Lezione itinerante dell’Ute di Ozieri al nuraghe Santu Antine e al villaggio di Rebeccu

OZIERI | 9 marzo 2025. “Lezione fuori porta” per gli studenti dell’Università delle Tre Età “F.I. Mannu” di Ozieri, che mercoledì 5 marzo hanno visitato il nuraghe di Santu Antine di Torralba e al villaggio disabitato di Rebeccu, a Bonorva. Per gli appassionati dei grandi misteri della storia, il nuraghe Santu Antine, perso nel bel mezzo del nulla, è forse uno tra i più affascinanti, maestosi e intriganti complessi nuragici, senza dubbio uno dei meglio conservati dell’isola. Dentro le spesse mura, si vive una esperienza unica, una realtà magica e misteriosa, che gli antichi sardi hanno lasciato in eredità alle generazioni future: un libro scritto con “lettere di pietra”.

Non meno interessante è stata anche la visita degli allievi del “Mannu” al villaggio disabitato di Rebeccu, dove i gatti, paffuti e pigri, “affamati” di coccole, si trascinano stancamente per la piazza e dove è presente un ristorante e la chiesetta dedicata a Santa Giulia. Rebeccu non è sempre stato un villaggio fantasma. Secondo la leggenda, infatti, pare che nel Medioevo godesse di una certa notorietà e che la leggenda vuole si sia incrinata quando Donoria, principessa del luogo, fu scacciata dal padre. Non si limitò a inveire contro il paesello, che doveva far parte della genia delle fate, ma lo maledisse, imponendo che non superasse mai più le trenta case. “In epoca nuragica, il villaggio nacque in funzione del ricovero dei pellegrini che andavano a curarsi alla vicina fonte oligominerale di Santa Lucia, Rebeccu è la corruzione dell’accadico ‘ramaku'”‘ significante Bagni, Terme” (Salvatore Dedola, La Toponomastica in Sardegna).

Rebeccu conserva anche una fontana (nella foto in basso), che gli studenti dell’Università hanno potuto visitare, seppur con un po’ di fatica a causa di alcuni impervi tratti del sentiero. Si chiama Su Lumarzu ed è l’unica fonte che si trova nel villaggio. Essa è una piccola fontana sacralizzata, che risulta un po’ nascosta. Proprio quella forma dimessa da il nome alla fonte: “Lumarzu, proviene dal babilonese ‘lummu’ significante piccolo contenitore per bere, a cui i sardi aggiunsero ‘ariu’, suffisso aggettivale, e si pervenne a Lumarzu“ (Salvatore Dedola La Toponomastica in Sardegna).

Rebeccu è un colpo di fulmine, è chimica immediata, una fiaba immersiva, emozionale, una occasione per compenetrarsi nei luoghi e apprezzare ogni singolo dettaglio, senza essere ostaggi della fretta, dell’impazienza e senza che il sequestro emotivo prenda il sopravvento.
L’Università delle Tre Età di Ozieri con la scelta di una lezione itinerante in questi due siti ha confermato l’importanza dell’ateneo all’apertura ai territori e alla valorizzazione del patrimonio culturale dell’Isola.
Maria Bonaria Mereu
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