Perché l’Ats Sardegna vuole sfrattare l’Asarp?
CAGLIARI. «Perché l’Ats Sardegna vuole sfrattare l’Asarp?». È questa la domanda che si fa Gisella Trincas, presidente regionale dell’Asarp, l’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica, che con un comunicato rende noto l’invito dell’Ats all’abbandono dei locali della storica associazione dei familiari.
«Il 10 dicembre – spiega la presidente –, ci è pervenuta dall’Ats Sardegna (Servizio logistica e valorizzazione del Patrimonio), una comunicazione con la quale veniamo invitati all’immediato rilascio dei locali in cui svolgiamo la nostra attività».
«Le ragioni di tale richiesta – aggunge Trincas – riguardano “sopravvenuti e prevalenti interessi pubblici da parte di Ats Sardegna, determinati anche dalla necessità di disporre di luoghi di lavoro aggiuntivi al fine di ridurre forme aggregative per il contenimento del contagio da Sars-Cov-2 e gestione della emergenza epidemiologica”. I locali in questione si trovano all’interno dell’ex manicomio Villa Clara, oggi Cittadella della Salute, nel padiglione E, dove si trovano anche il Dipartimento di Salute Mentale e il CSM».
«In questi locali (separati dagli altri servizi) – continua la presidente – si svolge l’attività istituzionale regionale dell’Asarp: i laboratori culturali, i gruppi di incontro, la formazione, la biblioteca, l’attività della radio web, gli incontri e le assemblee, la consulenza (giuridica, amministrativa e previdenziale), il sostegno individuale ai familiari e alle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale, e più in generale a tutte le persone in difficoltà che chiedono consulenza sostegno e aiuto. Oltre, ovviamente, a tutta l’attività amministrativa e progettuale e la gestione dei contatti e rapporti istituzionali e non. L’Asarp svolge quotidianamente, come si può comprendere, attività di sussidiarietà complessa e importante, che porta avanti da trentacinque anni».
A questo punto la presidente dell’Asarp, pur comprendendo le ragioni dell’ATS Sardegna, si domanda se quelle stesse esigenze «possono essere soddisfate in altri spazi senza costringere una Organizzazione del terzo settore, importante come la nostra, a chiudere i battenti essendo impossibile trovare una alternativa adeguata alla sua funzione in tempi brevi. Abbiamo chiesto all’Ats Sardegna un incontro urgente al fine di trovare una soluzione».
«Speriamo vivamente che l’allontanamento da quegli spazi (come qualche familiare sospetta) non sia determinato dal non gradimento, da parte di qualcuno o qualcuna, di qualche nostra doverosa azione di tutela», conclude Gisella Trincas.