Illorai, installata una targa a ricordo del IV centenario della fondazione del convento agostiniano
ILLORAI | 30 dicembre 2024. La posa di una lapide interpreta, da sempre, la tradizione e la necessità di consegnare alle parole la memoria di significativi fatti e persone; fondamentale atto per preservare la memoria storica ed incisa di un passato da custodire e trasmettere alle future generazioni.
E Illorai, da paese che non perde di vista la sua storia e identità, ha celebrato con la posa di una targa commemorativa il ricordo dell’atto fondativo del Convento Agostiniano Illorayanus, sorto appunto nel centro goceanino nell’anno 1624.
All’origine una donazione, determinata da un voto, dei coniugi Francesco Nurchis Cedrelles e Andreana Corona Nurchis che cedevano, al provinciale degli Agostiniani di Cagliari, diversi terreni localizzati in regione Botto-Sarraore e la Chiesa di Nostra Signora d’Itria. L’atto notarile di fondazione del Convento a Illorai è datato 8 settembre (giorno della natività della Vergine) 1624 e sopravvisse, tra alterne vicende giuridiche, un contenzioso tra i frati e gli eredi Nurchis-Corona e sopraffazioni causate dalle regole di diritto d’asilo in luoghi sacri per i malfattori inseguiti dalla giustizia, fino al 1765.
Nonostante la soppressione del Convento di Nostra Signora d’Itria (sconsacrato definitivamente nel 1785) e l’abbandono dei frati sempre più vittime dei fuorilegge, gli ultimi a lasciare il paese costerinu furono il vecchio sacerdote Fra Sebastiano Cubeddu e un frate laico; nella comunità illoraese permane tuttora la testimonianza agostiniana dello “spirito di carità cristiana” e il profondo culto per san Nicola da Tolentino: sacerdote agostiniano, canonizzato da papa Eugenio IV nel 1446.
La prima fondazione di Conventi Agostiniani in Sardegna, allora chiamati Romitani o Eremitani di sant’Agostino (354 – 430), i cui resti sono custoditi e venerati nella Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, si registra a Cagliari nel 1421.
La scoperta della lapide, benedetta con solennità dal parroco don Pietro Maya, e collocata nel muro esterno del porticato cimiteriale de su Cuventu dell’antica ed originaria struttura agostiniana, luogo simbolo della memoria e storia della comunità, riporta incisa l’epigrafe: “A ricordo del IV centenario della fondazione del convento di Sant’Agostino per volere dei nobili coniugi Francisco Nurquis Zedrellas e Adriana Corona Nurquis il popolo di Illorai grato per il bene operato in paese dai frati eremitani che vi hanno dimorato pose – 8 Settembre 1624 8 Settembre 2024”.
La semplice cerimonia, seguita da numerosi cittadini, dalla Confraternita “Mama ‘e su Nie” e fedeli della locale comunità parrocchiale, dalle associazioni Pro Loco e di canto corale, ha registrato gli interventi del sindaco Gianluca Grande e dello storico locale mons. Gavino Leone.
Il sindaco, con un intervento breve e incisivo, ha sottolineato l’importanza e la valenza di conoscenze che la storia locale dona per comprendere l’essere e i perché dell’identità; fonte di consapevolezze da cui attingere i tanti messaggi che arrivano dal nostro passato comunitario ed oggi danno significato a luoghi di vitali radici storiche e spirituali.
Mons. Gavino Leone, in base al suo lavoro di storico-ricercatore, riferisce di un documento custodito nell’Archivio storico diocesano di Ozieri, fascicolo di una decina di pagine, che certifica l’atto di fondazione e della soppressione del convento agostinano di N.S. d’Itria d’Illorai. Lo scritto d’archivio riporta, con dovizia di particolari tutto il percorso di cause tra convento e gli eredi dei fondatori-donatori, facendo riferimento all’iniziale stipulo notarile sottoscritto da mons. Ambrogio Machin, vescovo di Alghero, e al consenso dell’arciprete del Capitolo, mons. Carcassona, che all’epoca godeva della prebenda delle parrocchie dei villaggi di Illorai e di Bortiocoro. Alle mancanze degli eredi Nurchis Cedrelles verso il convento e i suoi frati, sopperì “la generosità della popolazione, con donazioni e offerte varie”.
In quella lontana e storica occasione, Illorai si dimostra una solidale e coesa comunità di profonda sensibilità sociale e religiosa.
Cristoforo Puddu
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