Invasione cavallette, Cia Sardegna: «Piano di prevenzione fermo al palo»
Danni insostenibili per le aziende agricole ancora in attesa dei ristori. Fondi stanziati dalla Regione insufficienti per contrastare il fenomeno.
La Cia Agricoltori Sardegna lancia l’allarme sul pericolo di una nuova invasione di cavallette che, come successo negli ultimi anni, potrebbe devastare i campi e le produzioni agricole della Sardegna centrale. Un fenomeno che per i rappresentanti degli agricoltori dovrebbe essere affrontato in ben altro modo dalla Regione Sardegna.
Le invasioni degli ultimi anni, che hanno pesantemente minato la tenuta delle aziende agricole con la devastazione di pascoli e di colture, hanno evidenziato un estendersi continuo della presenza di cavallette, investendo sempre più territori della nostra Isola.
«Nonostante sia stato annunciato dalla Giunta regionale – sottolinea Cia Sardegna in una nota – lo stanziamento di 800mila euro (500mila per il 2021, 200mila per il 2022 e 100mila per il 2023) per la pianificazione e l’attuazione delle misure di contenimento e di contrasto alla diffusione del fenomeno, più 300mila euro per la predisposizione di un Piano per le attività di studio, monitoraggio, prevenzione e contrasto alla diffusione del fenomeno e al supporto delle attività, a oggi tale piano e le conseguenti azioni di prevenzione non sono ancora partiti».
Per la Cia «i fondi stanziati, inoltre, sono assolutamente insufficienti per contrastare efficacemente il fenomeno, sia in termini di prevenzione che di gestione, e a oggi gli agricoltori che hanno subito perdite e danni negli anni scorsi non hanno ricevuto alcun ristoro».
«Visto lo stato delle cose – concludeCia Agricoltori Sardegna –, è urgente e necessario avviare tempestivamente il piano di prevenzione, intervenendo con la massima rapidità per affrontare con decisione e in maniera concreta un problema a cui negli ultimi anni non è stata riservata la dovuta attenzione, che ha creato e che purtroppo, stante le condizioni, abbiamo la preoccupazione creerà ulteriori devastazioni mettendo in ginocchio agricoltori e territori sempre più vasti».