• 13 Settembre 2024
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Gal Anglona Coros, aperte le iscrizioni alla scuola sarda di pastorizia

Scuola Sarda pastorizia
Il corso, rivolto a pastori dell’intero territorio regionale, prevede 24 ore di teoria e 96 di formazione esperienziale. Le iscrizioni scadono il 27 settembre.

PERFUGAS | 27 agosto 2024. Al via la seconda edizione della scuola sarda di pastorizia, iniziativa del Gal Anglona Coros nata grazie ad un finanziamento della Regione Autonoma della Sardegna e attuata con la collaborazione di esperti delle agenzie regionali Agris e Laore, di docenti delle Università di Sassari, Torino, Molise, di ricercatori dell’Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo del Cnr, del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sassari.

Rivolta a pastori di tutta la Sardegna, la scuola prevede 24 ore di teoria e 96 di formazione esperienziale nel corso di visite studio con attività da svolgersi all’interno di aziende virtuose e innovative appositamente selezionate. Sul sito www.galac.it è stato pubblicato il bando dove si trovano tutte le informazioni necessarie «per compiere una scelta coraggiosa e consapevole. Formarsi costa fatica e sappiamo che sarà necessario trascurare per qualche giorno le proprie aziende ed i propri animali», dice il responsabile unico di progetto, nonché direttore del GAL Simone Campus. Le iscrizioni dovranno essere inviate via email all’indirizzo selezioni@pec.edugov.it entro il 27 settembre.

Maria Foddai 2024

Col bando verranno selezionati 12 allievi (maggiorenni) che tra ottobre e novembre svolgeranno un percorso altamente professionalizzante e totalmente gratuito. Come avvenuto nella prima edizione, l’esperienza è aperta ai soli allevatori, o loro coadiuvanti e collaboratori. Verrà data priorità ai candidati più motivati a intraprendere percorsi imprenditoriali innovativi che generino un cambiamento nelle comunità di riferimento. La domanda dovrà essere accompagnata da un curriculum vitae e da carta d’identità.

L’inizio del corso è previsto per ottobre. Agli studenti sarà offerta formazione sia pratica sia teorica con visite studio presso aziende altamente innovative sparse in tutta la regione, in Italia e all’estero. Sono previsti degli approfondimenti su varie materie (mercato del latte ovino, genetica e riproduzione, pascolamento, sistemi foraggeri, nutrizione animale, tecniche e strategie di marketing, ecc.), per imparare pratiche e saperi da chi questo mestiere lo fa. «Il metodo didattico adottato è quello della peer education, in cui il tradizionale rapporto gerarchico docente-allievo nelle aule viene sostituito dagli scambi di esperienze alla pari integrate dal supporto tecnico scientifico dei docenti che opereranno “sul campo” e con strumenti didattici originali.», aggiunge Giusy Piccone, coordinatrice didattica del Consorzio Edugov di Sassari, diretto da Alessio Cabizzosu, che si occupa delle attività formative.

L’obiettivo della scuola è dunque creare nuovi spazi di apprendimento per aiutare i pastori a continuare la propria attività nelle aree interne dell’Isola ed impedirne lo spopolamento. La prima edizione ha ricevuto riconoscimenti importanti tanto che la Regione Sardegna ha deciso di rifinanziarla. La scuola sarda, infatti, è stata presa a modello a livello nazionale grazie anche al percorso che ha permesso di validare la qualifica di pastore nel Repertorio Regionale dei Profili di Qualificazione (RRPQ). «Paradossalmente assente da qualsiasi repertorio italiano, da oggi questa qualifica rappresenta lo standard nazionale di riferimento per tutti gli operatori del mercato del lavoro sardo e italiano, attraverso il quale è possibile esplicitare le competenze per le diverse finalità», sottolinea Giusy Piccone.

«Se prima per andare in campagna dovevi forzatamente lasciare i banchi di scuola, oggi se vuoi fare il pastore devi andare a scuola», dice Pier Paolo Roggero, presidente del comitato scientifico della scuola e docente del dipartimento di Agraria UNISS. «Le grandi trasformazioni in atto legate al cambiamento climatico e alla dominante cultura urbana della società, che opera scelte politiche e economiche anche in ambito rurale – spiega Roggero –, richiedono un elevato livello di professionalità e competenza per garantire la vitalità e la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle imprese pastorali».

La scuola sarda di pastorizia risponde a esigenze concrete manifestate dagli allievi nella precedente edizione. Secondo l’indagine sulle aree interne Giovani Dentro, promossa dall’associazione Riabitare l’Italia con il Crea, il 67% dei giovani (18-39 anni) vorrebbe continuare a vivere e lavorare nel proprio territorio. Solo il 9% del campione considera il lavoro in campagna un ripiego, mentre il 94% vede almeno un motivo valido per investire in questo campo.

«I dati parlano chiaro: quello che manca ai giovani per restare sono gli strumenti, una rete di relazioni che li sostenga e le opportunità lavorative, ma non mancano la passione e la voglia. Ed è da questo percepito che – secondo Simone Campus, direttore del Gal Anglona Coros – che è nata la scuola sarda di pastorizia che si è subito messa in rete con iniziative analoghe e che intende accompagnare con una proposta didattica di grande qualità gli allevatori che vogliono avviare, rilevare o rilanciare un’attività imprenditoriale di pastorizia, accrescendo il circuito economico e ambientale delle aree rurali favorendo processi di restanza e neopopolamento».

La scuola riparte in autunno su scala regionale, aprendosi così a un’ampia fascia di allevatori ovicaprini della Sardegna. «La pastorizia è tra i mestieri più antichi del mondo, ma la nostra non è un’operazione nostalgia, anzi vuole essere lo strumento per rivalutare luoghi dimenticati, avviando un circuito economico e una rete di sostegno per chi decide di rimanere o stabilirsi in una piccola comunità rurale», afferma il presidente del GAL e sindaco di Ittiri Antonio Sau. «Lo scopo della scuola – prosegue – è sostenere da un punto di vista formativo giovani altamente motivati ad affrontare un percorso di vita legato alla pastorizia. Guardiamo la Sardegna con l’occhio rivolto alle aree che si spopolano e da riabitare, nella convinzione che la situazione di debolezza che le caratterizza non sia una condanna ai lavori forzati. Anzi siamo convinti che ci sia nei nostri territori un tesoro da scoprire e valorizzare. È chiaro ed evidente che la scuola di pastorizia – conclude Sau – è un’occasione imperdibile per rilanciare lo sviluppo sostenibile delle nostre aree interne, favorendo la cura dei luoghi e il radicamento dei giovani in territori che iniziano ad essere attrattivi anche per chi vive nelle città».

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