Perplessità e dubbi sui dati dell’epidemia
Posto che il termine “negazionismo” appartiene al filone dell’intellettualismo revisionista pseudostorico, il cui presupposto fattuale è la riscrittura di alcuni accadimenti assunti come falsità della narrazione storicistica, ovvero la negazione di gravi fatti come la shoah, le foibe, diversi risvolti della lotta partigiana, lo sterminio degli armeni. Pertanto usare il termine per identificare chi nega l’esistenza del Covid licenziandola quale invenzione dei poteri globalisti, è improprio, anche se per estensione terminologica può calzare e denotare anche questo fenomeno.
Ma non può invece essere incluso in questa accezione chi pur non negando l’esistenza del virus e riconoscendone la gravità della prima fase, avanza ragionevoli dubbi sull’attuale informazione mediatica del fenomeno che viene descritto molto più grave e letale di quanto in realtà non sia. E non sarebbe difficile da capire se le curve di crescita epidemiogica e del tasso di letalità, venissero analizzate con maggiore onestà intellettuale e meno enfasi terroristica dei media. Infatti odiernanente, rispetto al contesto del primo lockdown, si effettua un numero molto più alto di tamponi con la modalità dello screening di massa. Pertanto è ovvio che verranno rilevati molti più casi. Tuttavia la percentuale di infetti per numero di tamponi è molto più bassa di quella del marzo scorso. In realtà l’aumento degli infetti è dato dagli asintomatici positivi che per inciso non sono malati. Il tasso di letalità oggi si attesta allo 0,4% mentre a marzo aprile era prossimo al 17%. Ma non basta. È ormai acclarato che il test sierologico può essere fallace e generare molti falsi positivi.
In generale, un test sierologico determina la presenza di anticorpi più o meno specifici, che fungono da indicatore per confermare la presenza di un’infezione in atto, o di un pregresso contatto. Sono cinque le classi anticorpali prodotte dal sistema immunitario (IgM – IgG – IgA – IgD – IgE). Poiché Sars-Cov-2 appartiene alla numerosa famiglia dei Beta-Coronavirus umani, ed è geneticamente correlato a molti virus del gruppo Alfa-Coronavirus che tutti gli anni sostengono diffusamente infezioni respiratorie (anche lievi) nella popolazione mondiale, è possibile che l’esecuzione dei test sierologici rilevi anticorpi generati in passato dal contatto con altri virus della stessa famiglia, causando dei falsi positivi. Ciò non avviene invece per i campioni molecolari prelevati con il tampone, che ad oggi resta il test diagnostico con la maggiore specificità in quanto si va ad analizzare la presenza dell’RNA del virus covid nel muco orofaringeo. Orbene tenendo conto di tutte queste variabili, è ragionevole avanzare dubbi sull’operato dei media e del governo, senza per questo essere tacciati di negazionismo da chi segue pedissequamente l’ortodossia istituzionale in maniera acritica e avalutativa.
Enrico Fenu