Ozieri dice addio a Giorgia Zicchittu, scomparsa a 34 anni dopo un anno di sofferenze
«Voglio morire da Cristiana, voglio morire con Gesù» è stato l’ultimo desiderio che ha voluto vivere fino in fondo, affrontando con coraggio la malattia.
OZIERI. «Già il primo giorno che l’ho incontrata distesa nel suo letto di sofferenza, consapevole del fatto che la sua vita non sarebbe stata lunga. Giorgia mi ha chiesto una cosa che mai mi sarei aspettato e che ha creato in me, uomo e sacerdote, sentimenti di timore e allo stesso tempo di gioia profonda: ”Voglio morire da Cristiana, voglio morire con Gesù, e mi deve aiutare a terminare la mia esistenza in questo modo“».
Così, don Roberto Arcadu in un passo dell’omelia rivela la richiesta, convinta e senza appello, fattagli dalla ragazza che, con le sue 34 primavere e un anno passato a lottare contro un brutto male, ha trovato nella fede in Dio la forza di affrontare la morte senza paura.
Parole, chiare e forti, che sono risuonate oggi, martedì 23 agosto, nella chiesa di Santa Lucia dove, per l’ultimo saluto a Giorgia Zicchittu, parenti, amici, conoscenti e l’intera comunità parrocchiale di Ozieri e Pattada si sono uniti con un grande abbraccio al dolore di babbo Antonio, di mamma Tetta, della sorella Maria, della nonna e del suo amato fidanzato Enrico.
Una sofferenza immane per una famiglia che conosce bene la tribolazione, il peso di una croce che già qualche anno fa si era fatto insostenibile con la scomparsa di Giuseppe, fratello di Giorgia, morto fatalmente nel 2016 a soli 25 anni.
Alla celebrazione, presieduta dal parroco don Roberto e concelebrata dal vescovo emerito di Ales-Terralba mons. Giovanni Dettori, si sono uniti con la preghiera, seppur non in presenza perché impegnati negli esercizi spirituali, anche il vescovo di Ozieri mons. Corrado Melis e tutti i sacerdoti della Diocesi.
Il testo dell’omelia
«Inizio questa omelia consapevole che ciò che il cuore esprime con le parole in questo momento è pur sempre troppo povero e non può certamente lenire il grande dolore che alberga in questi giorni nel cuore di ciascuno di noi, in particolare nella vita di Antonio e Tetta, di Maria, della nonna, di Enrico e di tutti i familiari della cara Giorgia, già segnati nel profondo, dalla morte improvvisa di Giuseppe alcuni anni fa.
Il tributo già pagato alla morte, era stato pesante e pensavano avesse già colmato, per ora, la sua presenza, invece essa, questa dura realtà, è tornata prepotentemente su questa famiglia, abbattendosi come un forte uragano sulla casa, scuotendone le fondamenta e riaccendendo il fuoco del dolore che traccia nel cuore un ulteriore e profondo solco di sofferenza e lacerazione!
Carissimi fratelli e sorelle, siamo qui in questa nostra chiesa parrocchiale, questa nostra chiesa che ha visto Giorgia compiere il suo cammino di fede, ricevendo il Santo Battesimo e in seguito la Confermazione, convocati da Dio stesso attorno al Suo Santo Altare per celebrare il divino Sacrificio, avendo davanti agli occhi la bara contenente il corpo di Giorgia, di questa nostra cara giovane, segnata nel profondo dall’esperienza della malattia. Un’esperienza questa che per un intero anno ne ha accompagnato i suoi passi sconvolgendo il suo quotidiano, facendola scontrare con un progetto certamente diverso dalle sue attese, dai suoi sogni, e dalla realizzazione dei suoi desideri lavorativi per i quali si era preparata.
Essa invece, la sofferenza, prepotentemente forte e disarmante è entrata senza permesso, chiedendo a Giorgia di abbracciare un altro progetto duro e pesante che piano piano le ha fatto percorrere il cammino del calvario, portando sul suo corpo il peso faticoso della Croce. Ed è proprio su di essa, sulla Croce che desidererei soffermare per un attimo la nostra attenzione.
La pagina del Vangelo ci ha narrato quell’avvenimento tanto doloroso e crudo, quanto bello e prezioso perché salvifico. Il momento del Calvario, atto supremo di amore di Dio nei confronti delle sue creature, preso in sé stesso non può che destare in noi un profondo sconvolgimento: perché un Padre che ama il suo Figlio, gli chiede di morire? Perché un Dio, che vive di amore, come noi affermiamo e crediamo, chiede di salvare l’umanità proprio attraverso il dolore, la sofferenza e la morte?
È sconvolgente pensare un Dio così. Eppure essa, questa grande verità, ci ha portato in questa nostra chiesa anche questa mattina. Siamo qui infatti ad affermare che questo nostro Dio è ricco di amore verso tutti, così come lo è stato anche per Giorgia; a professare la nostra fede in un Dio che ci ha amati in questo modo. Il cuore umano oggi grida l’ingiustizia! Il nostro cuore oggi urla il suo disappunto per questa morte!
La nostra umanità non accetta questo perché l’uomo è stato creato per la felicità e la gioia: ma guardando a quest’ultimo tratto della vita di Giorgia questo noi non possiamo affermarlo! Non può una giovane ragazza nel pieno della sua freschezza giovanile cadere nel tunnel del dolore per finire in una tomba a 34 anni.
Eppure c’è qualcosa di più! Ho intrapreso con Giorgia in questo tempo, un cammino, abbiamo percorso insieme un tratto di strada per suo desiderio e per quello dei suoi familiari.
Già il primo giorno che l’ho incontrata distesa nel suo letto di sofferenza, consapevole del fatto che la sua vita non sarebbe stata lunga. Giorgia mi ha chiesto una cosa che mai mi sarei aspettato e che ha creato in me, uomo e sacerdote, sentimenti di timore e allo stesso tempo di gioia profonda. Il sunto della sua richiesta lo esplicito con queste parole: «Voglio morire da Cristiana, voglio morire con Gesù, e mi deve aiutare a terminare la mia esistenza in questo modo».
Dopo aver ascoltato questo, anche voi potete capire perché il mio cuore si è riempito di inquietudine e di gioia. Non mi sarei mai aspettato che una giovane ragazza mi potesse chiedere questo. Le ho fatto ascoltare il brano che ora abbiamo appena letto, chiedendo a Giorgia se credeva che quella morte in croce di Gesù aveva un senso e se credeva che lei era assimilata in tutto e per tutto a Cristo crocifisso! «Sì, ci credo, lo so ed è bello che qualcuno abbia il coraggio di dirtelo».
Da quel momento, tutte le volte che ci siamo visti lei ha ricevuto l’Eucaristia come Viatico fino a sabato, quando con voce flebile mi ha sussurrato un grande “grazie” accompagnato da un sorriso. In questo tempo con fede si è confessata, e ha ricevuto in piena coscienza i sacramenti, abbandonandosi nelle braccia di Gesù.
Ha davvero fatto una morte cristiana! È veramente morta con il Signore. Forse è vero che il Signore non ha ascoltato le nostre preghiere per restituire a lei la guarigione fisica, ma Dio ha compiuto in Giorgia il più grande miracolo: quello della guarigione interiore, e di uno sguardo fisso sull’amore di Cristo Crocifisso che oggi le ha restituito la vera vita: quella che vive nell’abbraccio pieno di Dio.
Cara mamma Tetta e babbo Antonio, genitori trapassati da questa spada tremenda e lacerante del dolore: vi chiedo di accogliere come dono di Dio quelle parole di Giorgia che poc’anzi ho ripetuto. Siano esse il conforto: sapere cioè che Giorgia ora non è qui ma vive con Dio perché ha scelto Dio per sempre.
Quel sorriso stampato sulle sue labbra con cui si è addormentata per sempre, possa essere il suo “grazie” per ciò che avete fatto per lei fino alla fine. Vi raggiunga lo sguardo sereno e trasfigurato del suo volto che vive in Dio e nella sua gloria, e il vostro cuore rinnovi al Signore, il suo credo e la sua fede.
Cara Maria, sorella, amica e confidente. Giorgia ci aveva detto che i progetti di Dio qui nella sua terra non li avremo mai capiti abbastanza, ma solo su nel cielo. Ora è arrivato quel momento in cui lei comprende tutto.
Chiedi, e noi lo facciamo per te, chiedi a Dio perseveranza nella fede perché anche tu possa accogliere questo progetto rimettendoti nelle mani di Dio e della sua volontà!
Caro Enrico, vi siete amati, vi siete voluti bene, avremo preferito celebrare altre cose qui, non è stato fatto. I passi percorsi insieme siano per te sostegno e forza per vivere giorni di pace del cuore.
Carissimi amici, cari giovani, carissimi tutti. La morte di Giorgia deve necessariamente portare riflessione nel cuore, sul senso della vita e sulla sua importanza. Non possiamo vivere giorni senza senso, privi di stimoli ma è necessario ripiegarsi le maniche e impiegare bene le giornate.
Seguite e seguiamo vie che possano aiutarci a realizzare sogni possibili e aiutandoci insieme a creare una società che ami la vita dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, che rispetti ogni uomo nella sua dignità. Amiamo la vita e accogliamo con docilità e disponibilità di cuore ogni situazione che in essa si affaccia.
Arrivederci in Paradiso cara giovane coraggiosa e forte, hai voluto vivere fino in fondo il dramma della vita e della morte… Questo coraggio e questa fede che hanno segnato il tuo passo umano possano essere ora il tuo bagaglio per attraversare le porte del Paradiso e accogliere il sorriso di Dio. Ti aspetta Giuseppe. Insieme sorridete ancora a noi e custodite i passi dei vostri cari… dite a Dio che nella vostra casa c’è il bisogno estremo di sentire la sua presenza consolante».
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