• 12 Aprile 2025
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Ozieri. Il Museo “La Taverna dell’Aquila”… dove il passato prende vita tra gli antichi mestieri

La Tavrena dellAquila
Un’esperienza immersiva da non perdere tra oggetti d’epoca e strumenti delle professioni di un tempo nel cuore del centro storico.

OZIERI | 9 aprile 2025. Girovagando per il bellissimo centro storico di Ozieri e inerpicandosi per i 118 gradini che dalla “passeggiata” di via Roma portano verso il rione di Cadeddu alto, il visitatore può imbattersi nella Taverna dell’Aquila, il Museo etnografico privato di Peppino Saba che, per quanto contiene al suo interno, è assolutamente d’obbligo visitare. Tutto ha origine oltre sessanta anni fa, quando Peppino, che sin da bambino avuto il “bernoccolo” della ricerca e conoscenza del passato, ha iniziato a collezionare con disciplina e rigore attrezzi utilizzati da contadini, pastori, muratori, fabbri ed artigiani vari, affiancando a essi una collezione mineralogica e una paleontologica, che contiene antichissimi reperti e pezzi talvolta rari, alcuni dei quali risalenti a diversi milioni di anni fa.

Taverna dellaquila 2

Visitando le varie sale di cui si compone il Museo, si potrà tornare indietro nel tempo e conoscere strumenti e loro utilizzo che su massaju, il contadino, adoperava dopo su cuntrattu per la lavorazione del campo, sa laorera e il raccolto, s’incunza. Ancora, non mancano gli attrezzi utilizzati dal pastore per allevare il bestiame e costruire sa pinnetta, dove, dopo la mungitura ci si dedicava alla lavorazione del latte “pro s’intrada” ovvero la produzione del formaggio.

taverna dellAquila 5

Ozieri era una città famosa anche per i suoi ordinati e generosi orti, con annesse porcilaie e vasche (sas balzas) nelle quali le massaie lavavano i panni e della collezione fanno parte gli specifici strumenti, ai quali fanno degna compagnia quelli utilizzati dal vignaiolo, su inzatteri, su frailalzu (il fabbro), dal mugnaio e dal panettiere, su molinalzu, e su panetteri, su mastru ascia (il falegname) e su mastru ’e carros, su fraigamuru (il muratore), su murajolu (il muraiolo), su cadreaju (l’impagliatore) e su covaju (il cestinaio), s’impedradore (il selciatore),i lavoratori della pietra, su minadore (il cavatore), lo sbozzatore (piccapedreri), s’iscalpellinu (lo scalpellino), e quindi su carrulante (il carrettiere), e quindi s’idraulicu, su calzeraju e su seddaiu, (il calzolaio e il sellaio), su carvonaju (il carbonaio), su traperi e su alveri, il sarto e il barbiere… su masellaju, su tzilleralzu, sos buttegajos, su bandodore, su bettuleri, su soldadu, su barranzellu, s’avvocadu, su zuighe (l’avvocato e il giudice), su notariu, su duttore, su butticariu (il farmacista), su mastru, su rellozaju, su cantoneri…

Dunque, non è stato trascurato nessuno, e muovendosi all’interno di questo spettacolare museo delle arti, in cui sono presenti molti strumenti di cui, molto spesso, il visitatore, specie se giovane, non conosceva neppure l’esistenza, sembra proprio di tornare indietro nel tempo.

Arnesi del barbiere

Ma non basta, Peppino Saba, autore con l’architetto Michele Calaresu del volume “La Taverna dell’Aquila” edito dalla Stampacolor (Muros), ha collezionato nel tempo strumenti musicali, diversi preziosi grammofoni e dischi a 78 giri tutti da ascoltare, macchine per la proiezione delle pellicole per la visione dei film e tanto, tanto altro, che lascia chi ha la fortuna di muoversi all’interno delle sue sale ammirato e stupito di cotanta ricchezza di reperti che, certamente, arricchiscono le conoscenze specifiche.

Insomma, Peppino ha ricostruito fedelmente quello che era l’universo dei tempi che furono e per quanti passano dalle nostre parti, giovani e meno giovani, è vivamente consigliata la visita del suo Museo “La Taverna dell’Aquila”, preziosa collezione di tante cose del passato e strumento di conoscenza per tutti.

Raimondo Meledina

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