Ozieri. Il bilinguismo di Satta e Deledda, lezione all’Ute del prof. Dino Manca
Scrittori sardi tra due lingue e il rapporto col canone letterario italiano. Quale conflitto dei codici?
OZIERI | 6 febbraio 2024. Domani, mercoledì 7 febbraio, Dino Manca – professore associato di Filologia della letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Sassari, dove insegna anche Letteratura e Filologia Sarda, presidente del “Premio Ozieri” di letteratura sarda e della commissione “Studi Deleddiani” del Premio Letterario Nazionale – dedicherà all’Università delle Tre Età una lezione sul bilinguismo di scrittori come Grazia Deledda, Premio Nobel nel 1926 per la Letteratura, e Salvatore Satta, giurista e scrittore italiano.
La Deledda è una scrittrice difficilmente collocabile in un canone letterario, una donna nata ai margini della storia e iniziatrice di un linguaggio ibrido che nessuno aveva mai conosciuto prima e che separa e supera tutti i canoni. Cresciuta respirando la polvere della Barbagia, rubando e restituendo con la scrittura la cultura, le atmosfere e la tradizione sarda, si sottopone a una introspezione analitica. Un grido lontano da qualsiasi stereotipo letterario, che va oltre il verismo e il decadentismo.
Il romanzo di Salvatore Satta, giurista di altissimo pregio, “Giorno del giudizio”, è uno dei capolavori del Novecento, insieme a “Fontamara” di Ignazio Silone e al “Gattopardo” di Giuseppe Tommasi di Lampedusa si interrompe nella parte seconda e viene pubblicato postumo per merito della famiglia Satta: “Forse ho concepito un disegno troppo vasto. Ne sono addolorato perché si tratta non di gloria o di fama, estranea totalmente al mio spirito, ma di impedire ad un mondo di morire…”.
«L’io narrante, custode delle antiche memorie – scrive il prof. Dino Manca –, ripesca dal mare dell’oblio la storia del proprio paese e della propria gente, suscitando, con la naturalezza del racconto, la suggestione del mito e dell’epopea quotidiana di un’umanità primitiva, gettata in un mondo unico, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero, l’incarnazione del mistero. Una memoria corale, familiare, sociale e storica insieme. La composizione del testo richiama alla lontana quella dell’Antologia di Spoon River, ma anche al “realismo magico” di Borges».
«Nel romanzo sattiano le due lingue, l’italiano e il sardo (o il suo sostrato) – continua Manca –, coesistono in un rapporto di feconda e riuscita interdipendenza, senza gerarchie che denuncino complessi d’inferiorità. Satta sa bene che la Storia, straordinario terreno di verifica per la cultura e la politica, ci ha insegnato che la civiltà sarda è un conglomerato etnico, risultato di un incontro di popoli, lingue e culture e che la nostra è un’identità veicolata da almeno due idiomi: il sardo, con le sue varietà, e l’italiano, già – come scrive lui stesso – da “prima che l’Italia fosse Italia”».
La conferenza, come è evidente, sarà ricca di nozioni e concetti che serviranno ad ampliare la conoscenza. L’appuntamento si svolgerà dalle ore 16 nell’Aula magna del Centro della Cultura a San Francesco.
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