Illegittimità del Piano Casa: «Subito interpretazione autentica delle conseguenze»
Rete delle Professioni Tecniche della Sardegna e Osservatorio Edilizia e Urbanistica del Comune di Cagliari scrivono all’assessore regionale per gli Enti Locali, Finanze e Urbanistica, Quirico Sanna.
L’assessorato rilasci prima possibile una circolare esplicativa che faccia chiarezza sulle conseguenze della sentenza relativamente alle pratiche edilizie in essere. È questa la principale richiesta contenuta nella nota inviata congiuntamente alla Regione Sardegna dalla Rete delle Professioni Tecniche della Sardegna, composta dai rappresentanti degli ordini degli Ingegneri, dei dottori Agronomi e Forestali, degli Architetti, dei Chimici, dei Geometri, dei Periti Agrari, dei Periti industriali, e dall’Osservatorio Edilizia e Urbanistica del Comune di Cagliari.
Il rischio, dicono i tecnici, è che insorgano difformità di interpretazione tra gli uffici dei differenti comuni e, di conseguenza, si crei una situazione caotica e complessa in primis per gli utenti, ma anche per i colleghi che lavorano nell’amministrazione.
«Dalla pubblicazione del Giudizio di legittimità costituzionale sul Piano Casa, i tecnici istruttori, così come i professionisti, si trovano in una situazione molto complessa di fronte ai cittadini che facendo affidamento sulle norme in vigore hanno avviato le pratiche edilizie e si trovano ora in differenti fasi del procedimento – spiega la coordinatrice della RPT Patrizia Sini –. Urge una pronuncia univoca e autorevole da parte della Regione che garantisca serenità interpretativa e omogeneità di giudizio su tutto il territorio».
In particolare, si legge nella nota, è indispensabile fare chiarezza su tutte le diverse fasi delle pratiche edilizie basate sul titolo secondo della legge, da quelle con titolo o provvedimento già formato ma con i lavori ancora non in essere a quelle che hanno ricevuto parere positivo dagli enti competenti ma sono ferme.
Inoltre, con particolare riferimento ai titoli già formatisi in precedenza alla pubblicazione della sentenza (c.d. rapporti giuridici esauriti), ci si chiede se sia ad essi applicabile quanto disposto dalle norme vigenti, ovvero che il permesso decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio.
«Anche su questo punto, nella nota abbiamo evidenziato come le differenti possibili conseguenze derivanti da interpretazioni contrastanti possano creare forti diversità nel trattamento dei cittadini. Per questo – conclude Sini – ci aspettiamo una rapida presa di posizione da parte degli uffici regionali».