Ozieri. Notizie d’archivio sulla chiesa di San Michele
Con questo articolo, sulla chiesa di San Michele, iniziamo su “Logudorolive” la pubblicazione di una serie di contributi storici sulle chiese che un tempo erano presenti all’interno della cinta urbana di Ozieri, andate poi distrutte nel tempo. Le fonti storiche sono frutto delle ricerche di mons. Francesco Amadu, sacerdote e studioso della diocesi di Ozieri che con le sue pubblicazioni è stato ed è la fonte storica più importante della città e del territorio. Proprio sulla chiesa di San Michele, circa 20 anni fa, avevo disquisito con lui su una vecchia planimetria della città di metà ’800 e sul fatto che in essa fosse ancora segnalata la chiesa di San Michele. Proprio in quell’occasione mi consegnò una serie di studi e ricerche d’archivio sulle chiese di Ozieri. Mi pare doveroso quindi condividerle con tutti gli ozieresi. (Antonello Sabattino)
«Benché di origine più antica, la chiesa di S. Michele ci risulta documentata per la prima volta negli archivi ozieresi al 1597, anno in cui un certo Giuseppe Mannu Murgia nel suo testamento dispone un legato per la celebrazione in essa di una messa ogni quindici giorni in perpetuo (Archivio capitolare. Carte varie, fasce.24, n.2 – v. M. v, pag.6). Non sono comunque molte le testimonianze che abbiamo su di essa.
Nella sua visita pastorale del 1734 il vescovo Bertolini decretava l’interdetto su di essa, in quanto sprovvista di paramenti e ornamenti, con porte senza serratura, e con una statua così malandata che se ne decretava l’immediata sostituzione con una nuova (Archivio capitolare. Carte varie, fasc.29 – v. M. IV, pag.65). Alla metà del Settecento è quindi da attribuire la statua del Santo che fu trasportata alla Cattedrale prima del definitivo abbandono della chiesa.
Una notizia indiretta, che si potrebbe chiamare “a doppio taglio” a doppia interpretazione, abbiamo sulla chiesa al 1754. Nel suo testamento, il canonico Salvatore Carta dispone che colui che fra i suoi eredi avrà la sua casa d’abitazione, posta in Badde, faccia celebrare ogni anno la festa dell’Arcangelo San Michele nella chiesa del Convento dei PP. Cappuccini. Una interpretazione positiva potrebbe suggerire che la chiesetta fosse troppo piccola per accogliere i partecipanti alla festa; ma la si può intendere anche negativamente pensando che l’edificio fosse sul momento nuovamente in cattive condizioni (Testamento del 17 settembre 1754. Archivio capitolare. Carte varie, fasc.60 – v. M. XXVIII, pag. 14).
L’ultima notizia sulla chiesa, che ci risulti da documenti, risale al 1795: viene infatti elencata con le altre di Ozieri nel “Promemoria del Consiglio Comunitativo di Ozieri per il ristabilimento del Vescovado di Bisarcio (Alghero, Biblioteca Simon-Guillot, Manoscritto n° 282 – v. M.XV,
pag. 98.
Alla voce “Ozieri” del Dizionario del Casalis (nella edizione del 1845, quindi con notizie risalenti a qualche anno prima), l’Angius non elenca più la chiesa di San Michele fra quelle ancora esistenti.
Resta quindi confermato il dubbio che la pianta di Ozieri datata al 1849 si riferisca ad anni prima, in quanto fra le chiese esistenti registra anche questa.
La chiesa era sita nel punto in cui sorse poi la villa Altana, proprio sopra le famose grotte di San Michele che da essa presero il nome, e che a loro volta diedero il nome a quella “cultura di San Michele” o “cultura di Ozieri”, che caratterizza l’ultimo periodo del Neolitico in Sardegna, nel terzo millennio a.C., per il prezioso materiale preistorico da esse proveniente».
Mons. Francesco Amadu