Messaggio del Vescovo di Ozieri: «Pasqua di Cristo, Pasqua della Chiesa»
Messaggio pasquale del Vescovo di Ozieri, mons. Corrado Melis, a tutti i fedeli della Diocesi.
«Della Pasqua, come del resto di ogni altro “mistero” della fede e della vita della Chiesa e dei cristiani, si dovrebbe parlare anzitutto nel registro della lode e della dossologia: e, dunque nel registro della poesia e del canto. Perciò all’inizio di questo messaggio ci sta bene uno dei numerosi testi con i quali la Chiesa medita il grande evento del Risorto.
“Buia la notte nella tomba, ma i raggi delle sante ferite penetrano la durezza della pietra, sollevata leggermente e posta a lato; dal buio della tomba si erge il corpo del Figlio dell’Uomo illuminato di luce, irraggiante splendore, nuovo corpo risorto del Figlio dell’Uomo.
Lento nella caverna Egli esce nella tacita prima aurora del silente mattino, lieve nebbia ricopre la terra; profondamente ora sarà attraversato da luce di bianco bagliore e il Salvatore oltrepassa il silenzio della terra nuovamente ridestata dal sonno.
Sotto i passi dei santi suoi piedi fioriscono, mai visti, fiori di luce e dove, lievemente, le sue vesti sfiorano il suolo, scintilla il terreno, brillio di smeraldo.
Dalle sue mani fluisce la benedizione sui campi, sui prati in turgidi, chiari profluvi, nella rugiada mattutina della pienezza della grazia irraggia, giubilando, la natura del Risorto, quando Egli silente procede a fianco degli uomini”.
Sviluppando con una certa libertà suggestioni e immagini di questo testo, ci lasciamo trascinare nel giorno di Risurrezione.
Questa poesia scritta da Edith Stein nel 1924, è un augurio pasquale che immette in un clima di calma, di lento procedere di una trasformazione pur sconvolgente: non vi è nulla dell’abituale immagine dell’irruente uscita di Cristo dalla tomba che abbiamo nella nostra mente.
Cristo Risorto, con la luce che emana dall’essere divenuto “uomo nuovo”, scansa la pietra che blocca, la “pone a lato”, quasi a voler indicare la libertà lasciata all’uomo di tornare a scegliere la sua prigione: la luce della Risurrezione esige di essere scelta, accolta, abbracciata, incarnata ed emanata all’esterno.
Frutto della Pasqua è la realtà trasformata, divenuta incanto di Bellezza per la presenza in essa del Risorto che, ormai, ripercorre “silente” i sentieri di tutta l’umanità. Cristo, Uomo Nuovo, è presenza pellegrinante in ogni luogo della Terra: negli ambienti di culto e nei tuguri delle grandi metropoli, nelle nostre confortevoli case e nelle miserabili baracche dei diseredati.
Il Risorto, nel silenzio, convive con l’essere umano di ogni luogo; non c’è posto nel quale Egli non conduca la sua presenza silenziosa, nell’attesa di essere accolto con la grazia delle sue benedizioni, come forza che rende capaci di operare una trasformazione dei cuori e della realtà, per abbattere gli obbrobri costruiti dall’umanità, frutto di ingiustizie, di sopraffazioni, di violenze, di cattiverie di cui il cuore dell’essere umano, chiuso all’Amore del Padre, è capace.
A queste affascinanti suggestioni poetiche che fanno bene al cuore vorrei indicare che oltre le parole il cristiano ha un “luogo” in cui è convocato per inserirsi sempre nel dinamismo pasquale del Signore: la Sua eucarestia. Questo è il “luogo” dove sempre da capo la Chiesa ripete e rinnova il racconto della sua origine.
Proprio ripetendo il gesto eucaristico entriamo in una dinamica spirituale in cui diventiamo corpo di Cristo e il Cristo diventa la vita in noi. Il primo compito della celebrazione eucaristica è quello di ricondurci instancabilmente sul cammino pasquale aperto da Cristo.
Carissimi, augurando “Buona Pasqua!” vorrei indicare di ritrovare la gioia di celebrare l’eucarestia con la Chiesa, la quale rende presente la Pasqua di Cristo e ne comunica il dinamismo ai fedeli; vorrei indicare che la verità dell’uomo e del mondo è proposta nella verità di Cristo. Vorrei indicare che la misura ideale della fede nella risurrezione è rendere migliore la vita degli altri.
Vorrei annunciare, con parole di augurio, che la vita risorta si nasconde nella vita quotidiana e si manifesta orientandosi verso l’alto, lasciandosi affascinare dal pensiero della risurrezione piuttosto che dalla rassegnazione.
Vorrei, infine, augurare a ciascuno con Papa Leone Magno, un uomo vissuto in tempi durissimi per la Chiesa e per la società allo sbando:
“Non ti arrendere mai, neanche quando la fatica si fa sentire, neanche quando il tuo piede inciampa, neanche quando i tuoi occhi bruciano, neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati, neanche quando la delusione ti avvilisce, neanche quando l’errore ti scoraggia, neanche quando il tradimento ti ferisce, neanche quando il successo ti abbandona, neanche quando l’ingratitudine ti sgomenta, neanche quando l’incomprensione ti circonda, neanche quando la noia ti atterra, neanche quando tutto ha l’aria del niente, neanche quando il peso del peccato ti schiaccia… Stringi i pugni… sorridi… e ricomincia!”.
È l’augurio sincero che faccio a tutta la cara Comunità diocesana per la S. Pasqua!», conclude il vescovo di Ozieri Corrado Melis.