ritenuto scattate da pochi interlocutori che, negli anni – ormai nei decenni – hanno rappresentato le uniche opinioni degne di essere riprese, a torto o a ragione.
Mi permetto, pertanto, di proporle la mia, di opinione. Quella di un espatriato controvoglia, costretto dalle sue disordinate ambizioni a cercare altri lidi come tantissimi ex giovani prima e giovani oggi.
Ho apprezzato gli interventi sia di Agostino Pinna che della vostra giovane lettrice che hanno voluto pungolare chi la politica, chi la società. Hanno portato entrambi argomentazioni ragionevoli, ma secondo me sottovalutano alcuni elementi di fondo che sono imprescindibili. Il declino della città, infatti, è in qualche modo figlio del suo tempo. Lo spopolamento dei piccoli comuni, quello generale dell’isola, nonché alcuni trend addirittura mondiali come la concentrazione nei grandi centri urbani e un esacerbarsi sempre più della frattura centro-periferia sono fenomeni che solamente una mano fermissima e/o un cambiamento culturale profondissimo possono arginare e, talvolta, contrastare. Le due cose, peraltro, ritengo possano essere intimamente connesse se, per mano fermissima, intendiamo una ferrea volontà politica ampiamente condivisa.
In questo momento – i dati elettorali degli ultimi anni ce lo dicono – non ci sono né l’una né l’altra cosa. Può esserci forse un approccio diverso, ma è comunque un rimescolamento dell’esistente.
Ozieri, da quanto ho potuto dedurre negli anni, è un luogo che non conosce se stesso. Ha una storia profonda e complessa e ha avuto nei secoli un ruolo di primaria importanza nelle vicende dell’isola, ma agli ozieresi sembra che la cosa non interessi. Da studenti, al di là di poche e rarissime eccezioni, per la mia generazione è stato il vuoto assoluto.
Eppure bisogna conoscere il proprio passato per comprendere il presente e anticipare il futuro. Perché è proprio la storia della nostra comunità che ha generato per buona parte il modo di pensare di tutti noi, giacché la si respira camminando per i tirighini e le scalinate di questa bistrattata ancorché bellissima città.
E, dunque, c’è una ragione per cui Ozieri ha il centro storico più grande dell’isola per estensione? C’è una ragione per cui Chilivani è stata per un secolo la stazione di scambio per eccellenza in Sardegna? Non farebbe male anche farci domande antipatiche, sulla nostra storia, anche recente: c’è una ragione per cui il quartiere di San Nicola è rimasto isolato per tanti anni, nonostante abbia ormai un terzo degli abitanti dell’intera città?
Ma la vera domanda da farci è: cos’ha reso grande Ozieri quando era grande e cosa è mancato quando non lo è stata più. Dove è stata incapace di rinnovarsi? Quando? Perché?
La risposta più ovvia che si sente in giro è sempre relativa all’ospedale, a questo o a quell’istituto pubblico. Ma tale risposta non considera un fattore fondamentale: le istituzioni pubbliche – perlomeno come regola generale – arrivano dove servono, cioè dove c’è bacino d’utenza. Quando il bacino d’utenza viene meno, via via vengono meno pure loro. Semplice.
Tali istituzioni sono arrivate perché qualcuno ha scelto a caso un punto nella mappa o perché Ozieri all’epoca era tra i comuni più importanti dell’isola? Immagino la seconda, perché la mera “posizione strategica”, come motivazione, non basta. Altrimenti tanto sarebbero valse Oschiri o Berchidda.
Ed ecco che arriviamo al problema: Ozieri produceva, ora non produce o produce pochissimo. Ha sviluppato dei servizi, ma non importa capitali con alto valore aggiunto. Sproloquia di turismo, ma non basta di certo organizzare degli straordinari Sant’Andria per creare ricchezza. Su questo dovrebbe riflettere chi oggi ha l’ambizione di guidare un comune che ha un’estensione che è quasi il doppio di quella di Torino. Ma anche la comunità stessa, per ritrovare l’orgoglio prima, l’ambizione dopo e infine la volontà, dovrebbe interrogarsi non tanto sul “no c’hat nudda”, ma su quali allori a un certo punto della sua storia plurisecolare si è addormentata per diventare poi un fossile.
Forse così si potrà iniziare a portare un contributo di idee economico, produttivo, innovativo e non solamente politico. Anche perché, con l’immensità di danari dello Stato che hanno drogato l’opinione pubblica nei decenni, Ozieri si è fin troppo iper-politicizzata».
Antonello Mastino
La ringrazio per le sue parole di apprezzamento verso il giornale, ma soprattutto per il suo interessante intervento, che va ad arricchire ulteriormente il dibattito sul futuro della nostra città. Le sue riflessioni toccano il cuore del problema: Ozieri può ritrovare il suo ruolo solo riscoprendo la propria identità, la sua storia e il suo potenziale inespresso. A nulla serve infatti guardare con nostalgia al passato, a quello che è stato, o limitarsi solamente a constatarne le difficoltà. Mi auguro per questo che si apra un vero confronto, soprattutto politico – perché da qui passano le decisioni –, per trovare una chiave che possa aprire nuovi orizzonti e riaccendere la speranza. Logudorolive per quanto possibile continuerà a dare spazio a chiunque abbia qualcosa da dire, con l’auspicio che dalle riflessioni e proposte possano nascere azioni concrete. Perché il futuro di Ozieri non può essere solo un tema di discussione, ma una sfida da combattere per renderlo migliore.
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