Ozieri, 550 anni di storia della chiesa Nostra Signora di Loreto
OZIERI. Sabato scorso la città ha festeggiato i 550 anni della fondazione del convento e della chiesa dedicata a Nostra Signora di Loreto con una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Corrado Melis. In virtù di questa ricorrenza abbiamo chiesto allo studioso ozierese Gian Gabriele Cau un contributo per conoscerne meglio la storia.
«La chiesa di Nostra Signora di Loreto di Ozieri – seconda solo alla cattedrale quale testimonianza di una antica devozione mariana cittadina – sorge su di un basso poggio alla periferia Nord dell’abitato.
I più antichi documenti ne attestano l’esistenza già nella seconda metà del sec. xv secolo, in relazione ad un convento francescano dell’Ordine dei Minori Osservanti, secondo tradizione fondato dal Beato Bernardino da Feltre nel 1470, esattamente 550 anni fa, di cui non resta oggi che qualche rudere di poca entità, sul fianco sud della chiesa. Le stesse carte d’archivio ci tramandano notizia di un precoce abbandono del complesso conventuale da parte dei monaci, che nel 1528 ripararono nel quartiere di Cuzzolu, dove eressero un nuovo monastero e poi, nel 1575, una chiesa di San Francesco, adiacente quella di San Giorgio.
Nel 1591, su concessione del vescovo della diocesi di Alghero e Unioni Andrea Bacallar, la chiesetta di Loreto è occupata dai Frati Cappuccini, per essere ancora abbandonata nel 1593, in favore della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, in ragione della persistente insalubrità dell’aria. Nel 1734 in occasione della visita pastorale del vescovo di Alghero e Unioni Matteo De Bertolinis, la più antica chiesa francescana della città è in stato di abbandono e se ne decreta l’interdizione, fino a che non fosse stata fornita degli ornamenti che mancavano.
In ambito locale la chiesa di Nostra Signora di Loreto si pone in evidenza per l’assoluta novità dell’icnografia e la conformità delle architetture alla tradizione tardogotica catalana.
L’impianto è costituito da un’aula unica, divisa in tre campate da arcate trasversali a sesto leggermente ribassato, e conclusa da una più bassa e stretta cappella absidale. Le arcate trasversali impostano su semplici capitelli a fascia su paraste quadrangolari, alle quali si oppongono, all’esterno, massicci contrafforti. L’orditura portante del tetto, che poggia sulle due arcate, è costituita da lunghe travi in legno scompartite su travicelli e tavolato, sul quale insistono le tegole.
La cappella absidale quadrangolare è voltata a crociera costolonata, con nervature che spiccano da peducci angolari, adorni di angeli musicanti e motivi fitomorfi, e chiusa in chiave da una gemma pendula, con la figura a bassorilievo della santa patrona la Vergine di Loreto.
L’arco absidale mostra un profilo ogivale, con conci di tufo dai giunti ben serrati ed con estradosso modanato. Nei capitelli di imposta dello stesso arco sono scolpiti angeli reggiscudo: quello a destra esibisce uno stemma a losanghe, emblema della famiglia valenzana dei Centelles, alla quale erano stati infeudati i territori del Montacuto (1421); quello di sinistra uno scudo crociato.
La capilla mayor è illuminata da una piccola e stretta feritoia strombata verso l’interno, aperta nel lato sinistro della parete. Nel paramento a destra del coro si pone una cappella con un arco a tutto sesto e volta a botte su cornice di imposta a dentelli di chiara impronta manieristica, identificabile con tutta probabilità con la capilla deSant’Anna, riscontrata nel testamento della nobildonna Isabella de L’Arca, datato 1668.
La facciata, contraffortata da robusti speroni ai fianchi, mostra un timpano “a capanna”, con falde segnate da una cornice e un ampio oculo centrato per un perduto rosone. Il portale di ingresso è concluso da un arco di scarico a sesto leggermente rialzato, elevato con conci di tufo regolari disposti a ventaglio, secondo modalità costruttive catalane.
Dalla chiesa di Nostra Signora di Loreto, dal Cinquecento già chiesa filiale della cattedrale del’Assunta, deriva il Retablo della Madonna di Loreto attribuito al “Maestro di Ozieri”. Il tardomanierista sardo, identificabile nell’ozierese Andrea Sanna morto nella sua città poco prima del 1611, fu così convenzionalmente definito da Enrico Brunelli nel 1936 perché ad Ozieri, si conserva una tra le sue opere più importati, la sola giunta sino a noi nella sua pressoché totale integrità.
Tra i numerosi documenti dell’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Ozieri, ve n’è uno di particolare interesse. In un foglio sciolto è l’annotazione dell’Inventario di tutti i libri dei Divini Offici della villa di Ozieri redatto l’11 agosto 1611. Si ha così notizia dell’esistenza di un Libro delle donazioni e dei lasciti in favore della chiesa della Madonna di Loreto, oggi purtroppo perduto. In quel registro bianco, legato con delle corregge, «est nocta sa intrada et sensalistos de N[ost]ra Se[g]nora de su oreddu et tanbene sas intradas et sensales de su q[uondam] m[astr]° Andria San(n)a ». Conta novanta fogli,«desos q[ual]es bindat iscriptos de su heratadu de n[ost]ra S[egnor]a de su oreddu unu follu et pagu de su ateru; et desu heretadu de su q[uondam] m(ast)ru Andria San(n)a bindat iscriptos unu follu et pagu de su ateru».
È questo l’unico documento che pone in diretta, strettissima relazione mastru Andria Sanna con la chiesa di Nostra Signora di Loreto, per la quale il cosiddetto “Maestro di Ozieri” realizzò il noto retablo. È altresì evidente come il Sanna sia il solo menzionato, sia per le molteplici offerte elargite in vita («intradas et sensales») che per le disposizioni testamentarie («heretadu»). Motivo di tanta considerazione non può che essere la speciale devozione di Andrea Sanna verso la Vergine Lauretana, di cui le offerte, l’eredità – e si ha ragione di credere anche il retablo – sono tangibile espressione.
Il trittico si caratterizza per la centralità della Traslazione della casa di Loreto tra due tavole in cui sono illustrati due dei Misteri gaudiosi della Vergine: l’Annunciazione e la Visitazione. Nella cimasa è una Crocifissione con Maria e Giovanni al piede della croce, nella predella un Ecce Homo tra due tavole dei Quattro grandi antichi dottori dell’Occidente.
Del polittico, da poco meno di un decennio esposto nella Sala della Quadreria del Museo diocesano di Arte Sacra di Ozieri, resta sull’altare della chiesa di Loreto una copia su tela della Traslazione della casa di Loreto, realizzata dal pittore ozierese Salvatore Ghisaura nel 1870, quando il retablo fu ritirato all’Aula capitolare della cattedrale, per preservarlo dalle acque meteoriche che filtravano dal tetto della cappella».
Gian Gabriele Cau
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