Olbia, aperta fino al 21 agosto la mostra «Navi, traffici e mercati: dai nuragici fino a greci e romani»
OLBIA – ITTIREDDU. Rimarrà aperta fino al 21 agosto la Mostra “Navi, traffici e mercati: dai nuragici fino a greci e romani”, organizzata dal Comune di Ittireddu e l’Associazione “Sardinia Romana. L’esposizione che ha aperto i battenti il 18 agosto per “Mirtò – Festival internazionale del Mirto”, tra sapori, cultura, archeologia, musica, spettacoli, artigianato è stata allestita nel museo archeologico di Olbia.
L’iniziativa è nata grazie alla fruttuosa collaborazione tra il piccolo centro logudorese e il team Mirtò dell’inesauribile Nicola Mancini che, oltre ad organizzare il Festival Mirtò, è attivo anche con altri importanti eventi organizzati in Sardegna e all’estero.
«Non potevamo non cogliere l’occasione offertaci – sottolinea il sindaco di Ittireddu Franco Campus –, soprattutto perché dietro queste iniziative c’è un’idea progettuale precisa e che consideriamo vincente, in cui si coniuga l’enogastronomia con gli eventi musicali e culturali».
«Quest’anno – aggiunge Campus –, il programma era molto più ambizioso e prevedeva una rassegna da tenersi anche a Ittireddu con lo spettacolo di un noto artista. Purtroppo il Covid ha limitato la programmazione degli eventi previsti e a concentrare in pochi giorni la manifestazione ad Olbia».
La Mostra allestita nel Museo Archeologico di Olbia non poteva trovare un luogo più adatto. Infatti, è proprio ad Olbia che tra il 1999 e il 2001 vennero recuperati durante i lavori per il rifacimento del cavalcavia, i resti di oltre 20 relitti di età romana e di età medievale alcuni dei quali sono esposti nel Museo.
«La Mostra, così com’è stata concepita, cioè con il taglio didattico, rappresenta in questo caso una sorta di introduzione rispetto all’allestimento permanente – prosegue Franco Campus –. Un racconto che inizia molto prima rispetto all’età romana, nel Neolitico, cioè circa 8000 anni fa, quando l’ossidiana, il noto vetro di origine vulcanica del monte Arci nell’oristanese, da cui era possibile ricavare degli splendidi e taglientissimi strumenti, venne “commercializzato” in Italia settentrionale e nella Francia meridionale».
Con l’età nuragica si consolida il rapporto fra l’isola e il Mare Nostrum, il Mediterraneo, con il popolo che costruiva architetture ardite in Sardegna e allo stesso tempo viaggiava percorrendo delle rotte consolidate verso Oriente e verso Occidente. Tale ruolo di scalo privilegiato per ogni naviglio che decideva di solcare il mare, prosegue in età storica e ovviamente anche in età romana.
«Per raccontare tutto questo – conclude il sindaco Campus –, grazie alla collaborazione dell’Associazione Sardinia Romana e del rievocatore Giovanni Romano, abbiamo fatto realizzare copie di reperti molto significativi per il tema trattato (dalle navicelle nuragiche in bronzo, a copie in scala dei principali tipi di navi dell’età antica, a vasi, fino agli attrezzi che si utilizzavano per la realizzazione delle navi in età romana), che consentono soprattutto ai non addetti ai lavori e ai ragazzi di vedere e anche di toccare con mano gli oggetti”. L’auspicio che ci facciamo è che tale collaborazione possa proseguire anche in futuro e che l’anno venturo possiamo parlare di Covid come di un brutto ricordo».