Medicina legale: conforto per i congiunti, verità per tutti
Il convegno a Sassari sulla “VI giornata sassarese di medicina legale”.
SASSARI | 14 maggio 2024. «Un momento di riflessione anche per noi operatori del diritto, non solo per i medici, che devono essere considerati come un presidio importante per tutti”. Si è aperto con questo riconoscimento, da parte di Salvatore Marinaro, presidente della Corte d’Appello penale di Sassari, il convegno di sabato scorso a Sassari sulla “VI giornata sassarese di medicina legale”, ideata da Salvatore Lorenzoni, direttore di Medicina legale all’Asl di Sassari.
Una giornata particolarmente ricca per le importanti presenze tra i relatori, quali la presidente della IV sezione della Corte di Cassazione, Patrizia Piccialli, Francesco Maria Avato, ordinario di Medicina legale all’Università di Ferrara. Presente anche il procuratore del Tribunale di Sassari, Paolo Piras, che è stato presentato dal presidente dell’Ordine dei medici, Nicola Addis, come «un magistrato rubato alla medicina, per la sua competenza nel settore medico-legale».
Addis nella sua introduzione ha ricordato, ancora una volta, l’importanza dei crediti formativi per la categoria medica, soprattutto quando si parla di medicina difensiva, infatti, in caso di contenzioso, la prima verifica di un giudice è quella di assicurarsi che il medico sotto accusa abbia acquisito tutti i crediti richiesti. Un dato di fondamentale importanza anche per le assicurazioni che devono risarcire eventuali danni dei professionisti sanitari. Al corso di aggiornamento ha presenziato Lucia Anna Mameli, direttore sanitario Aou e tesoriere dell’Omceoss.
Che i medici non siano «sotto una campana di vetro» lo ha ricordato la presidente di Cassazione, Patrizia Piccialli, nella sua lezione magistrale. «La vostra è una professione difficile – ha proseguito l’alto magistrato – ma non dovette sentirvi in trincea con la medicina difensiva. Qualcosa sta cambiando nella giurisprudenza, nel tentativo del legislatore di tutelare la professione medica, soprattutto dopo il periodo del Covid che ha messo in evidenza come la limitazione della conoscenza debba escludere la colpa grave, così come la carenza di personale, le condizioni di lavoro, l’entità delle risorse finanziarie e un minor grado di esperienza, come quella di un praticante. Di “colpa grave” si può parlare – ha proseguito la Piccialli – quando nessun altro medico pone in atto una negligenza simile».
La presidente Piccialli ha inoltre precisato quale rilievo deve essere dato alle “linee guida” dell’Oms. «L’esperienza medica, applicata ad ogni singolo caso deve prescindere dalle linee guida, che pur essendo una fonte non trascurabile come elemento processuale, non possono essere considerate norme cautelari, e quindi non sono un ordine precostituito dell’attività medica, che deve invece essere valutata caso per caso».
Sullo scudo penale, del quale l’associazione nazionale medica chiede conferma anche dopo l’emergenza Covid, si è soffermato il procuratore Paolo Piras: «Tutti auspichiamo, in futuro, un lavoro in un clima più sereno. È all’esame della commissione sanità una riforma per “la colpa grave”, i cui risultati non sono ancora stati resi noti, ma è esclusa la depenalizzazione dell’atto medico. Più probabile che, in caso di “colpa lieve” si applichi la perdita di rilevanza penale, mentre potrebbe essere trattata come materia di carattere civilista per un eventuale risarcimento economico. Il consiglio è quello di avere con il paziente un rapporto di fiducia, ascoltando il malato ed avendo un dialogo chiaro, questo atteggiamento ridurrebbe il ricorso alla denuncia».
Il concetto di “verità” è stato illustrato da Pierantonio Muzzetto, presidente della Consulta deontologica della Federazione nazionale. «Il primo diritto – ha esordito Muzzetto – è quello di fare il proprio dovere, altrimenti si va contro il codice deontologico dei medici, ma anche contro la legge. Bisogna sempre dire la verità, in quanto espressione della conoscenza, trovando il coraggio per esprimerla anche quando diventa dolorosa. Ma non essendoci intelligenza senza sensibilità – ha proseguito – il medico nel dire la verità acquisisce responsabilità e nel riconoscere lo stato d’animo del paziente deve adattare quella verità in un rapporto duale tra professionista e malato, che coinvolge anche la società e quindi i parenti della persona in cura. Una verità che potrebbe diventare “sartoriale” tenendo sempre ben presente il diritto del paziente all’autonomia e consapevolezza delle proprie scelte».
L’aggiornamento medico si è concluso con l’intervento di Francesco Mario Avato dell’Università di Ferrara, che ha evidenziato come la branca della Medicina legale sia in forte crisi in tutta Italia, mentre a Sassari c’è un importante presidio costituito dall’Istituto di medicina legale non sempre presente nei capoluoghi di provincia. «Disciplinare l’autocritica della condotta medica – ha dichiarato Avato – aiuta a dare autorevolezza alla professione e serenità ai parenti delle vittime, come un ultimo conforto. Impudenza e negligenza non possono essere omesse nelle certificazioni. Il medico legale deve fornire precise informazioni al giudice perché possa prendere idonee decisioni».
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